<p><em>Riflessioni ispirate alla pagina del Vangelo di domenica 16 gennaio</em></p>



<p>di Mons. Giuseppe Fiorillo</p>



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<p>Carissime/i,<br />oggi, nel cammino spirituale della seconda domenica del Tempo Ordinario, ci accompagna il vangelo di Giovanni (Gv 2,1-11).<br />Giovanni scrive (o meglio detta, perché non ci vede più) il suo Evangelo alla fine del primo secolo e, precisamente, nel 98 d.C.<br />Questo Evangelo, nella sua narrazione, presenta due livelli: storico e teologico.<br />Difatti in questa pagina abbiamo il racconto della festa di un matrimonio a Cana di Galilea con dei risvolti teologici ben evidenziati.</p>



<p>&#8220;In quel tempo vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c&#8217;era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: non hanno vino.&#8221;</p>



<p>Tutti hanno un ruolo in questa narrazione: Gesù, Maria, il maestro di tavola, i servi, il vino, le sei anfore vuote, ma degli sposi, i festeggiati, nessun cenno, tranne un amabile rimprovero, da parte del maestro di tavola, allo sposo all&#8217;arrivo del vino buono: Tu hai tenuto da parte il vino buono finora.<br />In questa storia qual è dunque il segno da leggere? Eccolo! </p>



<p>Giovanni, ricordiamoci, non parla di miracoli ma di segni: i miracoli si vedono, i segni si devono cercare nell&#8217;evento.<br />I segni nel vangelo di Giovanni sono sette. E questo, compiuto a Cana, è il primo dei sette. Apparentemente meno importante degli altri segni, ma, a ben riflettere, è il più significativo, perché Gesù, col suo operare, porta gioia, simboleggiata dal vino buono.<br />Lo sposo è Gesù e Maria, implorante, è il Resto d&#8217;Israele, quella porzione di popolo, animata da spirito profetico, che vede nella religione ufficiale del Tempio di Gerusalemme, con i suoi 613 precetti, la mortificazione dell&#8217;attesa messianica.</p>



<p>&#8220;Non hanno vino&#8221;. Scribi, Farisei, Sommi sacerdoti si preoccupano dei riti, delle carriere, dei compromessi con i Romani, del tesoro del Tempio, ma non dell&#8217;uomo &#8220;fatto ad immagine e somiglianza di Dio&#8221;.</p>



<p>&#8220;Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenente ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: riempite d&#8217;acqua le anfore; e le riempirono fino all&#8217;orlo.&#8221;</p>



<figure class="wp-block-image size-large"><img src="http://vivipress.local/wp-content/uploads/2022/01/nozze-di-cana.-piedimonte-matese.jpg?w=800" alt="" class="wp-image-761" /></figure>



<p>Le sei anfore di pietra, segno di rigidità e di riti sterili, sono vuote, come vuoti sono i cuori dei maestri d&#8217;Israele&#8230; ma è giunto lo Sposo, col volto amabile, che ordina di riempirle d&#8217;acqua, perché quella acqua sarà il vino &#8220;bello&#8221; che letifica il cuore degli uomini.<br />Gesù con questo segno porta la buona notizia ed è questa: una religione nuova che lega cielo (Dio) e terra (uomini) con una gioia ed un amore senza fine.</p>



<p>Anche a noi, oggi, manca spesso il vino soprattutto quando:</p>



<ul class="wp-block-list"><li>non riusciamo a vedere, dentro le stanze buie della disperazione, feritoie di luce che danno senso alla vita;</li><li>copriamo il Vangelo della gioia con un velo di tristezza… e la gente fugge, perché non trova un significato vero alla propria esistenza;</li><li>presentiamo, alle volte, una religione dai riti freddi, dai musi lunghi, pieni di ansia e di inquietudine ,anziché la religione della gioia, della danza, della gratuità di Dio e dell&#8217;abbondanza del vino che riempie i nostri bicchieri vuoti.</li></ul>



<p>Buona domenica nella gioia del Signore.<br />Don Giuseppe Fiorillo</p>

Don Fiorillo, Gesù col suo operare porta gioia e ci invita a stare lontano da rigidità e riti sterili

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