Elisa si stacca dal piattume e vince facile, ma… Fiorello? Quando arriva Fiorello?
Forse era inevitabile. Dopo la parenza scintillante della prima serata, ripetersi era difficile, impossibile.
Forse è giusto così. Se Sanremo è la rappresentazione nazionalpopolare di ciò che siamo, era opportuno un ritorno alla normalità, a ricordarci che vivere non è ogni giorno una passeggiata spensierata, tra fuochi d’artificio e cotillons. E che non si può andare sempre di corsa; bisogna rallentare frenare.
E la frenata c’è stata. La seconda serata della kermesse sanremese ha regalato lentezze, farraginosità, un ritorno alla normalità che forse – forse – può risultare rassicurante.
Si parte e subito ricordando i fasti della serata precedente, si attende il botto che scuote. Manca Fiorello e tutti a chiedersi quando arriva Fiorello.
Amadeus è il solito padrone di casa: accogliente, gentile ma dal passo lento. È un bravo maggiordomo e come tale sa essere una valida spalla: risponde a tono agli stimoli che riceve, ma se questi non arrivano… manca Fiorello: quando arriva Fiorello?
Non c’è ritmo, non c’è sobbalzo. Tutto fila piatto, manca la scossa, manca Fiorello… e allora, ecco a chiedersi quando arriva Fiorello.
L’insieme è un ritorno alla normalità, tutto è compassato, liscio, piatto, orizzontale. Manca l’impennata, manca lo scatto. Manca Fiorello: quando arriva Fiorello?
E la gara?
Piatta. Piatta anche la gara.

In questo piattume si erge a protagonista assoluta Elisa, si staglia una spanna, anche di più, sopra tutti: ha stile, voce, presenza scenica, anche mestiere (com’è giusto che sia) presentando una canzone che a Sanremo calza come una comoda pantofola. È all’altezza Emma, con quella sua voce grintosa e intensa. Non delude Fabrizio Moro, poetico. E poi?

Vuoto. Nulla. Forse capiterà che ci porteremo fino all’estate il brano della Rettore: adesso appare fuori stagione, ma questa stagione passerà presto ed allora si potrà trovare ristoro mettendo questo Ditonellapiaga…
Qualità livellata verso il basso in questa seconda serata. Forse perché alla lunga trovare 25 artisti e relative canzoni tutti all’altezza non è facile?

A smentire questo dubbio, il fuori programma dedicato alla prossime Olimpiadi Invernali in Italia con la scelta popolare dell’inno intonato da due interpreti. Già le guardi scendere e rifletti: allora classe e stile se ne trova ancora? Malika Ayane è splendida, classe immensa, mostra autorevolezza in ogni gesto al punto da far fare un figurone anche ad Arisa. Quando poi entrambe cantano, ti rendi conto che con cantanti di questo livello qualunque canzone diventa piacevole.

Scusate, se vado controcorrente, ma…
I miei limiti culturali vengono fuori puntualmente quando si tratta di seguire le performances di Checco Zalone. La sua presenza all’Ariston ha ridato fiato agli intenditori, agli intellettuali tristi che con Zalone finalmente ridono. E trovano modo di pontificare, di dare slancio alla loro lettura colta del significato profondo che si nasconde dietro questo straordinario comico. Io però non riesco a ridere. Forse, più tardi, dopo aver digerito il messaggio intrinseco delle sue performances, riuscirò a riflettere sull’ironia che si nasconde sotto il velo del suo sarcasmo ed un sorriso spunterà. Capisco perché piace a chi se ne intende: tratta tematiche forti, fa lo scorretto strizzando l’occhio al politically correct. È, insomma, scorrettamente corretto ed ha accontentato quanti finalmente hanno sospirato soddisfatti nel vederlo sul palcoscenico dell’Ariston. A me, invece, manca Fiorello. Quando arriva Fiorello?

Intanto, tutto continua ad essere lento, non c’è ritmo… mi cala la palpebra. E non arriva Fiorello!
Poi, finalmente, il sussulto, la scossa.
Compare la classifica della sala stampa: chi se ne capisce ha scelto e decretato.
Che Elisa trionfasse nella serata del piattume era scontato, meno che piacesse Elisa nell’insieme delle proposte. Eppure la classifica generale dà queste prime sentenze: in testa Elisa – ci sta, anche se preferisco Mahmood e Blanco – ma appare sopravvalutata la Rappresentante di lista così come pure D’Amico; Morandi rimane l’eterno ragazzo che piace a tutti e in ogni tempo.
È questo Sanremo. Perché Sanremo è Sanremo. Ma… quando arriva Fiorello?