In occasione della Giornata Internazionale riproponiamo un’intervista pubblicata dieci anni fa per “La Storia della Radio”
Ricorre oggi il World Radio Day.
Celebrato per la prima volta nel 2012, a seguito della Conferenza Generale dell’UNESCO che ne aveva riconosciuto l’importanza, l’anno successivo è stato istituito dalle Nazioni Unite come Giornata Mondiale. Si celebra il 13 febbraio perché è il giorno in cui, nel 1946, è stata fondata la Radio delle Nazioni Unite.
La Giornata è molto importante perché riconosce la radio come fondamentale mezzo di comunicazione, sostiene la collaborazione internazionale tra le stazioni emittenti e incoraggia la creazione di reti e comunità per promuovere l’accesso all’informazione, la libertà di espressione e l’uguaglianza di genere sulle onde radio; inoltre evidenzia il contributo della radio al dibattito democratico attraverso l’informazione, l’intrattenimento e l’interazione con gli ascoltatori.
Il tema dell’edizione 2022 della Giornata Mondiale della Radio è “Radio e fiducia”, così come annunciato dall’UNESCO sottolineando che la radio continua a essere uno dei media più affidabili e accessibili al mondo.
Abbiamo pensato di celebrare a modo nostro questa Giornata, riproponendo una intervista realizzata da Massimo Emanuelli una decina d’anni fa per una pubblicazione su “La Storia della Radio”. Si tratta di uno stralcio dell’ampio servizio dedicato in quell’occasione che focalizza l’attenzione, attraverso il racconto di un’esperienza personale, sulla nascite delle radio libere a Vibo Valentia.
Per quanto ancora oggi l’avventura radiofonica stia continuando, con la realizzazione quotidiana di Local News, il notiziario di Radio Class, l’emittente radiofonica guidata da Marco Renzi, al quale si aggiunge l’approfondimento domenicale di Quarto Potere

Maurizio Bonanno è giornalista professionista dal 1997, ma già dal 1988, come pubblicista è iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Calabria.
Quale è il suo primo ricordo televisivo?
Con la televisione, da telespettatore, ho sempre avuto, ed ancora oggi ho, un rapporto più distaccato: non mi sono mai lasciato attirare fino in fondo. Il ricordo che per primo mi viene in mente, forse è il più banale, ma racchiude in sé il senso di questo mio strano rapporto da telespettatore. Estate 1970, mondiali di calcio: ormai è notte, io e mio padre soli nel salone davanti al televisore a vedere la mitica Italia-Germania. Una noia mortale, da trattenere a stento il sonno; poi, di colpo, scocca la scintilla ed in pochi minuti, la noia ed il sonno lasciano il posto alle emozioni: non più stravaccati sulla poltrona, ma schizzati in piedi saltando, gridando, imprecando, urlando, soffrendo, gioendo. Non più spettatore passivo, ma quasi interattivo nel vivere emozioni indescrivibili come se potessimo noi da casa dare forza e carica agonistica agli azzurri. Forse la televisione è proprio questo!
E il primo ricordo radiofonico?
Beh, con la radio è tutta un’altra storia. La radio è musica, è compagnia, è stare insieme cantando, ballando e… altro ancora! Il fascino della radio è intatto, come un tempo: ascolti ed immagini, crei un tuo mondo attraverso il suono, le voci. La radio è creatività ed emozioni. Il ricordo più bello ed ancora intatto nella mia mente è legato a Radio Montecarlo e ad una canzone in particolare: Bohemian Rhapsody. Lì l’ho ascoltata per la prima volta, l’ho scoperta ed amata e poi ho amato la musica dei Queen e Freddie Mercury. E una voce in particolare, quella di Federico l’Olandese Volante, straordinario disc-jockey: adrenalina pura. Un mito, un modello, da quel periodo di Radio Montecarlo fino ai tempi recenti di RTL. e quanta emozione quando l’ho conosciuto e, sia pure saltuariamente, frequentato (in estate, in Calabria) da collega, avendo lavorato anch’io nella stessa radio, Rtl 102,5. Esperienza eccezionale!
Quando nel 1976 irrompono la radio libere (nate in Italia dopo la liberalizzazione dell’etere sancita dalla Corte costituzionale, appunto nel 1976), sono ancora uno studente liceale che “da grande” immagina di fare tutto tranne il giornalista (addirittura, il medico!), ma sono già a quel tempo un irrequieto e forse pure un ribelle. Oltre a fare lo studente liceale, mi dedico allo studio della musica (suono pianoforte e tastiere, faccio concerti di musica classica e con un gruppo di amici giro per le feste di piazza a fare musica pop e rock), mi diletto pure a fare teatro. Insomma, appena a Vibo Valentia si apre la prima radio, è quasi inevitabile che io sia lì a trasmettere. Quando aprirono le radio libere, Radio Calabria a Vibo Valentia (come Radio Brutium a Cosenza) fu talmente la prima da potersi scegliere il nome e la frequenza più comoda, 102 Mhz: era perfetta, perché le vecchie radio avevano la possibilità di spostare i canali in maniera grossolana e c’era Radio1 sul 96, Radio2 sul 98, Radio3 sui 100 e noi sui 102. Ci ascoltavano da Salerno a Messina: le telefonate erano a ritmo continuo ed il programma delle “dediche” era come un incubo, un piacevole incubo, per tutte le chiamate che si ricevevano. I primi a partire con Radio Calabria furono i fratelli Grillo (Maurizio, Claudio e Ugo), tra i dj di punta Valentino Preta; subito dopo, visto il successo di questa “nuova idea”, si organizzò una società vera e propria con un gruppo di imprenditori. Personalmente ne ricordo due in particolare, perché ero il loro beniamino e mi coccolavano e mi spronavano: Andrea D’Amato e Filippo Stirparo. Con quest’ultimo sono rimasto legato avendolo poi seguito in altre avventure radiofoniche: Radio Vibo International, Radio Antenna Sud, che poi si trasformò in CBC, Calabrian Broadcasting Corporation, quando nel periodo 1980-1982, proprio da lui ottenemmo la possibilità di autogestirci concependo un modo diverso di fare radio.

L’esperienza della CBC rimane ancora oggi un momento magico. Avevamo creato un gruppo affiatato, che si muoveva all’unisono proponendo ai radioascoltatori un modo diverso di fare radio ed un modo diverso di selezionare la musica accettando il rischio di addentrarci in proposte innovative ed abbandonando la parte più pop e melodica a vantaggio delle nuove tendenze funky, soul ed ancora più innovative. Al di là dell’aspetto strettamente musicale, posso dire che la CBC fu per molti di noi un’esperienza umana straordinaria avendo creato un gruppo affiatata (che aveva in Ciro Congestrì il mentore), ma fu anche un modello, un punto di riferimento di proposta radiofonica sia in termini di conduzione che di palinsesto.

Come è arrivato al mondo delle tv locali?
“Avendo iniziato con le radio, prima da dj, poi alla programmazione e quindi in redazione, il passaggio alle tv locali è stato quasi naturale. A Vibo Valentia, ormai ero diventato un piccolo divo radiofonico e quando un amico mi parlò del tentativo di fare una televisione, mi sono lasciato coinvolgere in un attimo. Sarà che le novità mi attirano, che le esperienze nuove mi incuriosiscono. Sarà che il linguaggio ed i modi di comunicare mi affascinano… Sin da bambino, poi, avevo calcato i palcoscenici locali cantando, presentando, suonando, conducendo serate, recitando. Davanti alla telecamera non ho mai avuto soggezione. E così è andata… ed ancora oggi sono qui, in televisione… Esordii nel 1977 a GLP Tele Sud Italia, che fu il primo esperimento di televisione a Vibo Valentia. Nacque sul finire del 1977 mettendo insieme un tecnico del settore, Mimmo Grillo, un imprenditore dallo sguardo lungimirante, Santo Lico, ed un musicista bravo anche come organizzatore, come manager, Pino Puzzello (ecco spiegato l’acronimo GLP). L’esperienza durò poco più di un anno, ma aprì le porte alla televisione nel Vibonese. Come tutte le iniziative pionieristiche, si consumò presto facendo solo da battistrada. Io ero (e sono ancora) molto amico di Pino Puzzello, con il quale condividevamo l’interesse per la musica e le serate nelle feste di piazza. Mi coinvolse ed io mi lasciai coinvolgere molto volentieri. Dopo le belle esperienze radiofoniche, che comunque non lasciai per lungo tempo ancora, mi si aprì un nuovo mondo al quale sono ancora legato”.
Dopo avere lavorato a Radio Calabria e a Radio Vibo International, Maurizio, dopo l’esperienza televisiva, è di nuovo Radio Calabria dove diventa un “piccolo divo” quale disc-jockey a tutto tondo facendo serate anche nelle discoteche della zona (ovviamente, il massimo era in estate…!).

Torno, però, in radio, dove nel 1980 con un gruppo di amici fidati proviamo a realizzare una radio con un nuovo modo di condurre e di selezionare la musica. E proprio alla CBC, Calabrian Broadcasting Corporation, lentamente mi allontano dal microfono per passare alla realizzazione dei programmi e quindi al lavoro redazionale.
Dopo un periodo di pausa per gli studi universitari, Maurizio lavora per la carta stampata, quindi è a TeleSpazio Calabria (emittente regionale titolare di due reti televisive), per la quale ha condotto i Tg (a quel tempo, l’Auditel segnalava i Tg di TeleSpazio come i più seguiti in Calabria) ed altre trasmissioni di approfondimento giornalistico, e dove ha svolto il praticantato. Ha anche condotto per tre anni consecutivi la maratona televisiva per la stessa emittente in occasione del Telethon. Un costante rapporto di collaborazione per servizi di cronaca, politica, sport. A metà degli anni ‘90 collabora con Crt Network.
Il ritorno è in tv con l’emittente vibonese Rete Kalabria: “un’idea apparentemente folle ma straordinariamente portata avanti da un pionieristico Franco Jannuzzi, con alla guida della redazione un giornalista navigato e dalla penna pungente come Antonio Preta“, ricorda ancora.
Qui il vecchio dj si è già trasformato in giornalista ed inizia la carriera vera e propria. Di Rete Kalabria Maurizio è stato anche direttore responsabile nel 2004: “Praticamente, non lascerò più la tv, ma inizierò il mio lavoro di giornalista altrettanto irrequieto non trascurando alcun mezzo di informazione. Soprattutto, non abbandonerò la radio”. Infatti, per 11 anni (dal 1995 al 2006) corrispondente per la Calabria di RTL 102.5, ma anche altre radio a carattere regionale.
Intanto, realizza nuove esperienze professionali. È stato redattore (1998-2002) del quotidiano regionale “Il Domani della Calabria”, con l’incarico prima di caposervizi della redazione di Vibo Valentia, passando poi a guidare la redazione centrale; ed è stato componente del Comitato di Redazione. Di nuovo corrispondente per lo stesso quotidiano nel periodo 2008-2010. Dalla sua istituzione e fino al dicembre ‘97 è stato capo ufficio stampa della Provincia di Vibo Valentia. E tante altre esperienze professionali.
Cosa avevano le radio e le tv locali del passato che manca alle radio e alle tv di oggi? E cosa hanno radio e tv di oggi che mancava alle emittenti pionieristiche?
Innanzitutto, il clima che si respirava: un entusiasmo contagioso, una voglia di vivere intensamente quei momenti, forse anche la presunzione di diventare protagonisti di un mondo che cambiava davanti ai nostri occhi e questa volta ne eravamo dentro, protagonisti attivi. Si viveva tutto intensamente. E si viveva tutto lì dentro. Ad esempio, per me, che ero ancora un liceale carico di speranze e convinto di cambiare questo mondo, una trasmissione alla radio era qualcosa di più che mettere musica e commentarla. Era un modo per lanciare messaggi al mondo intero, sentirsi protagonista di emozioni che altri vivevano attraverso quel tuo programma. E si parlava, si discuteva, ci si confrontava, anche duramente, ma erano discussioni intense. A me capitava spesso che l’indomani in classe la professoressa di Lettere interveniva citando quello che io avevo fatto o detto in radio, perché lei, che la mattina in classe era la mia prof, il pomeriggio a casa era una mia ascoltatrice. Ecco, queste sono cose che potevano accadere solo allora, oggi non più. Sono fatti che noi, noi di quella generazione, abbiamo potuto compiere. E vivere in prima persona: un’esperienza unica e straordinaria; ingenua anche, illusoria certamente, considerato come vanno le cose oggi, però… è stato bello e ne è valsa la pena. Sono sensazioni che mi porto ancora e che mi danno la carica a proseguire in questo lavoro ancora oggi, malgrado tutto e malgrado non abbia più vent’anni. Io credo nella funzione dei mezzi di comunicazione. Credo nell’importanza di poter comunicare e veicolare le idee. Credo ancora nella forza di chi si indigna, di chi denuncia e di chi si prodiga per migliorare le cose. Penso che quella stagione pionieristica sia irripetibile per la forza dell’entusiasmo e delle speranze ed abbia aperto la strada all’oggi, dove, proprio per la straordinaria pluralità di voci, serve nell’informazione una professionalità ed una preparazione superiori. Il nostro ruolo è particolarmente delicato e si complica perché si evolve ogni giorno. I nuovi mezzi di comunicazione, che l’evoluzione continua della tecnologia offre, rappresentano una sfida: affascinante e complessa. Non so se saremo capaci di vincerla, so di certo che per sopravvivere dovremo saperla cavalcare, perché se saremo disarcionati non avremo più il tempo di recuperare.