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Don Fiorillo, è un errore preferire l’apparire alla limpidezza e trasparenza del nostro essere

vangelo 27 febbraio 1

Riflessioni sulla pagina del Vangelo di domenica 27 febbraio

di Mons. Giuseppe Fiorillo

Carissime/i
con questa pagina del vangelo di Luca (Lc 6,39-45) siamo nel cuore del discorso della Pianura. L’Evangelista, a commento delle Beatitudini e dei Guai, riporta dei detti che, prima della stesura dei Vangeli, circolavano fra i primi cristiani mettendo in luce valori e limiti nelle relazioni comunitarie.

Sappiamo che i Vangeli non nascono a tavolino, come altre opere, ma prendono forma nelle narrazioni orali dei testimoni oculari, nelle celebrazioni liturgiche e familiari e nel vivere quotidiano.
Luca, poi, prima di accingersi a scrivere qualcosa – è lui stesso che lo afferma nel prologo del suo Vangelo! – ha deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi e scriverne un resoconto ordinato.
Luca, dunque, nel riportare i detti ( oi logoi) ci narra di alcuni fratelli che, pur non avendone un alto spessore morale e spirituale, si atteggiano a guide con la conseguenza di portare se stessi e altri nel baratro.
O, ancora, ci narra di altri fratelli, che fissano lo sguardo malevolo su pagliuzze, piccole storie storte nelle esistenze di altri fratelli, mettendo in risalto, godendone, le fragilità altrui.
Verso queste persone, che vedono le ombre e non la luce nei compagni di viaggio, il giudizio di Gesù, riportato da Luca, è duro: guarda la trave che è nel tuo occhio e prenditi cura a levarla se vuoi avere luce e misericordia.
Oggi come ieri questo Evangelo ci interpella seriamente:

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