Aveva 79 anni. Tra i fondatori di Forza Italia, si vantava di avere in tasca la tessera numero 2
Deve essere proprio così. In questo mondo che sta andando a rotoli, i migliori preferiscono andarsene, andarsene prima del potenziale sfacelo.
È accaduto così per Antonio Martino.
L’ex ministro è morto questa notte a 79 anni a Roma. Economista liberale, era stato tra i fondatori di Forza Italia e più volte ministro. Era nato a Messina nel 1942, politicamente era nato nel Partito Liberale, di cui suo padre Gaetano, presidente del Parlamento europeo negli anni ’60, era stato uno dei protagonisti principali. A proposito della sua famiglia, in una delle tante interviste rilasciate nel corso della sua carriera, aveva dichiarato: “Sono decenni che siamo accusati di slittare a destra. Mio nonno era repubblicano, mio padre liberale, io sono liberista, mia figlia anarco-capitalista”

Fino all’ultimo, pur su posizioni via via sempre più scettiche, non ha mancato di ricordare di avere la tessera numero due di Forza Italia in tasca. Del partito di Berlusconi, Antonio Martino era stato fondatore e a lungo custode di una linea politica liberale. La stessa che – allievo di Milton Friedman e amico di Margaret Thatcher – aveva portato avanti strenuamente, in opposizione a uno statalismo bocciato anche per ragioni etiche e filosofiche: “Ogni società fondata sullo statalismo, sia esso marxista, fascista, democratico, è destinata a rovinare – ha scritto nel suo libro ‘Semplicemente liberale’ – per il fatto che è in sé dispotica, in quanto assegna ad una oligarchia il potere di imporre regole di vita, sul presupposto che gli individui siano incapaci di badare a sé stessi“.
Posizione che ha accompagnato la sua avventura accademica – è stato docente alla Sapienza e alla Luiss, nel maggio dello scorso anno era diventato presidente onorario dell’Istituto Milton Friedman – e la sua carriera nelle istituzioni: deputato per sei legislature e ministro tre volte: prima agli Esteri, nel primo governo del Cavaliere, poi alla Difesa dal 2001 al 2006. Schivo e riservato, ma non privo di vis polemica, Martino lascia un vuoto in colmabile nei liberali italiani che lo hanno sempre considerato un punto ri riferimento.
Significativo, in questo senso quanto scrive Stefano Maria Cuomo, Presidente di LibMod – Liberali Moderati per l’Italia, che ricorda: “L’ultima volta e l’ultimo viaggio fatto insieme, soli…”.

“Il suo passaggio all’Oriente Eterno non pregiudicherà i suoi insegnamenti – aggiunge Cuomo – Guida inascoltata per molti rappresentanti della nostra comunità, atlantista convinto, meno europeista, economista riconosciuto, maestro di vita, i Liberali continueranno a percorrere la strada che aveva tracciato”.
Sentimenti condivisi dai LibMod calabresi che aggiungono: “Volentieri lo avremmo visto nel ruolo di Presidente della Repubblica”.