Qui è nato il mito che spiega l’alternarsi delle stagioni. Solenni cerimonie si svolgevano nei prati che circondavano la città
Che la Primavera festeggi il suo compleanno il 21 marzo è una certezza scientifica, ma… dove sia nata la Primavera non tutti lo sanno.
La Primavera è nata in Magna Grecia, ad Hipponion.
Come sappiamo, i Greci spiegavano attraverso il mito ciò che solo millenni dopo la scienza avrebbe svelato. Il mito assolveva al compito di fondare l’attualità, spiegare quegli aspetti del reale (nel nostro caso, l’alternarsi delle stagioni) che erano dovuti ad azioni avvenute nel tempo mitico (il rapimento di Persefone, ad esempio) e sui quali non è più possibile intervenire (la conseguenza dell’alternarsi delle stagioni, appunto).
A riprendere questi miti e queste leggende ricordando il ruolo da protagonista assunto nei tempi da Hipponion è stato recentemente Maurizio Bonanno in un libro edito da Il Cristallo “La Laminetta di Hipponion e la definitiva rivelazione dei rituali orfici” con la prefazione del prof. Giacinto Namia.
Si racconta che Persefone venne rapita dallo zio Ade, dio dell’oltretomba, che la portò negli inferi per sposarla ancora fanciulla contro la sua volontà. La madre Demetra, dea della fertilità e dell’agricoltura, che prima di questo episodio procurava agli uomini interi anni di bel tempo e di raccolti, reagì disperata al rapimento, impedendo la crescita delle messi, scatenando un inverno duro che sembrava non avere mai fine. Con l’intervento di Zeus si arrivò a un accordo, per cui Persefone avrebbe trascorso sei mesi con il marito negli inferi e sei mesi con la madre sulla terra. Demetra allora accoglieva con gioia il periodico ritorno di Persefone sulla Terra, facendo rifiorire la natura in primavera e in estate. La rappresentazione del suo ritorno in terra era locata presso i prati di Vibo Valentia (l’allora città magno-greca di Hipponion), celebre per i fiori dai colori sgargianti e per la loro bellezza, e ciò è testimoniato anche dalle numerosissime statuette greche ritrovate nel territorio Vibonese.
Il mito di Persefone è raccontato da Strabone – Libro VI, 256 – il quale riferisce che Persefone si era recata sulla collina hipponiate, che a quel tempo era quanto di più paradisiaco si potesse immaginare: lussureggiante di verde e punteggiata di profumati fiori delle più svariate specie. Qui, un giorno mentre in compagnia delle Sirene, stava cogliendo narcisi sopraggiunse il tenebroso Ade, dio dell’oltretomba, che la trascinò di forza sul suo carro e, spingendo al galoppo i suoi neri cavalli, scomparve negli abissi della terra.

Da questo momento, la disperazione della madre fu tale che l’inverno sopraggiunse: né messi né ricchezze ai campi Demetra avrebbe più donato agli uomini se prima non avesse riavuto sua figlia. Il compromesso fu raggiunto acconsentendo di poterla avere con sé almeno per una parte dell’anno. Il dio dell’Olimpo acconsentì, così Demetra ritornò finalmente fra gli dei e la natura si risvegliò.
Da quel giorno, ogni volta che Persefone torna nel mondo, i prati si coprono di fiori, i frutti cominciano a maturare sugli alberi e il grano germoglia nei campi.

È la stagione della Primavera, che, dunque, ad Hipponion ha la sua genesi.
Racconta Giulio Palange nel suo La regina dai tre seni. Guida alla Calabria magica e leggendaria: “Persefone diventò, allora, il simbolo della vita che ciclicamente muore e risorge, secondo l’imperscrutabile e provvidenziale disegno della natura”.
Da qui l’importanza e la diffusione che il culto di lei ebbe in tutta la Magna Grecia, ove la maggiore ricchezza veniva proprio dalle coltivazioni. E ad Hipponion, l’antenata di Vibo Valentia, tale culto ebbe il sopravvento su tutti gli altri e si espresse anche con riti particolarmente suggestivi: «Le donne ipponiate al principio della primavera spiccavano i fiori novelli e s’inghirlandavano per imitare la dea, come se la figuravano, all’atto del rapimento…».
Ricorda lo studioso vibonese Vincenzo Nusdeo che: “Duride di Samo, assai stimato per l’esattezza delle sue affermazioni storiche, riferiva che Gelone di Siracusa aveva ivi coltivato ed ornato un giardino incantato, che aveva chiamato “Corno di Amaltea”.
Questo spiega perché, proprio nel luogo che gli stessi Elleni Ipponiesi ritenevano fosse “il più bel sito del mondo”, abbiano sostenuto che – “proprio sui declivi che dal colle scendono verso il mare, irrigui di fresche acque correnti, rivestiti di zone boschive, di prati olezzanti e di infinite varietà di fiori” – Persefone fosse stata rapita. E nel punto preciso, fu eretto in suo onore uno dei più bei templi dell’antichità, che poteva vantare trecento colonne di granito verde di Numidia, e diciotto pilastri di porfido sui quali si levava l’altare d’argento e d’alabastro con la statua della dea.

Proprio Strabone (sempre nel già citato Libro VI, 256) racconta l’affascinante rito che si svolgeva ad Hipponion per celebrare l’inizio della primavera.
“Le donne ipponiesi all’inizio della primavera, vestite a festa, solevano recarsi al tempio, dopo essersi adornato il capo di fiori novelli, da esse stesse raccolti nei prati, poiché era fatto divieto di ornarsi di fiori comprati, per imitare la Dea, come esse la immaginavano nel momento in cui era stata rapita da Hades. Nelle notti luminose di aprile, quando il cielo si accende di infinite stelle, con le fiaccole accese, i fedeli scendevano lungo i declivi erbosi di Ipponio, invocando ed elevando inni alla Dea”.
Vibo Valentia, città erede dell’antica e gloriosa Hipponion, potendo dunque vantarsi di una simile primogenitura, dovrebbe celebrare l’evento per come merita e per farlo basta poco, non c’è nulla da inventarsi: è sufficiente ripristinare ciò che un tempo già si faceva, le Antesforia.

Le modalità della festa sono già codificate, come ricordano ben due studiosi.
Giulio Giannelli riassume con maggiori particolari le manifestazioni religiose che si svolgevano in primavera ad Hipponion in “Culti e miti della Magna Grecia”, voce per il volume XXVI (pag. 801) della Enciclopedia Treccani “In Sicilia ed in Ipponio nella Magna Grecia, come anche in parecchi altri centri del Peloponneso, si celebravano in primavera, in onore di Kore, le feste dette Antesforia, nelle quali si ricordava Persefone come la lieta e fiorente fanciulla che si dilettava di raccogliere i più bei fiori e farne corone”.
Le solenni cerimonie, cui partecipavano anche gli orfici, che in Persefone riconoscevano la dea più venerata e che derivavano in fondo dall’antica ritualità dionisiaca, si svolgevano nei prati che circondavano la città di Hipponion e consistevano in rappresentazioni mimetiche, durante le quali risultavano maggiormente sviluppati due elementi: la figurazione del ratto di Persefone e la raccolta e l’offerta dei fiori alla Dea, dopo averli intrecciati e fatene corone.
Ricorda, infatti, Vincenzo Nusdeo: “Le prescrizioni e le modalità seguite erano particolarmente curate e dettagliate, tanto da fare intendere come si desse, a quei momenti rituali, valore e significato culturale, e quanto il mito – orgiastico e primitivo degli antichi riti dionisiaci, durante i quali i partecipanti addentavano e divoravano le carni sanguinolente degli animali offerti al Dio, al fine di identificarsi con esso (omofagia) – si fosse modificato ed evoluto nel tempo fino a divenire culto e fede”.
Festeggiamo, dunque, com’è giusto che sia a Vibo Valentia la nascita della Primavera. Ritornino le Antesforie di Hipponion per ricordare che qui – proprio qui, nell’antica Hipponion oggi Vibo Valentia, – è nata la Primavera.