
<p><em>A Tropea una tappa della IX edizione di &#8220;Una vita da social” la Campagna educativa itinerante della Polizia Postale su social network e cyberbullismo</em></p>



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<p>Ha fatto tappa anche a Tropea, la più importante e imponente campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni nell&#8217;ambito delle iniziative di sensibilizzazione e prevenzione dei rischi e pericoli della Rete per i minori, in collaborazione con il Ministero dell&#8217;Istruzione nell&#8217;ambito del progetto Generazioni Connesse.</p>



<p>Un progetto al passo con i tempi delle nuove generazioni, che nel corso delle precedenti edizioni ha raccolto un grande consenso: gli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni hanno incontrato oltre 2 milioni e mezzo di studenti sia nelle piazze che nelle scuole, 220.000 genitori, 125.000 insegnanti per un totale di 18.500 Istituti scolastici, 350 città sul territorio e una pagina Facebook con 132.000 like e 12 milioni di utenti mensili su temi della sicurezza online.</p>



<p>La Questura di Vibo Valentia, anche quest’anno, ha aderito al progetto con l’impiego delle unità cinofile dell’U.P.G.S.P. e dipendenti del Gabinetto provinciale della Polizia Scientifica. L&#8217;obiettivo rimane quello di &#8220;fare in modo che il dilagante fenomeno del cyberbullismo e di tutte le varie forme di prevaricazione connesse ad un uso distorto delle tecnologie, non faccia più vittime&#8221;. Prevenire episodi di violenza, vessazione, diffamazione, molestie online, attraverso un opera di responsabilizzazione in merito all&#8217;uso della &#8220;parola”.</p>



<p>Gli studenti attraverso il diario di bordo <a href="https://www.facebook.com/unavitadasocial/%20potranno">https://www.facebook.com/unavitadasocial/ potranno</a> lanciare il loro messaggio positivo contro il cyberbullismo.</p>



<p>Da Torino a Palermo, attraversando lo stivale con un truck allestito con un&#8217;aula didattica multimediale, gli operatori della Polizia Postale e personale della Questura di Vibo Valentia, hanno incontrato a Tropea studenti, genitori e insegnanti sui temi della sicurezza online con un linguaggio semplice ma esplicito adatto a tutte le fasce di età.</p>



<figure class="wp-block-image size-large"><img src="http://vivipress.local/wp-content/uploads/2022/04/whatsapp-image-2022-04-05-at-11.37.36.jpeg?w=1024" alt="" class="wp-image-2556" /></figure>



<p>Capire i ragazzi ;oggi ;non è sempre per gli adulti compito agevole, soprattutto quando si tratta di comprenderne i bisogni, i modelli di riferimento, gli schemi cognitivi inerenti ai diversi gruppi di riferimento che compongono il variegato universo giovanile. Giovani che sempre più spesso restano &#8220;contagiati&#8221; da modelli sociali trasgressivi completamente sconosciuti ai genitori.</p>



<p>Sempre più sono i giovanissimi a rischio solitudine che per ore su Internet incontrano altri internauti altrettanto solitari che, a volte, sono già stati contagiati dai &#8220;pericoli del web&#8221;.</p>



<p>Il fascino della rete e la sottile suggestione del messaggio virtuale, l&#8217;idea di sentirsi &#8220;anonimi&#8221;, nonché il senso di deresponsabilizzazione rispetto ai comportamenti tenuti online, stanno dilagando cosi da determinare serie preoccupazioni in coloro che ancora credono in valori fino a ieri condivisi.</p>



<p>Per fare della <strong><em>Rete</em></strong> un luogo più sicuro occorre continuare a diffondere una cultura della sicurezza <strong><em>online</em></strong> in modo da offrire alle nuove generazioni occasioni di riflessione ed educazione per un uso consapevole degli strumenti digitali.</p>



<p>I social network infatti sono ormai uno strumento di comunicazione del tutto integrato nella quotidianità dei teenager.</p>



<p>Dalla ricerca di <strong>Skuola.net</strong> per “Una Vita da Social”, però, emergono anche altri fattori interessanti che spesso i <strong>Millennials</strong> e la <strong>Gen Z</strong> tengono ben segreti.</p>



<p>Emerge infatti che<strong> 1</strong> <strong>ragazzo su 3</strong>, sul proprio social di riferimento, possiede un account falso: sono circa il <strong>28%</strong> quelli che dichiarano di averne <strong>1</strong> oltre a quello “ufficiale”, mentre il <strong>5%</strong> è presente ma solo con un <strong><em>fake.</em></strong> Perché questa identità anonima? Principalmente per conoscere gente nuova senza esporsi troppo online (<strong>26%</strong>), oppure per controllare a propri amici senza che loro lo sappiano (<strong>21%</strong>) nonché per controllare tutti quelli da cui sono stati bloccati (<strong>20%</strong>). Non manca chi ricorre ai fake per controllare il proprio partner (<strong>10%</strong>) o chi cerca di sfuggire dal controllo dei propri genitori (<strong>il 4%</strong>).</p>



<p>Non manca tuttavia uno zoccolo duro, neanche così piccolo, che vive per i <strong>like</strong>.</p>



<p>Per <strong>1 su 3</strong>, infatti, un contenuto che genera poche interazioni ha un effetto negativo sull&#8217;umore. Mentre il 40%, più o meno sporadicamente, è disposto a cancellare un contenuto dalle <em>scarse performance</em>. Su una cosa, invece, i giovani sono in assoluto accordo: il controllo di chi commenta, condivide o clicca mi piace sui propri contenuti. Solo <strong>1 su 6</strong> dichiara di non farlo mai. Questo perché attraverso la guerra dei <strong>like</strong> di costruiscono amicizie e rapporti personali: solo il <strong>56%</strong> è disposto a dare un giudizio positivo ad un contenuto postato da una persona che in genere non ricambia (il cosiddetto <strong><em>like4like</em></strong>). Mentre sono ancora meno (<strong>48%</strong>) quelli che non ricorrono mai al <strong><u>like tattico,</u></strong> ovvero ad una approvazione di un contenuto altri col solo scopo di farsi notare.</p>



<p>Da qui, l’importanza delle attività di prevenzione che avviene costantemente integrando gli incontri con momenti di formazione per gli studenti e gli insegnati, nonché con incontri tematici ai genitori.</p>

Un ragazzo su 3 ha un profilo fake sui social, 5 ragazzi su 6 controllano sempre chi mette like ai loro post. Un minore su 2 è vittima di violenze
- Categories: attualità
- Tags: cyberbullismopoliziatropea
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