Dopo due anni di fermo per pandemia, tanta era la voglia di rivivere un rito di genuina pietà popolare
La Pasqua del post pandemia è stata la Pasqua delle mascherine. Dopo due anni di fermo per colpa di questo maledetto covid, la possibilità di ritornare a vivere certe emozioni è stato per tutti un momento di vera e propria rinascita, un riappropriarsi, attraverso la riproposizione degli antichi secolari riti di una fede intima. Tutti indistintamente intensi ed emozionanti, ma per i vibonesi c’è qualcosa che più di tutti coinvolge, appassiona, commuove: l’Affruntata.
Il giorno di Pasqua a mezzogiorno per secoli, corso Vittorio Emanuele è teatro di questa sacra rappresentazione. Sempre, tranne che negli ultimi due anni. Rifarla quest’anno era per tutti importante, eppure… tutto sembrava congiurare contro.
La pioggia. La pioggia ha salutato questa domenica di Pasqua. E, a partire dalle 11.00, la pioggia è aumentata: continuava a cadere imperterrita, ma niente e nessuno avrebbe potuto fermare il desiderio dei vibonesi. Cadeva la pioggia, ma i vibonesi, ombrello in mano, si sono presentati ugualmente all’appuntamento schierandosi ai lati del corso.
Sono momenti di dubbi: si farà? Non si farà? Con questa pioggia è rischioso? I vibonesi, però, sono già schierati in attesa, la pioggia non li ferma, ma i membri della Confraternita sono pieni di dubbi: si confrontano, discutono, animatamente discutono, valutano i rischi, analizzano ogni aspetto prima di prendere la decisione.
Intanto, ormai in migliaia si sono posizionati lungo corso Vittorio Emanuele per non perdersi la straordinaria rappresentazione sacra dell’Affruntata. Che si farà: loro sono certi che si farà!
Vi è, in questa sacra rappresentazione. tutta la pietas popolare che, sin dal venerdì santo partecipa con commossa devozione non solo alla crocifissione di Cristo, quanto al dramma di una madre, la Madonna Addolorata, che piange il figlio morto.
È l’antica Arciconfraternita del Rosario e di S. Giovanni Battista (istituita nel 1543 per volontà del duca di Monteleone Ettore Pignatelli, è tra le più antiche in Calabria) che cura l’organizzazione dell’ ”Affruntata” la domenica di Pasqua; i prescelti si impegnano in un lavoro delicato per dare ad ogni statua il passo giusto che ne rappresenti il senso: la corsa veloce e ritmata di S. Giovanni che fa da spola tra l’incredulità della Madonna e la gioia del figlio risorto; il passo deciso ed altero del Cristo che si mostra nella grandezza della Resurrezione; il passo ansioso, prima veloce e poi rallentato dall’emozione della Madonna-Madre, che appena vede il figlio risorto tentenna, s’inchina, quasi barcolla dall’emozione, quindi gioisce e perde il manto nero del lutto per rivestirsi nell’azzurro della felicità e delle fede celeste.
L’attesa tra i dubbi si scioglie in un poderoso applauso. Subito dopo mezzogiorno, sono arrivati i componenti della Confraternita: è il segnale che l’Affruntata si farà. Hanno valutato che i rischi provocati dalla pioggia sono affrontabili: si può fare. Adesso tra i fedeli sale la tensione provocata dalla forte emozione. Il servizio d’ordine di Protezione Civile e Croce Rossa garantisce che tutti si svolga con ordine e che tutti abbiano la mascherina. Già, questa è l’Affruntata con la mascherina!
Anche il tempo sembra aver capito l’importanza di realizzare questo rito, intensa espressione della pietà popolare. Le gocce di pioggia si diradano, danno una tregua: ha smesso di piovere. Si può cominciare. Alle 12.12 S. Giovanni inizia la sua corsa, avanti e indietro tra Cristo Risorto e la Madonna, ancora incredula e vestita a lutto.
Tutto avviene in pochi minuti lungo corso Vittorio Emanuele, luogo non scelto a caso, ma perché fino agli inizi del secolo scorso, qui aveva sede il convento delle monache di clausura delle Clarisse e solo così poteva essere permesso loro di assistere alla rappresentazione attraverso le grate delle finestre.
Sono attimi di emozione intensa, di tensione partecipata perché intorno alla riuscita dell’Affruntata vi è la credenza popolare che il futuro a venire sarà così come la svelazione avviene: quanta responsabilità ricade sugli uomini dell’arciconfraternita che si assumono l’onore di portare a spalla le statue! Ancora di più oggi, che la pioggia ha bagnato la strada e loro hanno accettato di correre il rischio di farla lo stesso. La fede è tanta, è forte e sosterrà il loro impegno: sono sicuri che ce la faranno.
Alle 12.15 il rito si compie: è l’incontro. La Madonna-Madre vede il Suo Figlio Risorto, cade il velo nero del lutto e torna l’espressione celestiale del miracolo divino. Sono attimi durante i quali la sincronia dei movimenti deve essere all’unisono. Quasi come una danza di festa, le tre statue si muovono e si allineano perfettamente. Tutto è riuscito alla perfezione: che meraviglia!
Quanta emozione. I più non trattengono le lacrime. Ci si abbraccia, pur se tutti rigorosamente indossando la mascherina, retaggio di questa pandemia che richiama alla responsabilità.
Volti felici provano a far capolino da quelle mascherina: l’Affruntata è riuscita, il futuro che ci attende sarà migliore e le statue, una volta addobbate, iniziano la processione per le vie della città.
Ora sì che a Vibo Valentia si può gridare forte Buona Pasqua, ché l’anno che resta dovrà essere buono, buono per tutti!