Riflessioni e spunti dalle pagine del Vangelo di domenica 24 aprile
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
in questa pagina di Giovanni (Gv,20,19-31) abbiamo una narrazione che ha come luogo il Cenacolo e come spazio temporale lo scorrere di una settimana che va dal Mattino di Pasqua alla sera dell’ottavo giorno.
Il giorno di Pasqua è tutto un correre: corrono le guardie per informare i loro capi dell’accaduto; corrono le donne, trovato aperto il sepolcro, per riferire agli Apostoli quello che avevano visto; corrono i Due di Emmaus, nel fare in fretta, ritorno a Gerusalemme, una volta riconosciuto il Signore Risorto nello spezzare il pane…
“A sera mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i Discepoli per paura dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo a loro e disse: pace a voi “
Gesù non sta in alto, non in basso, ma in mezzo a loro, come uno di loro, perché tutti sono importanti. È un vincitore, ma non domina su nessuno, non rimprovera nessuno, non punisce nessuno. Nulla dice a Pietro per il suo tradimento, nulla dice agli altri per la fuga e l’abbandono. Mostra le ferite delle mani e del fianco squarciato e i discepoli gioiscono e riconoscono il Signore Gesù.
Manca Uno quella sera, Tommaso, detto Didimo. Uno che, al suo rientro in casa, alla gioiosa narrazione dei presenti, afferma:
“Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”.
Tommaso si sente ferito, turbato, quasi tradito da Gesù stesso, ma non se ne va, resta. Tommaso è l’icona dei resilienti… degli uomini e donne, che restano in famiglia, nonostante le lacerazioni; di coloro che restano per cambiare un territorio, devastato dalle corruzioni e dalle mafie; di coloro che restano nella scuola, nonostante il difficile processo educativo; di coloro che restano nella mala politica, consapevoli che la politica è altro, è un alto servizio di amore alla comunità; di coloro che restano nella Chiesa, nonostante le brutture e gli scandali, sicuri che la Chiesa, ogni giorno, è lavata dal sangue di Cristo, morto e risorto.
Otto giorni dopo, come oggi, Gesù viene nel Cenacolo e si avvicina a Tommaso e lo guarda con tenerezza: Tommaso tu soffri, anch’io soffro, vedi le mie ferite. Le ferite condivise spalancano il cuore di Tommaso, il quale si getta in ginocchio e grida: mio Signore e mio Dio.
Gesù si presenta con le ferite e sono queste le ferite che sanguinano ancora:
- nelle vittime delle guerre, guerre volute dai padroni della terra e subite dai poveri;
- nella fragile carne dei bambini del terzo mondo che muoiono per fame, per mancanza di medicine, di buona scuola, di sana convivialità;
- nelle donne mercificate, violentate, uccise;
- nell’80% degli esseri umani che vivono delle briciole che il 20% per cento dei paperon dei paperoni lasciano cadere dalle loro laute mense…
Buona domenica della Misericordia, all’insegna della “tenerezza, prezioso tesoro dei credenti e degli amanti” (Davide Maria Turoldo).
Don Giuseppe Fiorillo