Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 31 luglio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
siamo, oggi, diciottesima domenica del T. O. , con questo brano di Luca (Lc 12,13-21), in cammino con Gesù verso Gerusalemme. Nelle soste Gesù evangelizza la folla, che numerosa lo segue, quando “da uno” della stessa folla si leva una richiesta:
“Maestro, dì a mio fratello che divida con me l’eredità. Ma Egli rispose: o uomo chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi? E disse ancora: fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia” (Lc 12,13-15).
La divisione dell’eredità nella cultura patriarcale ebraica è un momento delicato e fondamentale.
Le liti che sorgevano nelle famiglie, (perché, ieri come oggi, l’avidità è più forte della fratellanza), venivano demandati dalla legge di Mosè ai magistrati, i quali giudicavano sulle spettanze ai primogeniti e poi agli altri fratelli (Deuteromio 21,17). Le figlie erano escluse dell’eredità, tranne in mancanza di fratelli. (Numeri 27,8-9).
Gesù rifiuta il ruolo di giudice o di mediatore e non si ferma alla cronaca, ma va sempre “oltre”, perché Lui sa ascoltare e leggere la gente: i segni che la gente si porta addosso, i rumori, gli odori, la terra, la storia, le gioie, i dolori.
Ciò che interessa a Gesù è far capire che la vita vale più del cibo ed essa non dipende dai beni che si possiede.
Per esistere basta mangiare, bere, dormire, per vivere, invece, c’è bisogno d’altro: di solide radici, sostenute da buone relazioni umane e robuste ali per poter volare alto e cercare luce nelle tenebre dell’esistenza.
Ciò che conta è tenere a mente che il desiderio sfrenato del superfluo danneggia la fraternità e la comunità tutta.
Gli insegnamenti di Gesù vengono sempre attualizzati con narrazioni di parabole.
Oggi Gesù, a suggello del suo messaggio sul buon uso dei beni materiali, narra la vicenda di un imprenditore agricolo che, col favore della buona annata, realizza, con successo, i suoi sogni di ricchezza.
I vecchi granai non bastano più e, allora ,anziché partecipare con i bisognosi l’abbondante raccolto, pensa di costruire nuovi granai:
“O uomo perché ti affanni nel costruire nuovi granai, non vedi che i granai dei poveri, tuoi vicini di casa, sono vuoti? Riempili con quello che ti avanza! (San Basilio Magno, Cappadocia 330-379).
Ma l’uomo della odierna parabola non arriva a tale sensibilità, perché “ha occhi e non vede, ha orecchie e non sente e il suo cuore è indurito”: è ricco di cose, ma povero di amore!
E poi è solo. È chiuso, prigioniero del suo “io” ed ossessionato dell’accumulo che considera “suo”.
Ecco il suo linguaggio: i miei raccolti, i miei granai, i miei beni, la mia vita, la mia anima. Ecco i suoi verbi: demolirò, costruirò, raccoglierò, tutto al futuro…ma al presente, colpo di scena, irrompe nella sua vita l’ospite inatteso:
“Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua stessa vita. E quello che hai accumulato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio” (Lc,12,21).
Ed è così che, gonfio del suo “io” e carico del suo “mio”, nella notte se ne va all’improvviso. Ed il suo accumulo di chi sarà?…
Buona domenica col monito di San Basilio: “quello che hai di più nella tua casa, non è tuo, ma del fratello povero”.
Don Giuseppe Fiorillo