Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 2 ottobre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questa pagina di Luca (Lc 17,5-10) della liturgia della 27.ma domenica del T.O. siamo, ancora, con Gesù in cammino verso Gerusalemme, pronti ad accogliere il suo messaggio che, oggi, mette al centro la Fede ed il Servizio: due realtà inseparabili dell’esperienza cristiana.
FEDE.
“In quel tempo, gli Apostoli dissero al Signore: accresci in noi la fede. Il Signore rispose: se avete fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: sradicati e vai a piantarti in mare ed esso vi obbedirebbe”. (Lc 17,5-6).
Questa pericope ha bisogno di essere letta nel contesto. Gli Apostoli si trovano dinanzi agli annunzi radicali di Gesù: quello di non scandalizzare i piccoli (Lc 17,1-3) e quello di perdonare, fino a settanta volte sette, chi si pente e chiede perdono (Lc 17,4-5).
Ed ecco la reazione smarrita degli Apostoli: “Signore accresci la nostra fede”.
E Gesù, a loro sostegno, parte dal poco, dal piccolo, dal seme di senape che, tra le pieghe del palmo della mano, si perde….eppure,” pur essendo il più piccolo tra tutti i semi, una volta cresciuto, è più grande fra tutti i legumi e diventa un albero tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano tra i suoi rami” (Matteo 13,32).
La fede non è tanto credere a dogmi, imposti da una religione, quanto adesione del cuore, della mente, di tutta l’esistenza al messaggio di una Persona, di Gesù.
Fede è vivere, con piena fiducia, ogni cosa in relazione a Lui.
Fede è partire dal poco, dal granello di senape che, tuttavia, contiene tutte le potenzialità per divenire un albero.
Fede è partire da un “Sì”, il sì di Maria di Nazareth che, in umiltà di cuore e semplicità di vita, accoglie la vita di un Altro che ha bisogno di Lei per “abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14).
La fede del nostro sì all’accoglienza, alla fraternità, alla condivisione di gioie e dolori, aiuta questo mondo, che parla il linguaggio del profitto, ad imparare la lingua del dono; accompagna questo mondo, che percorre strade di guerra, ad imboccare “le mulattiere della pace” (don Tonino Bello).
SERVIZIO.
“Così anche voi, quando avete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare” (Lc 17,10)
Fede e servizio vivono assieme o muoiono assieme: “la fede senza le opere è morta”(Giacomo 2,26).
Le opere, intese come servizio, hanno volto di donne che, per amore, si annullano dietro una totale donazione alla famiglia, ai figli; di missionari che, nel mondo, strappano persone alla miseria, alle guerre, alle violenze; di ragazze e ragazzi che vivono il loro tempo libero impegnati nella creazione di un mondo più pulito fisicamente e moralmente.
Sono queste persone i servi inutili del Vangelo. Inutili, dalla radice greca, cioè, senza salario, senza pretese, senza rivendicazioni, senza secondi fini.
Servi inutili perché praticano un lavoro che non entra nella logica del dare/avere, ma in quella del dono gratuito, vivendo, così, le cose che amano con piccoli granelli di fede.
Buona domenica con Rumi (mistico musulmano del tredicesimo secolo d.C.): “Noi siamo i flauti, ma il soffio è tuo, Signore “.
Don Giuseppe Fiorillo