Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 18 dicembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questo brano del vangelo (Matteo 1,18-24) siamo all’annunzio della nascita di Gesù. Abbiamo, nei Vangeli, due annunciazioni: una fatta a Maria ed un’altra a Giuseppe.
Luca (Lc 1,26-38) narra l’annunciazione data a Maria direttamente dall’Angelo Gabriele; Matteo presenta l’annunciazione a Giuseppe, in sogno, tramite un angelo.
I due Vangeli, tuttavia, si completano: l’annunzio viene dato alla coppia, perché non c’è nascita senza il volere dell’uomo e della donna.
“Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe, suo sposo, poiché era un uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto” (Matteo 1,18-21).
Maria e Giuseppe sono due normali giovani di Nazareth, uno sperduto villaggio della Galilea e, proprio per questo, secondo la rigida legge mosaica, si sposano in Sinagoga, ma potranno vivere assieme soltanto dopo un anno dalla celebrazione.
In questa attesa che, per i due giovani, sembra infinita, si intromette Dio, sconvolgendo le loro vite.
Il mite Giuseppe “dalle mani callose e dal cuore sognante” (Ermes Ronchi) si accorge che qualcosa non va: Maria è incinta! Che fare? La legge parla chiaro: “Toglierai di mezzo a te il peccatore” (Deuteronomio 22,22). Ma Giuseppe è un uomo giusto… e giusto per la Bibbia è colui che fa la volontà di Dio. Ora, la legge mosaica (Dt. 22,23-27) esigeva che la donna adultera fosse ripudiata e condannata alla lapidazione.
Da qui nasce il dramma psicologico che si scatena nel cuore di Giuseppe, il giusto, combattuto tra l’amore a Maria e le esigenze rigide della legge.
Vince l’amore: non vuole rovinarla col ripudio; allora pensa di addossare il tutto su di sé, fuggendo lontano, in Egitto, ingoiato, così, dalla dimenticanza.
Ma, “Dio che non turba mai la gioia dei suoi figli, se non per prepararne una più certa e maggiore” (A. Manzoni) interviene attraverso i sogni.
Giuseppe, nei Vangeli non parla mai, ma sa ascoltare, ascoltare il proprio profondo, ascoltare i sogni che lo abitano.
E, nel sogno, l’angelo del Signore gli dice: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Matteo 1,20 -21).
“Non temere” è la parola con la quale Dio apre un dialogo con l’umanità, attraverso la voce di profeti, di angeli, di patriarchi, di re.
Giuseppe, il giusto, superata la paura, prende con sé Maria e diviene padre.
Si prende, così, cura di Maria e del bambino; e, se generare un figlio è facile, essere padre è una operazione assai più complessa, in quanto bisogna dare sé stesso nell’amarlo, nel crescerlo e nel dargli un avvenire di uomo.
Giuseppe, per realizzare tutto ciò, rinunzia all’amor proprio è dà largo spazio all’amore per Maria e per Dio… e Dio lo ricompensa conferendogli potere: “Maria darà alla luce il Figlio e tu lo chiamerai Gesù”.
Gesù, questo nome deriva da un antico verbo ebraico “Ish”, il cui significato è quello di allargare, arricchire, salvare.
Col suo messaggio Gesù, da adulto, per le vie della Palestina, creerà spazi di amore, di accoglienza, di fraternità. Creerà un nuovo mondo di relazioni pacifiche allontanando il peccato che chiude, che atrofizza, che impoverisce la persona.
Buona domenica con l’augurio che ci viene dal mondo dei Sufi (una congregazione mistica dell’Islam):”Che il Signore, grande e misericordioso, renda il tuo cuore più spazioso”!
Don Giuseppe Fiorillo