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La cultura calabrese perde un sicuro riferimento. È morto a Pizzo Giuseppe Pagnotta

Ricercatore e studioso murattiano, fondatore dell’Associazione Onlus Gioacchino Murat, ha internazionalizzato Pizzo

di Domenico Sorace

La redazione di ViViPress, appresa la notizia tristissima, porge le più sentite condoglianze e si unisce al curo unanime di rimpianto per la perdita di una figura importante non solo per la comunità di Pizzo, dove Giuseppe Pagnotta ha vissuto ed operato, ma per tutto il panorama della cultura calabrese. Perdiamo tutti un galantuomo, uno studioso appassionato, una figura bella di ricercatore e intellettuale. condividendo completamente quanto scritto, pubblichiamo il ricordo a caldo offerto dallo scrittore ed intellettuale Domenico Sorace.

Ci lascia, oggi, una delle persone più luminose, illuminate ed illuminanti che la storia, non solo recente, della Calabria abbia annoverato. Un uomo che ha creduto nella forza della Storia, degli impatti che essa ha sulla vicenda delle comunità e sulla loro identità, della misteriosa complessità che ne è il costrutto primo ed il fine ultimo.

Senza Pino Pagnotta la Calabria non avrebbe una delle Associazioni più resilienti ed impegnate dell’intera regione, l’Associazione Onlus Gioacchino Murat; noi non avremmo saputo che c’è materia viva per riflettere di letteratura, musica, sociologia, teologia, filosofia, linguistica, arte, costume, in connessione agli eventi che colsero l’Europa nel tempo illuministico, Napoleonico e Murattiano; tutti insieme non avremmo preso parte al miracolo, piuttosto raro in Italia, di connettere territori, persone ed istituzioni differenti, nel nome di eventi che, nelle loro differenze, hanno dimostrato di poter parlare a tutti i popoli.

Soprattutto, non avremmo saputo come porre, al centro del dibattito scientifico, la vicenda, grondante misteri ed implicazioni, della campagna d’Italia di Gioacchino Murat del marzo-maggio 1815, della caduta di Tolentino, delle connessioni con i cento giorni di Napoleone, dello sbarco, cattura e fucilazione del Re di Napoli a Pizzo, nell’ottobre 1815, del senso politico, ideologico e militare di tutto questo.

Pino ha internazionalizzato Pizzo, l’ha iscritta nel tempio universale della storia d’Italia e d’Europa, l’ha posta all’attenzione di istituzioni culturali mondiali ed ha concorso ad una lettura dei fatti del marzo-ottobre 1815 quale prima stazione del Risorgimento d’Italia.

Non solo, ha preteso che ciascuno di noi fosse parte della meravigliosa ed ardua arte della conoscenza, a Parigi come a Firenze, a Capri come a Rimini, a Lille come a Napoli e ci ha insegnato a non indulgere nell’ovvietà, a non credere ad un destino scritto dalla paura, ma ad andare oltre il ‘velo di Maya’, per scoprire che, oltre il pregiudizio, oltre il preconcetto, vivono le fragranze ardue della verità.

Non doveva succedere, non doveva andare via così presto e così all’improvviso. Troppe cose restavano da fare, molte altre da vivere, nel nome della nostra incrollabile amicizia e della sua amata Storia, che vivrà ‘finché il sole risplenderà sulle sciagure umane’.

Rimangono i ricordi teneri, i sorrisi, i viaggi, le passioni, i caffè consumati a dirimere dettagli, le fragranti diversità, le cose compiute e quelle pensate. Rimangono i mille frammenti che inondano l’anima, come gocce di pioggia che detergono ed insieme dolorano, e che oggi siedono nello scrigno segreto che accoglie le cose più preziose.

Addio mio amato Pino.

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