Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 13 agosto
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/ i
con questo brano di Matteo (Mt.14,22-33) siamo sulle rive del mare di Genezaret.
Gesù, con la moltiplicazione dei pani e dei pesci, aveva sfamato la folla, la quale, sazia, non si accorge che Gesù, a sera, si è ritirato in un luogo appartato, in cerca di silenzio, dopo aver ordinato ai suoi di mettersi in acqua e di precederlo sull’altra sponda.
…” La barca intanto distava molte miglia da terra ed era agitata dalle onde. Il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare i discepoli furono sconvolti e dissero :è un fantasma! e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: coraggio sono io non abbiate paura (Mt. 14,22-33).
I primi cristiani, testimoni oculari, nelle assemblee eucaristiche, narravano le storie vissute con Gesù. Fra migliaia di parabole e discorsi e segni, operati da Gesù nei mille giorni di permanenza sulla terra, i quattro Evangelisti ne registrano soltanto alcuni significativi per le Comunità di riferimento. La tempesta sedata viene riportata da tutti e tre i vangeli sinottici. Tutte e tre le comunità di riferimento (Matteo per Gerusalemme), Marco (per Roma), Luca (per la Grecia) si trovano in difficoltà a motivo delle persecuzioni, causate dall’annuncio del Vangelo, che sconvolge il vivere dei pagani, basato sul peccato, (come scrive Paolo Apostolo): il peccato della schiavitù, dell’infanticidio del dominio dell’uomo sulla donna, delle guerre che distruggono cose e persone.
È chiaro per la comunità di Gerusalemme il racconto della tempesta sedata: il mare (nel linguaggio biblico è simbolo di morte) è il mondo, nemico del Vangelo, la barca è la comunità cristiana, nella tempesta, a motivo delle persecuzioni. Solo Cristo la salva: “Coraggio, sono io, non abbiate paura”.
La vittoria, tuttavia, sugli avvenimenti, si ottiene con l’andare verso Cristo e riconoscerlo e non confonderlo con i fantasmi della nostra mente.
Pietro cammina sulle acque agitate con sicurezza finché guarda LUI. Quando distoglie lo sguardo da Lui e lo posa sulle onde, sulla bufera, sul caos, comincia a sprofondare nel gorghi del mare.
Al suo grido di disperazione: “Signore salvami!” Gesù lo afferra e gli dice: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”.
Poi salgono insieme sulla barca ed il vento cessa.

Anche noi, oggi, siamo nella tempesta: le guerre, la corruzione, le disparità economiche, la dipendenza da droghe, l’invasione di socials, infinite stupidità ed abbondanti dissipazioni. Chi ci libererà da questo corpo di morte? (San Paolo).
La risposta è tenere lo sguardo a Gesù, al suo messaggio di pace, fraternità, accoglienza, condivisione, compartecipazione. Accogliere nella nostra barca (la vita, la società) Gesù e, soltanto così, avremo una nuova visione del mondo: “vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più”.,. (Apocalisse)
Questa pagina ci appartiene, perché tutti un giorno abbiamo sentito cedere la terra sotto i nostri piedi, tutti abbiamo percepito un principio di affondamento, perché gravati da problemi troppo grandi. Allora è il momento di tendere la mano verso Cristo e Lui ci darà la sua mano e non punterà il dito per accusarci, come non ha accusato Pietro. Lui accoglie sempre, come quel Padre Misericordioso che viene incontro a quel figlio deluso, lacero e mendico, che ritorna a casa.
Lui, sì, accoglie sempre, accoglie chi apre la porta del cuore.
Il dramma è che, oggi, la gente chiude la porta a Gesù che passa, perché sazia di molte altre cose e pensa che, con la scienza e la tecnica, possa far fronte a tutte le bufere della vita.
E così, abbandonando la fede in Cristo e nel suo vangelo, resta sommersa in un oceano di superstizioni, di maghi e di oroscopi di ogni genere.
Buona domenica con un pensiero del Papa buono: “Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze ed i tuoi sogni,” (Papa Giovanni Ventitreesimo).
don Giuseppe Fiorillo