[adrotate group="4"]

Don Fiorillo: I messaggi di Gesù sono le sole cose che contano in questa nostra vita disgraziata!

Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 27 agosto

di Mons. Giuseppe Fiorillo

Carissime/i,

oggi, celebriamo la 21ª domenica del tempo ordinario. Con questa pagina di Matteo (Mt.16,13-20) siamo a Cesarea di Filippo, la capitale del regno di Erode Filippo, il più settentrionale del regni, ereditati dai figli di Erode il grande (grande per le realizzazioni, ma anche per misfatti!). Cesarea era un territorio pagano e Gesù era venuto, fin quassù, alle sorgenti delle fiume Giordano con i suoi, quasi in ritiro, per trovare un momento di quiete, dopo 2 anni e mezzo, passati per sentieri e villaggi e città della Palestina, predicando e curando ogni sorta di malattie.

“In quel tempo Gesù, giunto nella regione di Cesarea di Filippo domandò ai suoi discepoli: la gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo? Risposero: alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti. Disse loro: ma voi, chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”…

Gesù, quassù, al suono della musica delle acque, che sgorgano dalle viscere del monte Hermon, vuole fare un “sondaggio di opinioni” sulla sua identità. Quasi a bruciapelo domanda loro: la gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo?
La risposta, partecipata da tutti, riporta la varietà dei convincimenti della gente, con la conclusione che, senza dubbio, Lui è un profeta.
Ma a Gesù, che sembra non interessare più di tanto il pensiero della gente, incalza: “ma voi chi dite che io sia? Lungo silenzio, rotto dall’affermazione di Pietro: “tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

Gesù che, con questo ritiro, intende preparare i suoi all’ultimo viaggio verso Gerusalemme, lungo il quale, con
grande scandalo, avrebbe annunziato, per ben tre volte, la sua morte e resurrezione, accetta l’affermazione di Pietro, pronunciando questa beatitudine: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne, né sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli”.

In definitiva – afferma Gesù – Pietro ha ricevuto questa luminosa professione di fede direttamente dal Padre e non da conoscenze umane (né carne, né sangue).
Con l’affermazione di Pietro, che parla a nome di tutti gli altri Discepoli e con la proclamazione della beatitudine di Gesù, nasce a Cesarea di Filippo, la chiesa, affidata a Pietro con la forza di tre simboli: la pietra , le chiavi e l’immagine del legare e sciogliere.

gesu consegna le chiavi a pietro

La pietra simbolo di solidità e sicurezza, di fiducia in Dio “mia roccia”.

Le chiavi, quale potere su una casa, una città, un regno, ma anche sull’interpretazione di un testo sacro.

Il legare e sciogliere: licenza di perdonare i peccati nel nome del Signore, ma anche la funzione di esortare, ammonire, formare i fedeli.

“Ma voi chi dite che io sia?”
Questo pressante interrogativo, nato tra le frescure del monte Hermon col sottofondo della musica delle acque, che scendono per dare vita al fiume Giordano, oggi, risuona per: i padroni della terra, per i quali Gesù è ancora “l’oppio dei popoli”, è un sonnifero per addormentare la coscienza della gente, per non turbare le loro manovre “del fare e disfare a loro piacimento” (Marco 10,42).
E, se questa operazione non dovesse funzionare, allora, i padroni della terra, con la voce del Grande Inquisitore, gridano contro: “Vattene e non venire più… non venire più a turbare le nostre feste… mai più! (F.M. Dostoevskij, I fratelli Karamazov).
E risuona per noi che vediamo in Cristo un abisso di Luce, alla quale ci illuminiamo in compagnia dei buoni;
e risuona, ancora, per noi, pellegrini verso l’Assoluto, considerati pietre scartate dalla società, ma pietre vive e “testata d’angolo” per Cristo, sulle quali Lui costruisce una Casa, nella quale: “non c’è giudeo né greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti uno in Cristo Gesù (Galati, 3,28).

Buona domenica.
“I messaggi di Gesù sono le sole cose che contano in questa nostra vita disgraziata! Non le toccate! Sono le sole cose che abbiamo… Siate buoni, signori giudici, siate un po’ buoni con il Salvatore… e verso di noi poveretti… buoni… buoni… buoni” (Diego Fabbri, Processo a Gesù).
don Giuseppe Fiorillo

Exit mobile version