Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 10 settembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questo brano del Vangelo di Matteo di questa 23ª domenica del tempo ordinario, siamo nel cuore del discorso comunitario, raccolto dall’Evangelista nel 18º capitolo. Quarto discorso dei cinque che sostengono il vangelo di Matteo, quasi pilastri portanti di una grande cattedrale.
“In quel tempo Gesù disse al suoi discepoli: se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ ed ammoniscilo tra te e lui solo; se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità”.
Le comunità non sempre sono composte di uomini e donne, di puri e giusti, sempre pronti ad amare, ma, al contrario, spesso, registrano conflitti, gelosie, discussioni, separazioni, odi, guerre senza fine… A questo mondo di morte, ecco la medicina, che ci prescrive Gesù, ecco la terapia da seguire se vogliamo un mondo pacificato.
” Sei il tuo fratello”… tu va’: inizia, fai il primo passo, perché il più lungo dei cammini parte sempre col primo passo. Lascia i tortuosi sentieri della gente: “perché andare tu, più anziano?”, “perché umiliarti davanti a tanta presunzione?”
Tu va’, prendi le mulattiere che portano al Calvario, fermati sotto la Croce e ascolta: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno.” ( Luca 23, 34)
” Se tuo fratello”… una volta davanti alla porta, bussa, se ti apre, avrai guadagnato tuo fratello.
In questo mondo dove tutto è profitto e guerre e spaccio di droga e vendite di esseri umani… dove tutto è danaro… tu guadagni fratelli, perché investi in relazioni, in dialogo, producendo una ricchezza che porta fraternità e corresponsabilità.
Questa è la pedagogia di Gesù: la correzione fraterna.
La correzione fraterna è l’espressione più alta dell’amore che allontana la tentazione di volgere lo sguardo, altrove, per non vedere il fratello. La correzione fraterna è l’amore che rende la vita attenta ad ogni suono , ad ogni voce, ad ogni volto e salva i frammenti di vita spezzata e scava pietre per costruire case per gli uomini.
” E se tuo fratello”… apre la porta, tu entra, abbraccialo, siediti e cena con lui, perché lì c’è Dio “cemento del cosmo, forza di coesione della materia, collante delle vite” (Davide Maria Turoldo).
“Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”. (Apocalisse 3, 20)
Oggi, come non mai, è necessario un grande insegnamento sulla solidarietà umana. È necessario l’incontro con chi devia, da solo a solo e, poi, con due o tre e, poi, con l’assemblea.
Oggi urge questa pedagogia della relazione, del dialogo, del rammendo di legami lacerati, perché siamo nel secolo della rivoluzione digitale, degli smartphone, dei social network, delle chat, dei messaggi, di instagram, dei videogames, cioè, di tutto quello che ci illude di essere in contatto con il mondo intero, mentre, in concreto, siamo isolati nel chiuso delle nostre case a mangiare solitudine senza fine.
Buona domenica con l’eredità poetica-religiosa di John Donne (Londra 22 gennaio 1572-Londra 31 marzo 2631)
“Nessun uomo è un’isola,/completo in sé stesso;/ogni uomo è un pezzo del Continente/ una parte del Tutto”.
Don Giuseppe Fiorillo