Inattese sorprese rovistando in soffitta. Un articolo su Pagine Vibonese datato 11 dicembre 1993. Sembra oggi!
di Maurizio Bonanno
Nel febbraio del 1993, come casa editrice Il Cristallo, sin dalla fondazione guidata da Patrizia Venturino, decidemmo di registrare una nuova testata giornalistica di informazione locale: Pagine Vibonesi – Settimanale della provincia di Vibo Valentia. Visse qualche anno, potendo vantare firme illustri del territorio, ma poco sostegno economico. Eppure, svolse un ruolo importante perché diede voce ad un dibattito che interessava trasversalmente l’intero panorama politico che in tutto il Paese stava vivendo una fase di trasformazione epocale. Sono, infatti, gli anni 1993-1994, quelli del cosiddetto passaggio dalla “prima alla seconda repubblica”, della fine dei partiti tradizionali e la nascita dei nuovi, compreso l’avvento del berlusconismo.
Capita a volte che, rovistando in soffitta alla ricerca di qualche vecchio oggetto che serve al momento, ci si imbatte inaspettatamente in qualcos’altro che non ti aspetti e ti sorprende. Così è accaduto dinanzi alla raccolta dei vecchi numeri di quel “vecchio settimanale”. In particolare, l’editoriale pubblicato nel numero 31 di sabato 11 dicembre 1993. L’articolo era un commento al risultato delle elezioni comunali tenutesi anche in Calabria il 21 novembre (con ballottaggio il 5 dicembre), che furono le prime col nuovo sistema elettorale maggioritario e l’elezione diretta del sindaco. A firma del direttore responsabile di Pagine Vibonesi, il pezzo aveva come titolo “Il coraggio di dirsi moderato”: sembra scritto oggi!
Lo riportiamo testualmente così come fu pubblicato allora

Prima ancora di qualsiasi giudizio tra le solite tematiche – sinistra, destra e centro – la vera lezione di domenica è che niente sarà più come prima: Le nuove regole elettorali hanno restituito ai cittadini il potere di cambiare e non si torna più indietro: il vecchio sistema è scomparso nell’urna.
Il nuovo, però, è ancora tutto da costruire.
Le sinistre hanno vinto dovunque nelle grandi città (anche a Lamezia Terme e, in un certo senso, a Cosenza), ma i candidati di sinistra sono diventati sindaci perché combattevano una sfida anomala: contro la destra neofascista al Centro ed al Sud, contro il separatismo leghista al Nord.
La sfida di domenica era cioè “imperfetta”, perché sino ad oggi nessuno aveva avuto il coraggio di dirsi “moderato” in un’Italia che ancora si trincera dietro le ambigue categorie del “vecchio” e del “nuovo”.
Ma cosa significa creare una forza politica che, andando ad occupare quel centro lasciato libero dai tradizionali partiti spazzati via dagli elettori, sia capace di conquistare il campo dei moderati?
Alcuni punti appaiono fondamentali: rilanciare l’economia attraverso il libero mercato: liberarci dallo statalismo, che ci ha oppresso e portato a questo stato di cose e dalla burocrazia, che ricopre un ruolo preponderante e di freno alle iniziative; favorire il decentramento amministrativo; difendere l’unità nazionale e la solidarietà tra le gente, senza le ignoranti, antistoriche distinzioni nord-sud; incoraggiare l’iniziativa privata; abbandonare l’assistenzialismo e favorire, aiutare lo spirito imprenditoriale, anche – soprattutto – nelle nostre regioni, per abbandonare il vittimismo piagnone, per sostituirlo con la voglia di essere protagonisti attivi del proprio futuro, accettandone i rischi.
Definirsi sui principi dovrà essere la nostra rinnovata cultura politica, ma…
Un quesito certamente sta attanagliando ognuno di noi, in questa fase di ripensamenti, di ricollocazione politica: cattolici e laici possono coabitare in un unico raggruppamento?
Nell’800, Alexis de Tocqueville affermava: “Sono incline a pensare che l’uomo, se non ha fede, bisogna che serva e, se è libero, che creda”. In una società democratica di massa, cioè, tutta tesa alla rincorsa del benessere, la religione serve a distogliere l’uomo da un materialismo tale, per cui la vita consiste soltanto in volgari piaceri facendogli così perdere quel valore etico che è la libertà.
Il liberale Luigi Einaudi, primo presidente della Repubblica, era un cattolico praticante; Alcide De Gasperi, il presidente del Consiglio democristiano che ricostruì il Paese distrutto dalla guerra, era un liberale convinto. L’essere insieme cattolici e liberali per loro non fu certamente un dramma. Per il liberale esiste un valore dei valori: è la coscienza morale, da tenere ben distinta dall’utilità edonistica. Il liberale crede nell’autonomia della politica, ma crede anche nel primato dell’etica.
I risultati di domenica scorsa hanno confermato che puntare a destra per fermare la sinistra è una vecchia carta perdente,
Un raggruppamento che metta insieme moderati laici e cattolici, che dia identità e dignità politica ad una formazione di centro, riporterà i voti sfuggiti a destra nell’alveo della democrazia, di stampo liberale, favorendo il riflusso della protesta su forza e progetti di ricostruzione democratica.
Maurizio Bonanno