<p><em>Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 1 ottobre</em></p>



<p>di Mons. Giuseppe Fiorillo </p>



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<p>Carissime/i, </p>



<p>con questo brano del Vangelo di Matteo (Mt. 21, 28- 32) di questa 26ª domenica del tempo ordinario, siamo nel Tempio di Gerusalemme, dove Gesù ha vivaci incontri con i Capi dei sacerdoti e con gli Anziani del popolo, che si ritenevano a posto con Dio.<br>Gesù ama raccontare storie, annunzia la buona notizia, non con programmi culturali, non con proclami teologici, ma con la narrazione di storie. E quante storie!<br>C&#8217;era una volta un padrone di casa… un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico… un re prepara il banchetto di nozze per il figlio…<br>E oggi:</p>



<p>&#8220;Gesù disse ai Capi dei sacerdoti e agli Anziani del popolo: un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: figlio oggi va&#8217; a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: non ne ho voglia. Ma poi si pentì e andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: sì, Signore. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del Padre? Risposero il Primo&#8221;( Mt. 21, 28- 30)</p>



<p>Tutte le narrazioni di Gesù coinvolgono sempre gli uditori, provocano reazioni, suscitano interessi. Oggi i Capi dei sacerdoti (detentori del culto e gli Anziani del popolo responsabili della politica e dell&#8217;economia) rispondono a Gesù con sicurezza, senza sospettare che dietro una di quelle figure di figli, così diversi, ci sono loro con le loro responsabilità.</p>



<p>Andiamo al testo.<br>Il primo figlio, con una certa arroganza, rifiuta la richiesta del padre. Ma, poi, ritorna sui suoi passi, si reca al lavoro e, con il padre, si prende cura della vigna. Di questo figlio Gesù rivela i risvolti psicologici: si accorge di essere stato scorretto col padre, prova vergogna di sé, si pente e va, perché, in definitiva, la vigna è anche sua.</p>



<p>Del secondo figlio, poche parole, con le quali viene messa in evidenza la sua ipocrisia.<br>Aveva detto sì, ma quel sì, nel suo cuore, era un no senza nessun ripensamento.</p>



<p>Gesù nel raccontare i comportamenti dei due figli ci presenta due realtà: quella dei peccatori (pubblicani e prostitute) che rifiutano obbedienza a Dio, ma poi si pentono ed accolgono con gioia la &#8220;buona Novella&#8221;; e quella di coloro che si ritengono giusti (scribi e farisei, sommi sacerdoti, anziani del popolo) che a parole dicono &#8220;si&#8221;, ma, poi, all&#8217;atto pratico vivono un &#8220;no&#8221; pieno.</p>



<p>Questo accadeva ieri, al tempo di Gesù, ma, oggi, è spontaneo domandarci da quale parte stiamo noi cristiani del terzo millennio? Vestiamo l&#8217;abito del primo figlio, il ribelle, che, poi, cammin facendo, cambia idea. Vede le cose in maniera diversa. E così la disubbidienza iniziale diventa ubbidienza. Va a lavorare nella vigna e produce il vino che &#8220;rallegra il cuore dell&#8217;uomo&#8221;.<br>O vestiamo l&#8217;abito del secondo figlio?<br>E ciò accade: &#8211; quando ci riempiamo la bocca di belle parole che poi non realizziamo nei fatti concreti; &#8211; quando pretendiamo dagli altri comportamenti che noi non viviamo; &#8211; quando leggiamo il Vangelo e poi lo lasciamo caricarsi di polvere nelle nostre biblioteche; &#8211; quando ci serviamo della liturgia per le belle celebrazioni di matrimoni, di prime comunioni, di sante cresime, che non incidono nella nostra vita, ma restano religiosità superficiale e, soltanto, rituale.<br>La risposta a tutto ciò c&#8217;è la da&#8217; Gesù: &#8220;Non chiunque mi dice: Signore, Signore entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio (Matteo 7, 21).</p>



<p>In conclusione, il Vangelo di questa domenica chiama in causa il modo di vivere la nostra fede che non è fatta di sogni e belle aspirazioni, ma di braccia di figli che lavorano nella vigna, di impegni concreti, aperti all&#8217;amore verso i fratelli, con i quali abbiamo l&#8217;avventura, in questo mondo, di fare tratti di cammino assieme, non importa se questi tratti siano lunghi o brevi.</p>



<p>Buona domenica con Franz Kafka: &#8220;Cristo è un abisso pieno di Luce. Bisogna chiudere gli occhi per non precipitarvi&#8221;.</p>



<p>Don Giuseppe Fiorillo</p>

Don Fiorillo, la nostra fede non deve essere fatta di belle ispirazioni ma di fatti concreti

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