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Don Fiorillo, l’uomo appartiene a Dio, è creatura di Dio, è l’immagine di Dio

Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 22 ottobre

di Mons. Giuseppe Fiorillo

Carissime/i,

con i racconti dell’evangelista Matteo, domenica, dopo domenica, stiamo seguendo Gesù negli ultimi giorni della sua vita terrena. Dopo la narrazione delle tre parabole, che Gesù rivolge ai Capi dei sacerdoti ed agli Anziani del popolo, ecco tre dispute, architettate dai Farisei e dagli Erodiani: due partiti sempre nemici, ma, uniti, oggi, contro Gesù.
Ascoltiamo la narrazione della prima disputa (Matteo,22,15 – 21):

” I Farisei tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù. Mandarono da lui i propri discepoli, con gli Erodiani a dirgli: Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo Verità… Dunque dì a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare. Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo. Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: questa immagine e l’iscrizione di chi sono? Gli risposero: di Cesare. Allora disse loro: rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare ed a Dio quello che è di Dio”. (Matteo, 22,15-21)

Con questo racconto siamo sotto i portici del Tempio di Gerusalemme, dove Gesù, seguito dal popolo insegna. Scribi e Farisei lo contraddicono e tendono tranelli per screditarlo. Oggi si uniscono loro gli Erodiani, filo imperiali, appartenenti al partito politico di Erode Antipa, amico stretto dell’Imperatore di Roma.
A bruciapelo pongono a Gesù una domanda trabocchetto: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?

La tassa che bisognava pagare era il “tributum capitis”, cioè, un testatico che riguardava le singole persone. I Romani l’avevano introdotto nell’anno 6 dopo Cristo e consisteva in una tassa annua “pro capite” di due denari d’argento e colpiva tutti gli Ebrei, uomini e donne, schiavi e liberi, dai 12 ai 65 anni. Era una tassa analoga a quella che gli Ebrei pagavano per il culto del Tempio. La tassa romana era contestata, apertamente, dagli Zeloti ed era causa, spesso, di disordini, ribellioni e violenze. Da Scribi e Farisei e popolo era pagata, ma con grande sofferenza. Volentieri, almeno apertamente, era pagata dai filo romani, cioè, dagli Erodiani.

xxix domenica del tempo ordinario domenica 22 ottobre 2023

Ma torniamo alla domanda trappola ben congegnata, in modo tale, che Gesù doveva rispondere sì o no, senza possibilità di scampo. Qualunque risposta avrebbe dato sarebbe stato un perdente. Ma Gesù, davanti a domande maliziose, vola alto per evitare la trappola degli ipocriti, portando gli uditori su due prospettive, su due visioni.

Prima prospettiva.
Gli interlocutori domandano: è lecito pagare la tassa? Lui muta il verbo pagare in restituire: “quello che è di Cesare restituitelo a Cesare”. Voi usate la moneta romana, lo stato romano vi garantisce strade, sicurezze, affari, mercati, orizzonti più vasti, restituite, quindi, questi benefìci con l’onorare la tassa di Roma.

La visione di Gesù resta di grande attualità, anche per noi, oggi. Siamo, infatti, in tempi di grande evasione fiscale. Si stima che, ogni anno, in Italia, l’evasione fiscale raggiunge la stratosferica somma annuale di circa 100 miliardi di euro. Con questo cumulo di ricchezza, uno stato equo e solidale, quanto benessere elargirebbe ai cittadini in realizzazione di scuole, ospedali, strade, custodia del territorio, soccorso a famiglie disagiate, sollievo ai circa sei milioni di poveri.

Seconda prospettiva.
“Questa immagine e l’iscrizione di chi sono? Di Cesare gli rispondono”. E, senza indugio, mostrano un danaro che porta l’effigie di Tiberio Cesare (14- 36 d.C.) con la scritta in latino, tradotta letteralmente in italiano: “Tiberio Cesare, figlio del divino Augusto, Pontefice Massimo”.
La risposta di Gesù è chiara ed enequivocabile:” Date, quindi, a Cesare quello che è di Cesare, ma a Dio quello che è di Dio”.
Date pure a Cesare le realtà della terra, ma a Dio riservate le persone, con la loro dignità, con la loro grandezza: “l’uomo l’hai fatto un poco meno degli Angeli,/ di gloria e di onore l’hai coronato” (Salmo 8,6); con la loro originaria vocazione: “e Dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza” (Genesi 1, 26).
L’uomo appartiene a Dio, è creatura di Dio, è l’immagine di Dio. Nessuna autorità può appropriarsi della sua coscienza o del suo corpo.

Gesù, con la sua visione profetica, porta una chiara distinzione tra i due poteri: civile e religioso. Distinzione non sempre praticata nel cammino della storia, creando confusione e contrasti. Con amarezza, oggi, costatiamo che il Cesaropapismo (unione stato-chiesa ) tarda a morire, portando vantaggi a Cesare e, tarpando le ali del profetismo alla Chiesa. Oggi, con papa Francesco e per grazia di DIO, ci stiamo, in tutto il mondo, liberando di questo gioco poco evangelico.

Buona Domenica con Gesù che, oggi, distingue per non confondere e, così, far venire fuori la Verità.
Don Giuseppe Fiorillo

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