Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 29 ottobre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
con questo brano del Vangelo di Matteo (Mt. 22, 34- 40) della 30ª domenica del tempo ordinario, siamo sotto i portici del Tempio di Gerusalemme, ultimi giorni di Gesù nella compagnia degli uomini. Grandi manovre da parte del potere politico-religioso per screditare Gesù agli occhi di quella moltitudine che sempre più numerosa segue Lui, il nuovo rabbì, allontanandosi dai loro Scribi e Farisei ed Anziani del popolo.
“In quel tempo, i Farisei, avendo udito che egli aveva chiuso la bocca ai Sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della legge, lo interrogò per metterlo alla prova: Maestro, nella legge, qual’ è il più grande comandamento?
Gli rispose Gesù: amerai il Signore, Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e primo comandamento.
Il secondo poi è simile a questo: amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti (Mt. 22, 34 -40)
Nelle scuole rabbiniche del tempo di Gesù a partire dalle due più prestigiose scuole di Gerusalemme, Hillel e Shamnai, il dibattito sull’importanza dei comandamenti era aperto e le risposte erano molteplici e varie. C’era chi distingueva i comandamenti come leggeri da quelli più importanti, ma tutti convenivano che il pio ebreo doveva osservare tutti i 613 precetti, tramandati dalla Tradizione scritta ed orale. La puntualità dei rabbini contava 248 norme positive, quanto le ossa del corpo umano e 365 norme negative, quanti erano i giorni dell’anno.
La gente comune era incapace di conoscere ed osservare tutto ciò e, quindi, veniva disprezzata dai Maestri, definendola “razza perduta”, “popolo della terra”.
Su tutto ciò un lamento di Gesù: “gli Scribi e i Farisei legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito”. ( Mt. 23, 4).

Gesù, nel mondo grigio e pedante del suo tempo, porta novità. E la novità, cosa sorprendente, la prende dal passato, da tre passi biblici che, cuciti assieme, formano lo “shemah” (ricorda Israele), preghiera recitata tre volte al giorno dagli ebrei.
Dal libro del Deuteronomio: “tu amerai il Signore tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze”. (Dt. 6, 4)
Ed ancora: “porrete dunque nel cuore e nell’anima queste mie parole… le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai seduto in casa e quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai”… ( Dt.11,13- 21).
E ancora: “non ti vendicherai contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso” (Levitico 19,18).
Novità su novità! Tutto parte da un verbo “amerai”, al futuro, perché l’amore realizzato oggi sarà lievito per il futuro, per il mondo nuovo.
Altra grande novità( scandalo per i benpensanti del tempo!), il secondo comandamento è uguale al primo. Amare l’uomo è simile ad amare Dio. Il prossimo è simile a Dio: unione perfetta tra cielo e terra.
Le 613 norme Gesù le sintetizza in un’unica norma: “amore” e in un’unica azione: “amerai”.
“Tutti abbiamo bisogno di molto amore per vivere bene” (Jacques Maritain). Solo l’amore vince l’odio, variante impazzita dell’amore stesso: odio che avvelena la terra, che ruba la vita, che genera male senza fine: corruzioni, egoismi, guerre.
” Ogni briciola di odio che si aggiunge all’odio, rende questo mondo più inospitale e più invivibile. (Etty Hillesum).
Solo l’amore vissuto e partecipato ha la magia di realizzare il sogno di Isaia profeta che vede Dio stesso impegnato a preparare una mensa sulla collina di Sion, alla quale mensa invita tutti i popoli della terra a mangiare, bere e alzarsi sazi.
A quando la realizzazione del sogno di Dio?
- quando i ricchi epuloni della terra inviteranno a sedere con loro i poveri “lazzaro” che raccattano le briciole, cadute dai loro lauti banchetti; –
- quando Ebrei e Palestinesi (quale grande tragedia si sta consumando in queste ore!) si riconosceranno figli dello stesso padre ABRAMO;
- quando le madri non celebreranno più il funerale dei loro figli, sradicati dalla terra a motivo della follia umana.
” Una voce si ode a Rama,/ un lamento e un pianto amaro:/ Rachele piange i suoi figli,/ e non vuole essere consolata per i suoi figli,/ perché non sono più. “(Geremia 31,15-18); – - quando gli strumenti di guerra e di morte saranno convertiti in strumenti di vita e di pace: “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra (Isaia 2,3-4).
Buona domenica, con l’augurio che i nostri ansiosi ” quando”, possano tradursi in un “adesso”, carico della Gloria del Signore di cui è piena la terra.
Don Giuseppe Fiorillo