Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 24 dicembre
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
il cammino dell’Avvento si conclude con questa pagina di Luca (Lc, 1, 26-38) che ci racconta di un Angelo che viene mandato da Dio a Nazareth, un piccolo villaggio della Galilea, disprezzato a tal punto che, Natanaele a Filippo che gli annunzia la venuta del Messia da Nazareth, esclama: “da Nazareth può mai venire qualcosa di buono”? (Giovanni 1, 46). Eppure è qui, in questa estrema periferia dell’Impero Romano, che l’Annunzio scende su una casa, come tante, su Maria, un’adolescente povera che, come tutte le ragazze di Palestina, allora sognavano divenire la madre del Messia, atteso da secoli.
Ecco alcuni passi di questo straordinario racconto che è stato ed è fonte d’ispirazione per pittori, poeti, scrittori, narratori, santi, mistici:
“L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazareth ad una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: “rallegrati, piena di Grazia, il Signore è con te”. A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: “non temere, Maria, perché hai trovato Grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un Figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo…”.
Allora Maria disse all’Angelo: “come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” Le rispose l’angelo: “lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra…” Allora Maria disse: “ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”. E l’angelo si allontanò da lei (Lc 1, 26- 38)
Le riflessioni su questa parola di Luca hanno riempito biblioteche di libri, ma ancor più, hanno acceso cuori, aprendoli alla gioia.
Dio che viene parla il linguaggio della gioia: sii lieta, Maria, rallegrati. Gioia che Gesù, nelle ultime ore della sua vita terrena, nel Cenacolo, lascia a noi qual buon testamento: “sono venuto a portare a voi la mia gioia, perché la vostra gioia sia piena (Giovanni 15,11).
Ma noi cristiani, oggi, di questa pienezza di gioia che uso ne facciamo? Forse l’abbiamo svenduta per un piatto di lenticchie!… Noi che andiamo tristi per le vie del mondo… noi siamo pigri nel seminare speranza in questo vecchio mondo, avvelenato da egoismi, inquinamenti, sopraffazioni…
È tempo, ora, di lasciare tutto e tutti e mettere in cattedra Maria ed ascoltare lei che, con semplicità di vita e umiltà di cuore, ci dà lezioni di vita gioiosa… quando, di notte, in casa, impasta il pane per il giorno dopo; quando, con pazienza, alla fontana del villaggio, attende il suo turno per riempire il suo orcio d’acqua fresca; quando, al lavatoio del paese, sciacqua i pochi panni e, in compagnia canta le nenie, apprese, da bambina, sulle ginocchia di sua madre, Anna.
Altra grande lezione Maria, oggi, dà a noi: saper utilizzare il grande dono che il Signore ci ha dato: l’intelletto con l’esercizio delle sue facoltà.
In tempi in cui ci svendiamo davanti agli idoli, quali il successo, il danaro, il potere, quando ci prostriamo davanti a chi ci fa vedere luci dove luce non c’è, Maria osa dire all’inviato di Dio, usando il cervello: “come avverrà questo che tu dici?”
E l’angelo dà a lei, alla sua richiesta, non una motivazione, ma due. Prima motivazione, teologica:” l’ombra dell’Altissimo ti avvolgerà e tu concepirai e darai alla luce un figlio e lo chiamerai Gesù”.
La seconda motivazione, storica, concreta: “ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio.”
Ed è solo allora, a spiegazione avvenuta da parte dell’angelo, che Maria, con pieno convincimento, dà il suo “eccomi” al Signore, la sua dichiarazione di un amore totale.
Inizia il concepimento, inizia il Natale.
Il Natale mette tutti in cammino! Cammina Maria, Giuseppe e l’asinello per raggiungere Betlemme, per ubbidire al decreto di Cesare Augusto che vuole tutti censiti nel paese di origine. Nella notte santa camminano per i cieli gli angeli cantando: gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore. Si mettono in cammino i pastori, dopo aver lasciato, nei recinti, le pecore, per cercare il nato bambino. Camminano i Magi alla ricerca di un mondo nuovo, intravisto nella traiettoria di una strana Stella. E cammina, fuggendo verso l’Egitto, la povera famiglia di Maria, Giuseppe e il neonato bambino. Tutti camminano perché è nato un nuovo mondo e bisogna farlo crescere nel cuore degli uomini. Camminano i figli della luce… ma camminano, purtroppo, anche i figli delle tenebre. E si muove il malvagio Erode e compie la strage degli Innocenti, all’alba del nuovo mondo, sdradicando dalla vita “i cuccioli di uomo”! (Rudyard Kipling).
I nuovi Erodi, oggi, si muovono a Gaza, in Palestina, in Israele, in Etiopia, in Mozambico, in Ucraina, in Haiti, in Nigeria, in Sudan…. ed in cento, mille altri luoghi di pena e di morte.
E così anche oggi: “Rachele (la dolce sposa di Giacobbe che muore nel dare alla luce il secondogenito, Beniamino, icona di tutte le madri, private violentemente del “frutto delle loro viscere”) piange i suoi figli / e non vuole essere consolata per i suoi figli,/ perché non sono più. (Geremia 31,15)
Buona domenica ultima di Avvento. Buon Natale, un Natale capace di dare luce al cammino di tutti, soprattutto, di chi vive nella sofferenza, nella solitudine, nell’ingiustizia.
Don Giuseppe Fiorillo