[adrotate group="4"]

Nel Giorno del Ricordo, la riscoperta di Bruno Corbo di Arena, Guardia di P.S. caduto nelle foibe

A riportare alla luce la storia di questo eroe calabrese finora dimenticato è stato Pasquale Scalamogna, attuale vice sindaco di Vibo Valentia

Le Foibe. Solo da pochi anni gli italiani hanno iniziato a sentir pronunciare questo nome, alcuni senza saperne il significato, senza saperne cogliere la sostanza, senza abbinarlo ai fatti drammatici che avevano collegato queste fessure nelle rocce carsiche di quei territori con la pulizia etnica, con le sparizioni, con l’uccisione di migliaia di uomini colpevoli di essere italiani.

È solo da pochi anni che l’Italia celebra, ogni 10 febbraio, il Giorno del Ricordo, istituito con Legge n.92 del 30 marzo 2004. L’apertura della pagina della storia sulle Foibe, e sull’esodo degli italiani dalle loro terre nei territori della Venezia Giulia, della Dalmazia e dell’Istria, rispetto al silenzio omertoso e colpevole sulle vicende che avevano coinvolto le popolazioni italiane a Trieste e nei territori limitrofi, ha rappresentato per l’Italia repubblicana e democratica il segnale del cambiamento di un’epoca. È stato un primo passo verso una scrittura più onesta di quegli anni controversi

L’Italia libera che apriva il suo libro di storia, affrancato dalla penna rossa che fino a quel momento aveva cancellato interi periodi e tante vicende scabrose consumate a danno di tante famiglie. La storia di terre italiane e soprattutto di donne, di uomini, di anziani e di bambini, con gli stessi diritti di tutti gli altri, trattati come oggetti scomodi da nascondere, perché erano individui che facevano paura per i loro ricordi e per le loro testimonianze.

Erano state accuratamente tenute nascoste in Italia, anche le violenze e la pulizia etnica compiuta dalle milizie comuniste di Tito a danno della popolazione italiana. L’informazione e la cultura per decenni aveva accuratamente occultato, per compiacere il partito comunista italiano, la cacciata delle famiglie dalle case e dalla loro terra in Istria, a Fiume, a Pola, in Dalmazia. Italiani uccisi o cacciati, allontanati dai loro interessi, dalle loro radici, dai loro affetti, dalla loro vita e nessuno ne parlava, nessuno protestava, nessuno sollevava problemi, nessuno manifestava, nessuno intonava inni, nessuno indossava magliette con le foto dei simboli di quella tragedia.

Nessuno sapeva o voleva sapere di queste storie, storie di italiani.

In vent’anni, grazie all’istituzione di questo Giorno del Ricordo, ci si è impegnati a riscoprire queste storie, dandone giusta dignità, attraverso una doverosa presa di coscienza che sta facendo scoprire realtà e vicende personali che erano cadute in un colpevole oblio.

È. Ad esempio, il caso della vicenda di Bruno Corbo di Arena. A scoprirla Pasquale Scalamogna, oggi vice sindaco di Vibo Valentia, ma che per legami familiari si sente ancora oggi cittadino di Arena.

Bruno Corbo

“La storia – ricorda Pasquale Scalamogna – ancora poco conosciuta, se non addirittura totalmente sconosciuta, è appunto quella di Bruno Corbo di Nicola, nato ad Arena il 26.04.1920, Guardia di P.S. presso la Questura di Fiume, che nel Monumento ai Caduti del Paese del suo paese Arena risulta annoverato tra i “Caduti o Dispersi nelle Ultime Guerre”, con la semplice indicazione della regione geografica dei Balcani, e nulla più, mentre, le ricerche da me effettuate, hanno fatto emergere un scenario di dolore che collega direttamente questo mio concittadino al dramma delle Foibe”.

Pasquale Scalamogna è riuscito a ricostruire la storia di Bruno Corbo.

“Nei giorni susseguenti il 25 aprile 1945, data nella quale, essendo iniziata la liberazione dell’Italia dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista, è stata sancita la sostanziale fine della seconda guerra mondiale – racconta – nella Dalmazia, nell’Istria, a Gorizia, a Trieste, a Fiume ed in altre città, sono state uccise o sono scomparse centinaia di persone, che, in particolare, con riguardo a Fiume, erano, in buona parte, in servizio presso la Questura, come il Commissario Capo, Dott. Amato Giuseppe, che fu arrestato dagli Slavi di Tito nel maggio 1945, assieme ad altre 93 persone, tra cui figura la Guardia di P.S. Bruno Corbo di Nicola. Ma, mentre il dott. Amato Giuseppe risulta essere stato poi fucilato al campo di Grobnico in data 16.06.1945, il nostro Bruno Corbo è stato dichiarato disperso in data del14.06.1945, cioè solo due giorni prima di questa fucilazioneDa qui la mia convinzione che la Guardia di P.S. Bruno Corbo di Nicola, essendo stato dato come disperso, non abbia subito la stessa sorte del suo superiore, ma, verosimilmente, sia stato gettato, subito dopo l’arresto, magari ancora vivo, in una delle Foibe”.

Pasquale Scalamogna

La ricostruzione di Pasquale Scalamogna è più di un’ipotesi; anzi, benché non ancora definitivamente riconosciuta nel paese natale di Arena, Bruno Corbo ha ricevuto il più importante riconoscimento nel corso di una solenne cerimonia tenutasi nel 2018 a Bologna, quando, come riportano le cronache locali di allora, “Una medaglia alla memoria di Bruno Corbo, vittima delle Foibe, e un diploma sono stati consegnati oggi in Prefettura al nipote Nicola Idà”.

“La cerimonia ufficiale si è svolta questa mattina – si legge nell’articolo del 14 febbraio 2018 – e il gesto formale è stato preceduto dall’ Inno di Mameli, da un piccolo intervento di Marino Segnan, presidente del comitato bolognese dell’ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia), e dalla lettura di alcuni passi tratti da testi sull’ esodo giuliano-dalmata da parte di alcuni allievi della Scuola di teatro “Alessandra Galante Garrone”. La medaglia e il diploma sono stati consegnati dal prefetto Matteo Piantedosi, assieme al consigliere delegato della città metropolitana Raffaele Persiano e all’ assessore comunale di San Lazzaro, Federico Salerno”.

Da qui le conclusioni di Pasquale Scalamogna; “…pur nell’incertezza delle modalità con le quali è stato massacrato questo nostro martire, non chiarite neanche dalla motivazione della consegna della Medaglia Commemorativa, dove si legge: “GUARDIA DI PUBBLICA SICUREZZA PRESSO LA QUESTURA DI FIUME ARRESTATO NEL 1945 E PROBABILMENTE FUCILATO”, mi fa dire che il “Giorno del Ricordo”, istituito nel 2004 per rinnovare la memoria della tragedia degli italiani che abitavano lungo il confine con la Iugoslavia di Tito, tutt’altro che essere a noi lontano, perché riguarda intimamente la Calabria e, nel caso specifico, il paese di Arena”.

Exit mobile version