Riflessioni sulle pagine del Vangelo della domenica di Pasqua, 31 marzo
dì Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
oggi, è Pasqua di liberazione e memoria di un sepolcro vuoto, segno di vita sulla morte. Apriamo i Vangeli della Passione e raccogliamo qualche notizia su questo unico ed irripetibile evento della storia.
Gesù dalle autorità religiose e civili viene ritenuto un uomo pericoloso, perché, con le sue novità, mette in crisi tutte le tradizionali sicurezze; e, quindi, anche se si dovesse impostare un falso processo, deve essere condannato a morte e, a morte di croce, quale monito, soprattutto, per i suoi numerosi seguaci.
Morto Gesù in croce, finito il pericolo? Passata la paura? No! Assolutamente no!
Il Morto continua ad angosciare le autorità religiose. Difatti, la sera stessa di quel venerdì, i capi dei Giudei si recano da Pilato per chiedere che il sepolcro venga sigillato e custodito con delle guardie, dato che quel “malfattore” in vita, più volte, aveva affermato che, una volta ucciso, sarebbe risorto dai morti, dopo tre giorni. Pilato, infastidito dalla ipocrita presenza dei sommi Sacerdoti e, ancor più, angosciato per aver condannato a morte un innocente, li liquida, accettando le loro richieste.
Gesù, quindi, per decreto di Pilato e grande soddisfazione del Sinedrio, viene sigillato nel sepolcro e guardato a vista dai soldati romani e dalle guardie giudaiche. Ma, nonostante, tale sicurezza, all’alba del terzo giorno, Gesù rompe i sigilli, rotola la pietra e si presenta con tale luce da spaventare e far fuggire le guardie, giù verso la città.
Pasqua è riconoscere che infinitamente grande è l’amore di Cristo per noi e… “noi con amore chiediamo sempre più amore a Lui” (Mario Luzi).
Pasqua è rompere i sigilli di morte e riappropriarsi della vita! Sono tanti i sigilli di morte nel nostro vivere civile, religioso, sociale e noi siamo chiamati a romperli e riprenderci tutte le libertà, che ci consentono di vivere secondo Verità e Giustizia.
Per raggiungere questo ideale di buona vita è necessario rompere:
– i sigilli dei potenti della terra che soffocano poveri, diseredati, reietti. Impresa difficile, ma non impossibile, alla luce del Risorto che mette tutti in cammino verso un mondo nuovo;
– i sigilli delle mafie, dei corrotti, dei prepotenti, che infestano i nostri territori ,con azioni malvagie e s’impadroniscono del “nostro pane”;
– i nostri sigilli, sì, ci sono anche i nostri sigilli su famiglia, chiesa, ufficio, lavoro, scuola, con i quali, spesso, ci costruiamo un piedistallo sul quale salire e dominare (con grande illusione!) su tutto e tutti.
Buona Domenica di Pasqua con le parole, scolpite sulla tomba di don Peppe Diana, ucciso dalla camorra dei Casalesi il 19 marzo 1994: “Dal seme che muore fiorisce una messe nuova di Giustizia e di Pace”.
don Giuseppe Fiorillo