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La “lungimiranza” della nostra Costituzione attraverso la lettura completa dell’articolo 11

costituzione in gazzetta

Riflessioni in punta di penna ripensando a certe stranezze “legate” ad improbabili richieste di dimissioni del Capo dello Stato

di Maurizio Bonanno

Antefatto:

«È il 2 giugno, è la Festa della Repubblica Italiana. Oggi si consacra la sovranità della nostra nazione. Se il presidente pensa davvero che la sovranità sia dell’Unione europea invece che dell’Italia, per coerenza dovrebbe dimettersi, perché la sua funzione non avrebbe più senso». Lo ha scritto su X il senatore della Lega Claudio Borghi.

Articolo 11

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.

Riflessione:

L’ultima “sparata” di un leghista “da borgo” ha riportato all’attenzione di un pubblico più riflessivo l’articolo 11 della nostra Costituzione, da tutti unanimemente riconosciuto come quello che fa dell’Italia una nazione che “ripudia la guerra”, un concetto forte e preciso, così netto che da sempre ha posto in secondo piano la complessità di questa norma costituzionale che va oltre nel completare e così rafforzare il citato concetto principale.

È bene ricordare – rammentando orgogliosamente che tra i deputati dell’Assemblea Costituente sedeva anche un vibonese, Giacinto Froggio Francica (che ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere personalmente potendomi intrattenere con lui, nella sua casa, in chiacchierate per me eccezionalmente istruttive) – che i lavori che, come racconta la cronaca del tempo, hanno portato alla redazione definitiva dell’articolo 11 furono considerati molto impegnativi avendo visto discutere le più distanti forze politiche presenti in quella Assemblea costituente; negli occhi dei deputati erano ancora presenti gli oltre 60 milioni di morti causati dalla Seconda guerra mondiale e gli scontri fratricidi che avevano sparso sangue nel nostro paese nei decenni precedenti, per cui i padri costituenti avevano voluto redigere una norma che mettesse fine a questa continua alternanza di pace e di guerra che da sempre ha caratterizzato – e, purtroppo, caratterizza ancora oggi – la storia dell’uomo.

Questa volontà risentiva inesorabilmente della necessità di lasciarsi alle spalle un passato nazionalista e guerrafondaio che aveva portato il Paese alla catastrofe umanitaria ed economica che in quel momento si stava vivendo, ponendosi di fronte alla questione legata al fatto che il ruolo dell’Italia nel nuovo ordine mondiale non poteva essere meramente passivo – come sarebbe convenuto a chi prende atto del fallimento delle proprie politiche nazionaliste ma non si adopera per invertirne la tendenza – ma nemmeno neutrale, immaginando, invece, un atteggiamento proattivo, genuinamente orientato al creare le condizioni per una adesione allo spirito libertario di quegli ordinamenti il cui fine precipuo è proprio di “assicur[are] la pace e la giustizia tra le Nazioni”.

Ecco, allora, che proprio l’articolo 11 rappresenta al meglio quella che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in questi giorni ha evidenziato, quando si richiama ai valori della nostra Costituzione definendola «lungimirante e saggia, frutto della rinascita che prese le mosse dalla lotta di Liberazione».

Tutto ciò ha spinto il Capo dello Stato a rammentare insieme l’identità italiana e quella europea, sottolineando la sovranità anche di quest’ultima, perché proprio questo particolare ci tiene lontani dal concetto di Stato-Nazione dal quale hanno avuto origine nel secolo scorso le due devastanti guerre mondiali. Mattarella lo fa ricordando – ricordandoci – che i «padri della Patria erano consapevoli dei rischi e dei limiti di chiusura negli ambiti nazionali e sognavano un’Italia aperta all’Europa, vicina ai popoli che ovunque nel mondo stessero combattendo per le proprie libertà».

Dunque, l’articolo 11 quale conferma diretta della lungimirante saggezza dei nostri “padri costituenti” che già allora avevano compreso che la pace è possibile solo a condizione che il concetto di Stato-Nazione si fosse evoluto nella coabitazione tra ambiti nazionali ed interessi generali unendo questo pensiero in un unico articolo della Costizione, l’undicesimo appunto.

Una straordinaria “lungimiranza” perché negli anni  a venire permise all’Italia di essere tra i Paesi fondatori di un dialogo pacifico e costruttivo in Europa che avrebbe consentito la creazione di strutture sovranazionali, quali CECA, Euratom, MEC, CEE (ne cito solo alcune in ordine sparso), preludio della UE, ovvero di quella Unione Europea che ancora va crescendo potendo assumere un ruolo sempre più rilevante nello scacchiere politico mondiale e dando valore sempre maggiore a quel Parlamento Europeo per il quale siamo chiamati tra pochi giorni alle urne per offrire il nostro personale contributo alla nascita di una rinnovata Europa, una Europa che deve riscoprire il proprio ruolo nella storia, che si occupi di poche grandi materie pur lasciando agli stati Nazionali di poter decidere su ciò che non ha bisogno di essere centralizzato, secondo un principio di sussidiarietà tra Paesi ed Unione Europea. Un’Europa snella, dalle decisioni veloci e convinte, protagonista sulla scena internazionale, con buona pace di certi rigurgiti pseudonazionalisti di taluni borghi di stampo leghista!

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