Dal momento che abbiamo pubblicato la notizia, giungono in redazione continui messaggi carichi di dubbi, osservazioni, proteste
Sta destando preoccupazione, interrogativi, dubbi e proteste l’ordinanza del sindaco Enzo Romeo che impone un netto divieto dell’utilizzo dell’acqua con precise prescrizioni, in base alle quali l’acqua non può essere utilizzata per:
Uso alimentare
Igiene orale
Lavaggio di oggetti per l’infanzia (biberon, contenitori per pappe, e simili)
Lavaggio e preparazione degli alimenti
Lavaggio di stoviglie e utensili da cucina
Lavaggio di apparecchiature sanitarie:
mentre può invece essere utilizzata per la pulizia della casa e per il funzionamento degli impianti sanitari.

Questa levata di scudi che stiamo registrando da parte della popolazione nasce da una considerazione certamente importante: l’ordinanza di divieto non è scaturita dalla presenza – sempre sbagliata e pericolosa, ma in un certo senso abituale – del solito streptococco, la cui presenza è considerata un utile indicatore di inquinamento dell’acqua; e nemmeno dall’altro abituale Escherichia Coli, batterio coliforme pericoloso per la salute., la cui presenza indica un inquinamento fecale, determinato da una inadeguata disinfezione o ad una mancanza di integrità del sistema idrico. No.
Stavolta si parla della presenza di altri fattori inquinanti che, essendo diversi dal solito, hanno destato – appunto – maggiore preoccupazione e tanti interrogativi. L’acqua a Vibo Valentia non può essere utilizzata perché è stata riscontrata la presenza di tetracloroetilene, di tricloroetilene (che, in pratica, sono più o meno la stessa cosa) e di trialometano.
Si tratta di tipici scarichi industriali.
Qui? A Vibo Valentia? In questo territorio ben riconosciuto come area ad alta industrializzazione? Ma vogliamo scherzare?
Ed allora, non basta emettere un’ordinanza. È necessario andare oltre: capire, indagare, denunciare e… venire incontro ai disagi della popolazione.
Chiariamo subito. Detto in parole povere, è stata scoperta la presenza in questa acqua che arriva ai nostri rubinetti della, da noi conosciuta, trielina. Sì. trielina, nonché di altri solventi e refrigeranti.
Dunque, il tetracloroetilene è un alogenuro organico, usato principalmente come solvente nelle lavanderie a secco e per lo sgrassaggio dei metalli, nell’industria chimica e farmaceutica, nell’uso domestico. Il tricloroetilene è noto anche col nome commerciale di trielina, appunto. In particolare, il tricloroetilene è emesso principalmente nell’atmosfera soprattutto dagli effluenti delle industrie di sgrassaggio dei metalli, ma può anche trovarsi come contaminante nelle acque profonde e a volte nelle superficiali a causa degli scarichi industriali. Dal punto di vista tossicologico ad alte concentrazioni il tetracloroetilene causa depressione del sistema nervoso centrale, mentre concentrazioni più basse danneggiano il fegato ed i reni, La sostanza è irritante per gli occhi, la cute e il tratto respiratorio. Se ingerita può provocare vomito.
A sua volta, il trialometano è un composto che può dare origine al cloroformio, impiegato nella produzione di refrigeranti e come solvente; era usato in passato anche come anestetico; oppure al bromo-trialometano usato come reagente di laboratorio, nella sintesi di composti organici, come solventi.
Questo spiega il divieto praticamente assoluto dell’utilizzo dell’acqua, ma…
Non basta, non può bastare. Bisogna capire com’è possibile la presenza di trielina e cloroformio (giusto per citare elementi che ciascuno di noi riconosce). Di chi è la responsabilità. Non solo per colpire, quanto soprattutto per impedire che ciò si possa ripetere, ricordandoci che non stiamo parlando di un territorio ad alta industrializzazione, anzi…
Ed allora, il sindaco Romeo non si limiti alla sola ordinanza, vesta i panni del massimo responsabile della situazione sanitaria nel suo comune ed investa del problema l’Asp, provveda a denunciare all’autorità Giudiziaria informandola di questa situazione “anomala”; sospenda immediatamente a far data da oggi il conteggio sulle bollette dell’acqua mettendo dinanzi alle proprie responsabilità chi ha il compito di vigilare; e che Sorical rimborsi la “spesa straordinaria” alla quale la popolazione vibonese è costretta dinanzi a questa emergenza, che ci si augura possa durare a solo pochi giorni.
Intanto…