Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 4 agosto
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime/i,
in queste calde domeniche agostane, leggiamo tutto il VI capitolo di Giovanni che ha come fondale una festa di Pasqua (la seconda festa dopo quella narrata nel secondo capitolo, in occasione della cacciata dei mercanti dal Tempio) e, come luogo, una città, la cittadina di Cafarnao, sul lago di Tiberiade, con la sua Sinagoga, dove Gesù, attraverso un serrato dialogo biblico-teologico, rompe l’idilliaca frequentazione con la folla e con i suoi discepoli.
Accostiamoci al testo di questa diciottesima domenica del Tempo Ordinario:
“In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono al di là dal mare e gli dissero”: Rabbì, quando sei venuto qua?” Gesù rispose loro:” In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà… Allora gli dissero:” Quale segno tu compi perché vediamo e crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna del deserto”… Rispose loro Gesù:” In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e da’ la vita al mondo”. Allora gli dissero:” Signore, dacci sempre questo pane”. Gesù rispose loro:” Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!” (Giovanni 6, 24- 35).
La folla, il giorno prima, aveva mangiato a sazietà, aveva fatto festa e poi, a sera, aveva programmato di eleggere Gesù a re d’Israele. Ma Gesù, dopo aver ordinato ai suoi di precederlo, via mare, a Cafarnao, se ne va sul monte a colloquio col Padre, come era solito fare. Grande delusione della folla che, non vedendo Gesù, non si dà per vinta, ma, mettendosi sulle tracce dei discepoli, raggiunge Gesù a Cafarnao con delle barche e a piedi.
“Di là del mare” trovano Gesù ed iniziano un colloquio con delle domande alle quali Gesù risponde: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”.
Un invito questo a leggere la moltiplicazione dei pani del giorno prima quale segno di condivisione per essere pane per gli altri e non pane per se stessi. Non si vive di solo pane, perché vivere di solo pane è desiderare di vivere con sempre di più, di apparire di più, di essere applauditi di più e, poi, restare più affamati e più vuoti di prima. “Signore ci hai fatti per te e, inquieto è il nostro cuore, finché non riposa in te” (Sant’Agostino ).
Il riposare in Dio ci libera da tutti i falsi bisogni che affollano la nostra vita.
” Datevi da fare” dice Gesù alla folla.
” Datevi da fare” dice Gesù , oggi, a noi tutti che ci professiamo cristiani.
E darsi da fare, oggi, è:
non accettare una società che codifica comportamenti lontani dal messaggio cristiano, creando uno stile di vita sempre più egoista;
non vivere secondo i comportamenti dell’uomo vecchio (San Paolo) che si conforma alle regole di questo mondo, accettando compromessi per una propria vita più agiata;
non rimpiangere il passato, non idolatrare il presente, ma aprire spiragli sul futuro, far sbocciare fiori nella terra arida dei cuori umani;
non aver paura di vivere in modo “irregolare” contro la mentalità del “così fan tutti”, ma essere Vangelo che si fa pungolo per le coscienze addormentate, si fa volano verso il futuro di Dio per la realizzazione di terre nuove e cieli nuovi;
non avere paura di essere buon lievito che non turba gli umili, turba, invece, i potenti, non sconforta i cercatori di Dio, li sostiene sotto l’ombra delle sue ali.
Buona domenica nella gioia del Signore e con il monito di un santo vescovo: “Il cristiano autentico è sempre un “sovversivo” uno che va contro corrente non per posa ma perché sa che il Vangelo non è omologabile alla mentalità corrente” (don Tonino Bello).
Don Giuseppe Fiorillo.