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La provincia di Vibo Valentia registra il più alto numero di omicidi in cui non viene ritrovato il corpo

&NewLine;<p><em>Più di 50 &OpenCurlyDoubleQuote;omicidi senza cadavere” nel &OpenCurlyDoubleQuote;triangolo della lupara bianca”&colon; l’inchiesta nell’ultimo numero de lavialibera&comma; periodico di Libera e Gruppo Abele<&sol;em><&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<&excl;--more-->&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Più di 50 &OpenCurlyDoubleQuote;omicidi senza cadavere”&colon; siamo&nbsp&semi; in quella porzione della provincia di Vibo Valentia&comma; nota alle cronache come il «triangolo della lupara bianca»&comma; che comprende anche altri comuni come Francavilla Angitola e Curinga&comma; incastonati tra viali impervi e distese boschive teatro di una criminalità brutale&comma; di noti clan di ’ndrangheta e sanguinose faide&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p><strong>&OpenCurlyDoubleQuote;Gli scomparsi di mafia”<&sol;strong>&nbsp&semi;il titolo dell’inchiesta nell’ ultimo numero de&nbsp&semi;<strong>lavialibera<&sol;strong>&comma; periodico di Libera e Gruppo Abele&comma; che accende i riflettori sulla provincia di Vibo Valentia che registra il più alto numero di omicidi in cui non viene ritrovato il corpo degli uccisi&comma; seppelliti vivi o gettati in pasto ai maiali&period; Una casistica tutta calabrese&comma; divenuta nota dopo il caso di Maria Chindamo&comma; imprenditrice della quale si sono perse le tracce il 6 maggio 2016 davanti al cancello dei suoi terreni agricoli a Limbadi&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<figure class&equals;"wp-block-image"><img src&equals;"https&colon;&sol;&sol;vivipress&period;com&sol;wp-content&sol;uploads&sol;2024&sol;09&sol;lavialibera-1&period;jpg&quest;w&equals;1024" alt&equals;"" class&equals;"wp-image-14695"&sol;><&sol;figure>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Vicende segnate dalle lacrime di figli&comma; sorelle&comma; fratelli&comma; madri che si rivolgono agli aguzzini dei propri cari per poter avere indietro le loro spoglie mortali&period; Come spiega a lavialibera Marisa Manzini&comma; sostituto procuratore generale di Catanzaro&comma; «l’assenza di un corpo impedisce di fare gli accertamenti e di capire quali siano state le dinamiche del delitto&comma; l’arma&comma; le modalità della morte della persona&period; Così è molto più semplice per chi commette il reato rimanere impunito»&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<figure class&equals;"wp-block-image"><img src&equals;"https&colon;&sol;&sol;vivipress&period;com&sol;wp-content&sol;uploads&sol;2024&sol;09&sol;marisa-manzini&period;jpg&quest;w&equals;1024" alt&equals;"" class&equals;"wp-image-14697"&sol;><figcaption class&equals;"wp-element-caption">Marisa Manzini<&sol;figcaption><&sol;figure>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Dietro a questo modus operandi si cela «una crudeltà non da poco»&period; I pentiti raccontano di persone interrate prima ancora di esalare l’ultimo respiro&comma; di corpi ridotti a brandelli e dati in pasto ai maiali&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>«Si bruciano e dopo si rompono e si seminano» e i resti diventano «letame per le piante di noce»&comma; racconta il collaboratore Carlo Vavalà ricostruendo la dinamica dietro alla scomparsa&comma; il 23 gennaio 1990&comma; del giovane meccanico di Porto Salvo Francesco Covato&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>«Aggiungere all’uccisione anche l’occultamento del cadavere rende la cosa ancor più crudele e confonde chi la subisce – continua Manzini – nelle faide interne lascia il dubbio su chi possa essere stato l’autore&semi; esprime la volontà di fare doppiamente male&comma; anche ai familiari&comma; che non possono piangere il defunto»&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Sono tanti i casi raccontati ne&nbsp&semi;<strong>lavialibera<&sol;strong>&colon; Francesco Aloi&comma; 22enne scomparso a Filadelfia il 16 settembre 1994&semi; Francesco Vangeli&comma; 26enne artigiano scomparso il 9 ottobre 2018 a San Giovanni di Mileto&comma; Pino Russo Luzza&comma; 21enne operaio edile scomparso ad Acquaro il 15 gennaio 1994&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>La pratica è usata dai clan anche per aver ragione di conflitti interni&comma; per eliminare testimoni scomodi – spesso anche involontari – delle attività criminali&comma; mettere in atto vendette&comma; come sarebbe stato nel caso di Roberto Soriano&comma; scomparso nel 1996 per volere del clan di San Gregorio d’Ippona&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Dietro molti casi di desaparecidos calabresi&comma; venuti alla luce tra l’Angitolano e le Preserre vibonesi&comma; ci sono relazioni pericolose in un contesto intriso di cultura mafiosa e animato da un concetto perverso di onore&comma; dove la donna è spesso concepita come merce da investire in unioni forzate e matrimoni combinati&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>«Le indagini sulla sparizione di diversi giovani uomini – spiega Manzini – hanno portato a supporre che siano stati uccisi e fatti sparire perché avevano intessuto relazioni pericolose con donne di ’ndrangheta»&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>&OpenCurlyDoubleQuote;Le modalità crudeli e violenti nell’agire nei casi di &OpenCurlyDoubleQuote;lupara bianca” evidenziano – dichiara Giuseppe Borrello&comma; coordinatore di Libera Calabria – il carattere contraddittorio dell’agire &OpenCurlyQuote;ndranghetista&period; Da un lato capace di invadere i mercati finanziari anche grazie all’utilizzo delle più moderne tecnologie&comma; dall’altro asservita a una sottocultura patriarcale e antiquata che si manifesta soprattutto nei casi di lupara bianca&period; Una modalità atroce per far fuori una persona che secondo quei codici e leggi si sarebbe macchiata di una colpa talmente grave da rendere necessario cancellarne ogni traccia&period; Oltre al corpo&comma; se possibile&comma; anche la memoria&comma; fonte di fastidio e imbarazzo per i cosiddetti uomini d’onore&period;”<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<figure class&equals;"wp-block-image"><img src&equals;"https&colon;&sol;&sol;vivipress&period;com&sol;wp-content&sol;uploads&sol;2024&sol;09&sol;whatsapp-image-2024-09-04-at-11&period;22&period;23-1&period;jpeg&quest;w&equals;724" alt&equals;"" class&equals;"wp-image-14699"&sol;><&sol;figure>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>L’inchiesta de&nbsp&semi;<strong>lavialibera<&sol;strong>&nbsp&semi;sarà presentata durante Contromafiecorruzione di Libera che si svolgerà da<strong>&nbsp&semi;venerdì 18 a domenica 20 ottobre&nbsp&semi;<&sol;strong>presso la&nbsp&semi;<strong>Scuola di Polizia di Vibo Valentia&period;<&sol;strong>&nbsp&semi;Tre giorni di riflessione&comma; incontri&comma; lavori di gruppo per una nuova proposta di rinnovamento dei percorsi&comma; dei linguaggi e degli strumenti legislativi nella lotta alle mafie e alla corruzione e per ribadire l’importanza della rete sociale contro la &OpenCurlyQuote;ndrangheta e per porre al centro alcune questioni&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p><strong>Per iscriversi e partecipare&nbsp&semi;<a href&equals;"http&colon;&sol;&sol;www&period;libera&period;it&sol;">http&colon;&sol;&sol;www&period;libera&period;it<&sol;a><&sol;strong><&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p><&sol;p>&NewLine;

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