<p><em>A giudizio del Primario Emerito di Neuroscienze &#8220;I problemi non si risolvono nascondendoli&#8221;</em></p>



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<p>Quello che subito, e con molta enfasi, si è trasformato in un &#8220;caso nazionale&#8221;, ha inevitabilmente aperto un confronto di opinioni in proposito. La decisione di smistare i militari dell&#8217;esercito già operativi sul territorio della provincia, presso l&#8217;ospedale di Vibo Valentia per un &#8220;presidio dinamico&#8221;. ha provocato schieramenti tra chi ha condiviso la decisione, come il presidente dell&#8217;ordine dei Medici Antonino Maglia, che la contesta e chi, come il sindaco Enzo Romeo, ne minimizza la portata.</p>



<p>Nel dibattito si inserisce Mimmo Consoli, Primario Emerito di Neuroscienze proprio allo Jazzolino, medico dal riconosciuto valore e da sempre impegnato nel sociale e politico, oggi parte della &#8220;Rete Civica #Salviamo SSN&#8221;, che interviene esponendo una sua &#8220;opinione personale&#8221;, che poniamo all&#8217;attenzione dei lettori.</p>



<figure class="wp-block-image size-large"><img src="https://vivipress.com/wp-content/uploads/2024/09/domenico-consoli.jpg?w=225" alt="" class="wp-image-14951" /></figure>



<p>Così scrive Mimmo Consoli:</p>



<p>&#8220;Non è ulteriormente tollerabile sentire sulla sanità tante, troppe parole in libertà, come se i cittadini vibonesi circolassero con l&#8217;anello al naso. In un clima di estrema confusione, i censori di turno o i soloni onniscienti avanzano ipotesi e conclusioni assolutamente inconsistenti e contraddittorie. Bene ha fatto il Signor Prefetto ad utilizzare come deterrente l&#8217;esercito davanti alla struttura ospedaliera cittadina, a tutela ed a difesa delle classi medica e paramedica, spesso vittime innocenti di una &#8220;governance&#8221; approssimativa della sanità pubblica.</p>



<p>Fare come gli struzzi, nascondendo occhi e cervello nella sabbia o spingendo la polvere sotto il tappeto, non serve. I problemi non si risolvono nascondendoli. </p>



<p>A nulla vale cercare di dare una interpretazione paternalistica e protettiva che rimane un&#8217;interpretazione e non una più consona denuncia ed una più opportuna difesa reale della popolazione. </p>



<p>La dinamica delle relazioni sociali tra una sanità pubblica che eroga servizi, nonostante le altissime professionalità presenti, in una &#8220;governance&#8221; sostenibile della sanità, a fronte di drammatici diritti alla salute, ahimè talvolta denegati o “dilazionati”, esplode spesso in atti di mai accettabile violenza. E la violenza è figlia sicuramente di una mancata inibizione di impulsi di aggressività a fronte di bisogni talora gestiti sulla base della logistica sostenibile, talaltra su quella di domande ospedaliere esponenzialmente crescenti per mancata razionalizzazione della &#8220;governance&#8221; della sanità territoriale. Ma è sicuramente più figlia di una mala politica che ha radici profonde, antiche e recenti, che annidano nel mancato adempimento ad una serie di decreti regionali in linea con disposizioni nazionali. </p>



<p>Vuoi per carenza, di volta in volta, determinate da esiguità di risorse che riverberano su inadeguatezze logistiche e organizzative e quindi di scarsa produttività. Ne è conseguito che ai ricchi si dava sempre di più ed ai poveri si levava sempre anche il poco. Ma questo processo è durato anni e con responsabilità &#8220;bipartisan&#8221;. </p>



<p>Il comune denominatore è stato l&#8217;avere affidato talora la &#8220;governance&#8221; a fedeltà politiche più che ad esaltanti &#8220;expertise&#8221; gestorie, a cui badava la quadratura dei numeri più che l&#8217;erogazione dei servizi. Così le dotazioni di risorse si sono sempre più assottigliate, sino a diventare non più capaci di affrontare guerre atomiche con pistole ad acqua. </p>



<p>Le cause di tanta sofferenza, che talvolta esplode in un&#8217;ingiustificata violenza, vanno ricercate in ambiti non lontani dalla politica. A nulla vale annacquare o malcelare una responsabile azione della massima presenza dello Stato in loco in una decisione che ha il sapore di ricorrere ad un deterrente per evitare il peggio. </p>



<p>L&#8217;indirizzo dell&#8217;attenzione collettiva non va orientato sull&#8217;avamposto, sulla trincea di chi combatte la guerra nel servizio di una sanità sostenibile, ma verso una politica potente nell&#8217;espressione delle determinazioni possibili, ostinata nell&#8217;autoconservazione, inadeguata o non adeguatamente sensibile verso i bisogni collettivi. </p>



<p>Individuate le cause, cosa fare ? </p>



<p>A tale politica non si risponde certamente con la violenza , ma si può contrastarla e punirla con i liberi strumenti democratici in tempi e con modalità adeguate&#8221;.</p>

Militari all’ospedale Jazzolino, secondo Consoli (Rete Civica #Salviamo SSN): “Bene ha fatto il Prefetto”
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da Maurizio

- Categories: cronaca, opinioni
- Tags: ospedale JazzolinoSalviamoVibo Valentia
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