Il professionista è ritenuto vicino alla cosca di ‘ndrangheta “Grande Aracri”
Uno dei compiti della Guardia di Finanza è quello di intervenire dopo le sentenze passate in giudicato con complessi accertamenti economico-patrimoniali svolti ai sensi delle leggi Antimafia, per verificare quanto dei patrimoni riconducibili, sia direttamente che indirettamente, ai condannati possa essere derivato dai reati per i quali sono stati indagati.
Spesso succede che questi patrimoni siano del tutto incompatibili e sproporzionati rispetto a quanto dichiarato al fisco e altrettanto spesso succede che le Fiamme Gialle riescano a collegarli agli effettivi titolari e quindi sequestrarli.
È successo anche nei confronti di un professionista, ritenuto vicino alla potente cosca di ‘ndrangheta “Grande Aracri”, al quale sono sati sequestrati beni per oltre 7 milioni di euro.
L’uomo recentemente è stato condannato in appello per il reato di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso, nell’ambito dell’Operazione “Thomas” che nel gennaio del 2020 aveva portato all’arresto di tre persone per associazione di tipo mafioso, estorsione, abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite, omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, reati tutti aggravati dalle modalità mafiose.
Attraverso l’analisi di copiosa documentazione societaria e bancaria è stato possibile ricostruire gli asset patrimoniali e finanziari risultati nella disponibilità del professionista e del suo nucleo familiare, acquisiti con i proventi delle attività illecite commesse nel tempo o, comunque, risultati ingiustificatamente sproporzionati rispetto al profilo reddituale dichiarato.
Complessivamente sono stati sottoposti a sequestro beni mobili, immobili, compendi aziendali, quote societarie e ditte individuali, rapporti bancari ed assicurativi, al lui intestati o riconducibili, per un valore appunto di oltre 7 milioni di euro.