Piccole riflessioni ripensando al dibattito consiliare a proposito del bando, scaduto ieri notte, per individuare un “super consulente” di supporto agli uffici comunali nella realizzazione dei progetti finanziati dall’Unione Europea e dal PNRR
di Maurizio Bonanno
L’amicizia è sempre una dolce responsabilità, mai un’opportunità. Calza bene la frase di Khalil Gibran, sebbene il poeta intendesse ben altro e con ben altro spirito. Ma, parafrasandola limitandoci al solo concetto di “opportunità” torna utile per capire cosa sta accadendo in questi giorni al Comune di Vibo Valentia, dove non tutto fila liscio come si vorrebbe ed alla fine c’è sempre qualcuno che interviene e rompe l’idillio, scopre le carte e quindi il gioco.
Una premessa opportuna per comprendere i rumors di questi giorni intorno a Palazzo Luigi Razza e ricostruire quanto successo e sta succedendo, tra commenti, prese di posizioni, denunce all’opinione pubblica, ironie – culminati nella seduta di Consiglio comunale tenutasi ieri sera.
Una seduta del Consiglio comunale che ha raggiunto vette impreviste, grazie a quel primo punto all’ordine del giorno che ha scatenato le opposizioni. Tema del contendere la ricerca da parte dell’amministrazione comunale di un giornalista o pubblicista iscritto all’Ordine, con esperienza in uffici stampa e direzione di testate, nonché competenze nella comunicazione web e social, quale supporto agli uffici comunali nella realizzazione dei progetti finanziati dall’Unione Europea e dal PNRR, con particolare attenzione alla comunicazione, all’organizzazione di eventi e alla valorizzazione dei beni culturali e del turismo.
L’avviso pubblicato il 18 settembre aveva una scadenza stretta: le candidature dovevano essere inviate entro le 23:59 di ieri. Il lavoro prevede 65 giornate di attività a un compenso di 400 euro al giorno. In totale 26mila euro netti, somma che, con l’Iva inclusa, arriva a quasi 33mila euro.
Il consiglio comunale riunitosi giusto ieri, ha visto l’opposizione compatta con la presentazione di un ordine del giorno urgente, sollevando pesanti critiche nei confronti dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Enzo Romeo. L’opposizione ha contestato la gestione del bando e le tempistiche troppo ristrette, accusando la giunta di scarsa trasparenza e di non aver dato tempo sufficiente per una partecipazione ampia e competitiva.
In effetti, il profilo richiesto – laureato in Beni culturali o Scienze della comunicazione o equipollente, giornalista di lungo corso iscritto all’Ordine, esperto di social media e web, ex direttore di testata giornalistica ed ex dirigente d’impresa (wow! ndr)– è abbastanza complesso, non certo semplice da individuare, eppure l’amministrazione Romeo ha ritenuto che potessero bastare appena sette giorni per identificare questa sorta super consulente al punto da non preoccuparsi di pubblicizzare l’avviso pubblico anche fuori dai normali canali giuridici e burocratici; oltretutto non ritenendo sufficiente la presenza già in organico ed operative di figure professionali all’interno del personale comunale, per cui non si evince la necessità della motivazione di urgenza del bando in questione.
L’intervento in tal senso del consigliere Muzzopappa è stato preciso tracciando una linea alla levata di scudi dell’opposizione. Dopotutto, si tratta del gioco tipico della dialettica politica tra maggioranza ed opposizione.
D’un tratto, però, ci si è trovati nella condizione di dover ascoltare altri interventi scoprendo che maggioranza ed opposizione, sia pure da posizioni diverse, sono finite nel tunnel del populismo più rozzo.
Maggioranza ed opposizione, pur con accenti diversificati per necessità di collocazione politica, hanno iniziato a dissertare sull’entità del compenso: quattrocento euro al giorno? Inaccettabile! Uno scandalo… ci sono lavoratori che questa cifra non la percepiscono in un anno! E poi, perché 23mila per uno, quando possiamo fare 12mila per due! (volendo tralasciare altre più colorite espressioni).
Senza scomodare sociologi ed economisti, sarà opportuno richiamare l’attenzione al valore socio-economico di ogni lavoro, in base al quale ogni attività lavorativa ha la sua giusta dignità e con esso il lavoratore, ma ciò non toglie che non tutti i lavori sono uguali, non tutti comportano le stesse responsabilità, non tutti hanno lo stesso peso sociale: c’è differenza di livello e questa differenza si ripercuote (per fortuna!) inevitabilmente sulla retribuzione da dare a chi fa quel lavoro. E, più alto è l’impegno – qualitativo prima che quantitativo – per il lavoro richiesto, maggiore sarà il valore da attribuirgli: vale per un medico e per un ingegnere, per un avvocato e pure per un giornalista; così come per un operaio e per un impiegato, per un dirigente e per un amministratore.
Aver svilito la discussione sul tema retributivo ripercorrendo la strada impervia del cosiddetto “uno vale uno”, ha rappresentato un punto calante del dibattito consiliare.
Torna in mente la vecchia storiella che racconta di quell’ingegnere chiamato per valutare il danno di un macchinario che non funzionava più. Sedutosi di fronte alla macchina, comincia a scrutarla toccando alcuni punti specifici; quindi si fa dare un piccolo cacciavite, armeggia per un paio di minuti fino a quando la macchina riprende a funzionare come prima. Il proprietario dell’azienda felice e si offre di pagare il conto subito.
“Quanto le devo?” – chiede
“In totale mille euro”, la risposta.
“Mille euro?! Mille euro per un paio di minuti di lavoro?! Mille euro, semplicemente per aver girato una piccola vite?! Certo, questo è importante per il nostro lavoro, ma… mille euro è un importo pazzesco! Pagherò solo se mi invia una fattura dettagliata che giustifichi perfettamente questa cifra!”
l’ingegnere annuisce e se ne va. La mattina seguente fa recapitare la fattura che riporta: Servizi offerti:
Serrare una vite: Euro 1
Sapere quale vite serrare: Euro 999.
Ecco, cortesemente non ci infiliamo in tunnel populisticamente bui: che almeno il più alto consesso (per definizione) della città abbia rispetto per quei professionisti che ogni giorno affrontano il disprezzo di coloro che per la loro stessa ignoranza non riescono a capire il valore della conoscenza professionale.
Tanto, i difetti nella stesura di questo bando – che le solite malelingue sospettano sia stato concepito in base a profili precisi – sono tanti e tali che ancora tutto è possibile.