Il parroco è stato avvicinato in modo minaccioso da due persone mentre si trovava vicino la seminario di Mileto con alcuni volontari
Dal momento in cui si è sparsa la notizia. è stato un susseguirsi di messaggi di solidarietà.
I fatti. Don Domenico Dicarlo, parroco della basilica cattedrale di Mileto e fondatore del Centro di recupero Maranathà, ha subito pochi giorni fa un grave episodio di minaccia da parte di due individui che si sono presentati spacciandosi come sindacalisti. Mentre si trovava vicino al seminario con alcuni volontari, due persone lo hanno avvicinato in modo minaccioso, chiedendogli di portarli al cantiere del Villaggio di Maria, un progetto per una comunità residenziale per i poveri ancora nella fase iniziale. Don Dicarlo ha spiegato che non c’è ancora alcun cantiere, ma solo un’idea progettuale, e ha cercato di ottenere l’identificazione dei due uomini, i quali si sono rifiutati e lo hanno aggredito verbalmente. La tensione è stata tale che don Domenico ha avvertito un malore, seppure temporaneo e non preoccupante per la sua salute, m la preoccupazione è salita forte in tutto l’ambiente che conosce il parroco e da sempre lo apprezza per i suoi modi sereni di affrontare ogni situazione.
Quanto accaduto ha turbato non poco, in ogni ambito e settore della comunità e del territorio vibonese… e non solo.
Infatti, tra i tanti messaggi di solidarietà a don Domenico Di Carlo, si segnala anche quello del Forum Famiglie Calabria.
Il presidente Claudio Venditti, insieme al presidente provinciale del Forum di Vibo Valentia, Onofrio Casuscelli, ha diffuso una nota di solidarietà e di vicinanza.
“Se una frusta ti colpisce, ti lascia il segno sulla pelle, ma se ti colpisce la lingua, ti spezza le ossa’. Così, si legge nel libro biblico del Siracide . si legge nella nota – L’aggressione verbale che ha subito il Parroco del Duomo di Mileto e Fondatore e presidente fondatore e presidente del Centro di recupero Maranathà, punto di riferimento da molti anni contro le dipendenze dalla droga e l’alcolismo, non può essere rubricata come una bravata o frutto di intemperanze. Colpisce in modo diretto un sacerdote, che sicuramente ha già perdonato i suoi aggressori, impegnato nell’azione pastorale nella sua comunità e nel dialogo e recupero di coloro che cadono vittime della droga. La sua azione sicuramente indebolisce “i seminatori di morte” che si arricchiscono pregiudicando il futuro di tanti giovani e recando sofferenze alle loro famiglie”.
Cosi scrivono Claudio Venditti e Onofrio Casuscelli, che aggiungono: “Certamente la solidarietà e la vicinanza non bastano ma occorre far sentire la voce perché serve comunque a smuovere l’indifferenza. In presenza di un atto di violenza e di odio inaccettabile che non può avere posto nella nostra società”.
“Il nostro pensiero e le preghiere di tutto il Forum – concludono il presidente regionale ed il presidente provinciale del Forum delle Famiglie – sono per don Domenico e per tutte le persone e le famiglie che gli sono vicino e verso le quali svolge il suo servizio ministeriale”.