Oggi più che mai i ragazzi hanno bisogno dei loro maestri, hanno bisogno di sognare, di imparare a guardare la luna
di Alberto Capria*
Oggi, 5 ottobre, si celebra la Giornata Mondiale degli Insegnanti.
Come in tutte le giornate mondiali, se ci si limita alla ricorrenza si svuota la stessa del suo significato più profondo. Nel caso di specie sarebbe auspicabile una riflessione sull’importante ruolo che il Docente occupa all’interno della comunità come faro educativo.
Dal 1994, con la collaborazione dell’Unesco, dell’Organizzazione internazionale del lavoro e di Education International, in questo giorno si celebra la figura dell’insegnante, ricordandone l’importanza del ruolo, i progressi ottenuti nel campo educativo e i traguardi ancora da raggiungere in tutto il mondo.
L’obiettivo della giornata è quello di suscitare riflessioni sulle sfide che affrontano quotidianamente i Docenti e sulle difficili condizioni di lavoro a cui spesso sono sottoposti. Questo giorno, infatti, è anche l’occasione per fare il punto sui risultati raggiunti in materia di istruzione e formazione.
In una società spesso distratta e lontana dai complicati anni tipici dell’adolescenza, i Docenti possono rappresentare davvero quella essenziale bussola delle emozioni che orienta al giusto e al bene. Oggi più che mai i ragazzi hanno bisogno dei loro maestri, hanno bisogno di sognare, di imparare a guardare la luna: spesso, nella loro vita extrascolastica, faranno i conti con un mondo che addestra a non andare oltre il dito che la indica.
Nel panorama sconfinato di informazioni che ci insidiano e che ci opprimono, c’è vitale bisogno di qualcuno che aiuti i nostri ragazzi a dipanare dubbi e ragionamenti fallaci.
In questa deriva culturale ed umana che non nuoce solo al singolo ma all’intera comunità, i docenti italiani, ritornando ad essere protagonisti di saperi trasformati in competenze, devono veder riconosciuto il loro ruolo culturale ed educativo.
Mai come nei tempi che viviamo il mondo dei giovani è costellato da piccole e grandi paure, che talvolta diventano montagne insormontabili. Ed è la scuola il luogo dove si possono accendere speranze e coltivare sogni perché, come recitava un adagio ministeriale di qualche anno fa “La Scuola è il battito della comunità”.
Come si fa a non essere eternamente grati a tutti i nostri Docenti, che, in quest’epoca digitale, sono sempre di più persone di riferimento per i nostri ragazzi. Quei Docenti che oltre a strutturare sapere, conoscenze e competenze, aiutano studentesse e studenti a crescere liberi e responsabili. E come si fa a manifestare la nostra gratitudine se non riconoscendo fattivamente la loro professionalità e il loro ruolo, iniziando a retribuirli in maniera adeguata e creando una vera e propria carriera docente. Conosco bene il grande senso del dovere che caratterizza chi lavora nelle scuole, ma non è giusto… continuare ad approfittarne.
Affidiamo loro il nostro futuro, anzi il nostro oggi perché, come ha recentemente esternato il Vescovo Attilio Nostro, “I nostri bambini non sono solo la nostra speranza per il futuro, ma il nostro dovere di oggi”.
Non faccio gli auguri ai “miei” docenti per la ricorrenza: li ringrazio per il quotidiano, settimanale, mensile, annuale lavoro svolto con impeccabile professionalità e senso del dovere: rinnovando la più sincera stima ai docenti italiani: senza di loro…non c’è scuola!
*Dirigente Scolastico