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Nico Console, ovvero i tormenti politici di chi imbocca la strada dell’ex

nico console

L’ex capogruppo azzurro nella passata consiliatura spiega in Consiglio le motivazioni della sua scelta

Aveva ratificato la sua decisione con una lettera al presidente del Consiglio comunale preannunciando che solo il quella sede avrebbe illustrato le motivazioni della sua scelta. Così ha fatto Nico Console, che durante il primo consiglio utile ha preso la parola ma non solo. Perché in politica anche i gesti hanno un valore.

E così, prima di iniziare il suo intervento compie un passaggio fisico che dà valore politico a ciò che sta per dire. Si sposta fisicamente da destra a sinistra: attraversa l’aula e sistematosi su uno degli scranni della maggioranza inizia a parlare rivolgendosi innanzitutto ai suoi ex compagni di viaggio.

L’aula consiliare appare partecipe del tormento che Nico Console palesa anche fisicamente: «Sono quidal 2013 – ricorda probabilmente soprattutto a se stesso – Ero tra questi banchi quando si stava per dichiarare il dissesto e la spazzatura arrivava al primo piano dei palazzi. Tante responsabilità ci siamo assunti, promuovendo azioni concrete fino ad arrivare alle elezioni di giugno».

Console ha guidato la lista di Oltre, diretta emanazione del candidato a sindaco del centrodestra Cosentino, e lancia il dardo alla coalizione sottolineando: «unacampagna elettorale nella quale siamo andati dietro a un candidato che professava discontinuità rispetto ai risultati amministrativi del centrodestra».

Poi si sposta sulla attualità e boccia in maniera netta l’allargamento del centrodestra vibonese in direzione di Noi Moderati: «Ricordo solo che mentre noi ci concentravamo su questo, loro dicevano che avremmo voluto rovinare i cittadini, definendo la nostra una classe politica regionale da marciapiede». E ancora: «Ci sono partiti che hanno trasformato valori della ex Dc a cui mi ispiro fieramente, dando vita ad un centrodestra oligarchico che sconfina nel familismo. I miei valori – rivendica con tormentato orgoglio Console – sono diversi».

La conseguenza di ciò spiega la sua trasmigrazione fisica lungo l’emiciclo consiliare: «Sindaco, sono qui a dare una mano alla città e qualsiasi provvedimento sarà da me votato e sostenuto se in questa direzione».

È un definitivo cambio di rotta politica? Non esattamente, perché quasi a tranquillizzare se stesso ancor più che i suoi ex compagni di viaggio, conclude: «Non è un addio. È un momento di pausa per capire dove voglia andare questo centrodestra».

Che sia tormentato, che sia una decisione sofferta è evidente, ma non basta a renderlo in pace soprattutto con sé stesso, visto che, prima di concludere, quasi si giustifica: «se a qualcuno devo coerenza la devo solo a me stesso. Da capogruppo di Forza Italia ho sottolineato che rinunciavo alla mia soggettività ma non alla mia sensibilità. Quei valori mi devono consentire di guardarmi allo specchio e salutare i miei amici. Per questo costituisco il gruppo Misto con il coraggio di un piccolo uomo, per risvegliare le coscienze di un dibattito politico da riaccendere in aree che vorrebbero allontanarlo da chi è stato investito legittimamente

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