Nel centrodestra, Forza Italia in riunione permanente, Fratelli d’Italia ne discute ed i centristi restano fortemente critici. Nel centrosinistra, PD irritato che torna ai vecchi metodi da politburo. E L’Andolina sta a guardare…
Di sicuro non siamo tra Montelusa e Vigàta. Siamo sì in autunno, ma nell’anno del Signore 2024 e non nel 1877. Quelli erano i tempi della Sinistra storica al governo, e dei malumori contro il mantenimento dell’odiosa tassa sul macinato. In questo caso, al governo della Provincia (di Vibo Valentia) dovrebbe esserci il centrodestra, ma il condizionale è d’obbligo, e la discussione non è su una singola, sia pure odiosa, tassa, ma sull’intero bilancio dell’ente.
E, a dire il vero – e purtroppo! – non c’è nemmeno un Camilleri a raccontare i fatti, questi fatti, ma semplici cronisti di periferia.
Ciò chiarito, il resto si presenta come una trama intrigante, perché appare come una combinazione di mosse che sembrano ingegnose: all’interno di una macchina scenografica a scacchiera, con i suoi spazi mobili resi illusori dal tatticismo dei giocatori.
Tutto succede, in questo «teatro politico» di manovre che a ben guardare sono ingannatrici: piccoli sommovimenti senza che nulla appaia accadervi. Il macchinismo è in obbligo ora con la doppiezza, ora con gli sghembi della ragion politica. Il traffico delle apparenze è gestito, in tutti i casi, dalla contraffazione: iniziative estemporanee e furbesche da una parte; azioni dettate da disperata lucidità della ragion politica dall’altra.
La partita è ancora aperta. La verità sta in un probabile «scavalcamento», uno scacco matto che scombina. Perché se uno dei due giocatori prende in mano il cavallo, tutto si rimescola.
Il Cavallo è il pezzo più caratteristico degli scacchi, dato che ha un movimento molto particolare, nonché la possibilità di saltare pezzi del proprio schieramento e di quello avversario. In parole semplici, il Cavallo spostandosi con un movimento ad L si muove in maniera irregolare e scombina gli equilibri.
Attenzione, però, il cavallo si muove sì creando trambusto, ma ha un limite: non può tornare indietro.
Corrado L’Andolina ha scelto di spezzare gli equilibri che stavano rendendo precaria la sua posizione scegliendo la “mossa del cavalo” ed un primo effetto lo ha ottenuto.
Ha mandato in tilt il PD, costretto a recuperare antiche ritualità da politburo e proclamando un’espulsione con effetto immediato e senza interlocuzione con il diretto interessato: roba in stile brezneviano!
Ha mandato in tilt Forza Italia, partito che dovrebbe essere il riferimento di L’Andolina, e poi il centrodestra tutto intero.
Risultato, partiti in riunione permanente. Forza Italia che continua ad incontrarsi: i consiglieri provinciali con il coordinatore provinciale e con altri esponenti di livello sul territorio; le fibrillazioni non sono poche, tra chi suggerisce prese di posizione drastiche fino alle estreme conseguenze e chi predica prudenza e pazienza. Partito azzurro in stand by tormentato tra il senso di responsabilità, che porta a dare priorità alla salvezza dell’Ente, ed il senso di rivalsa di fronte a questa “mossa del cavallo” giudicata inopportuna, intempestiva, temeraria.
Il gruppo centrista-moderato del centrodestra proprio quando era pronto ad offrire una sponda al presidente, è tornato sui suoi passi sorpreso dall’apertura di L’Andolina verso un esponente che finora indossava la casacca del PD. Riflette anche l’ala destra di Fratelli d’Italia, che ha a sua volta convocato il direttivo provinciale, sebbene chi guida rimanga sempre con il freno a mano tirato.
Il tutto mentre fa scuola quello che viene ribattezzato come il “metodo Console”, che, quantomeno in questa vicenda della Provincia, offre una sponda utile ai fini di una maggioranza rinnovata (al momento, il Gruppo Misto in Consiglio Provinciale consta di tre consiglieri).
Intanto, mentre da più parti si ritiene utile rinviare l’appuntamento previsto per il 5 novembre, tutti stanno a chiedersi: perché si è imbizzarrito quel cavallo? Perché questa affrettata “mossa del cavallo”?
Chi farà scacco matto?
Ah, ci fosse ancora Camilleri!