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GdF Catania: Operazione “Dentro o Fuori”, nei guai anche il commissario del Corap e dell’Arsai (VIDEO)

11112024 083747 foto soldi 1

&NewLine;<p><strong><em>Sergio Riitano avrebbe fatto parte&comma; insieme all&&num;8217&semi;imprenditore Giuseppe Paparatto di un sistema di somministrazione fraudolenta di manodopera e frode fiscale&comma; entrambi sono stati messi ai domiciliari<&sol;em><&sol;strong><&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<&excl;--more-->&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<figure class&equals;"wp-block-embed is-type-video is-provider-youtube wp-block-embed-youtube wp-embed-aspect-16-9 wp-has-aspect-ratio"><div class&equals;"wp-block-embed&lowbar;&lowbar;wrapper">&NewLine;<amp-youtube layout&equals;"responsive" width&equals;"500" height&equals;"281" data-videoid&equals;"GiporSwwZ80" title&equals;"Operazione &OpenCurlyDoubleQuote;Dentro o Fuori”&comma; nei guai anche il commissario del Corap e dell’Arsai"><a placeholder href&equals;"https&colon;&sol;&sol;youtu&period;be&sol;GiporSwwZ80"><img src&equals;"https&colon;&sol;&sol;i&period;ytimg&period;com&sol;vi&sol;GiporSwwZ80&sol;hqdefault&period;jpg" layout&equals;"fill" object-fit&equals;"cover" alt&equals;"Operazione &OpenCurlyDoubleQuote;Dentro o Fuori”&comma; nei guai anche il commissario del Corap e dell’Arsai"><&sol;a><&sol;amp-youtube>&NewLine;<&sol;div><&sol;figure>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Questa mattina&comma; oltre 120 finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania&comma; hanno eseguito&comma; nelle province di Catania&comma; Caltanissetta&comma; Messina&comma; Siracusa&comma; Ragusa&comma; Trapani&comma; Cosenza&comma; Vibo Valentia&comma; Napoli&comma; Roma&comma; Viterbo e Varese&comma; un’ordinanza di misure cautelari nei confronti di 15 persone di&nbsp&semi; cui 2 in carcere&comma; 4 agli arresti domiciliari e 9 destinatari di interdittiva finalizzate al sequestro di 28 società&comma; nonché di beni e disponibilità finanziarie per oltre 8&comma;2 milioni di euro<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>L’intera operazione però vede complessivamente 29 indagati&comma; ipotizzando i reati di associazione a delinquere&comma; emissione di fatture per operazioni inesistenti &lpar;FOI&rpar;&comma; dichiarazione dei redditi infedele e fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti nonché indebita compensazione di crediti fiscali inesistenti&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Le investigazioni hanno preso avvio a seguito dello svolgimento di una serie di controlli fiscali&comma; che avrebbero fatto emergere i segnali di un fenomeno illecito organizzato e particolarmente diffuso&comma; specie tra le imprese operanti nel settore turistico-alberghiero di Sicilia&comma; Calabria e Lazio&comma; dannoso sia per l’Erario&comma; a causa dell&&num;8217&semi;ingente evasione di imposte &lpar;dirette e IVA&rpar; e contributi previdenziali&comma; sia per le aziende che operano lecitamente sul mercato&comma; meno concorrenziali rispetto a quelle che si sarebbero avvantaggiate della frode&comma; in grado di praticare tariffe più convenienti in virtù dei conseguenti più elevati margini di guadagno&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Il meccanismo di frode prevedeva uno schema operativo ricorrente che partiva dalla costituzione di entità giuridiche in forma di consorzi &lpar;con sede legale a Roma e Firenze&rpar; e società consorziate &lpar;oltre 26 susseguitesi nel tempo distribuite tra le province di Milano&comma; Firenze&comma; Roma&comma; Catania e Messina&rpar;&comma; tutte prive di una propria organizzazione&comma; di mezzi e senza l&&num;8217&semi;assunzione di alcun rischio d&&num;8217&semi;impresa&comma; aventi di norma un ciclo di vita molto breve durante il quale avrebbero accumulato&comma; senza onorarli&comma; ingenti debiti tributari&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Questi soggetti giuridici&comma; legalmente rappresentati da prestanome&comma; spesso nullatenenti e privi di competenze professionali adeguate al ruolo apparentemente rivestito&comma; avrebbero operato come meri serbatoi di manodopera&comma; nel senso che sarebbero stati utilizzati esclusivamente per assumere un numero elevatissimo di lavoratori&comma; per la maggior parte provenienti dalle aziende divenute clienti&comma; per poi metterli a disposizione proprio di queste ultime sotto forma di appalto di servizi fittizio&period; In realtà&comma; come emerso dalle investigazioni&comma; i lavoratori non hanno mutato né sede lavorativa&comma; né qualifica professionale&comma; rimanendo&comma; di fatto&comma; alle dipendenze dell&&num;8217&semi;originario datore di lavoro per continuare a svolgere le proprie ordinarie mansioni&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Lo scopo sarebbe stato dunque quello di esternalizzare&comma; solo in apparenza&comma; la forza lavoro&comma; in modo da conseguire diversi vantaggi consistenti per le società clienti&comma; nella maggiore flessibilità a fronte di una riduzione di costi sul lavoro&comma; potendo modulare l’entità della manodopera in base alle esigenze di periodo e&comma; al contempo&comma; risparmiare sugli oneri retributivi&comma; assicurativi&comma; previdenziali e normativi connessi alle diverse tutele riconosciute ai lavoratori&semi; ciò per effetto del licenziamento dei dipendenti delle predette aziende e della parallela assunzione in capo alle consorziate&period; Per di più&comma; la stipula &lpar;solo formale&rpar; di un contratto di appalto avrebbe consentito alle clienti di detrarre l’iva applicata in fattura &lpar;non genuina&rpar; relativa ai &OpenCurlyDoubleQuote;presunti servizi” erogati e per gli ideatori del &OpenCurlyDoubleQuote;sistema consorzio”&comma; negli ingenti profitti illeciti derivanti dal mancato pagamento allo Stato dei debiti erariali &lpar;per imposte e contributi&rpar; maturati dal consorzio e dalle consorziate&comma; neutralizzati attraverso indebite compensazioni con crediti IVA inesistenti derivanti dal simulato acquisto di beni strumentali da società &OpenCurlyDoubleQuote;cartiere”&comma; in realtà appositamente costituite dal sodalizio criminale per emettere fatture false&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Quest’ultima operazione è risultata essenziale nella filiera del sistema fraudolento in quanto&comma; beneficiando di compensazioni con crediti inesistenti&comma; le consorziate hanno potuto certificare al cliente finale di avere &&num;8220&semi;correttamente&&num;8221&semi; assolto agli obblighi di versamento&comma; fornendo la certificazione di regolarità contributiva &lpar;da INPS o INAIL competente per territorio&rpar;&comma; cioè il modello DURC &lpar;Documento Unico di Regolarità Contributiva&rpar;&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Questo sistema&comma; in Calabria ha colpito soprattutto la filiera del turismo dove le aziende coinvolte potevano offrire servizi a costi inferiori a quelli di mercato accaparrandosi così una fetta di mercato maggiore&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Nei soli ultimi cinque anni&comma; l’importo totale delle fatture false emesse si aggirerebbe intorno ai 56 milioni di euro&comma; con circa 13 milioni di IVA evasa e profitti illeciti pari a oltre 8 milioni di euro&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Secondo la Guardia di Finanza i principali responsabili di questo sistema fraudolento sono il &nbsp&semi;commercialista Antonio Paladino e il suo collaboratore Gaetano Sanfilippo&comma; considerati i veri e propri promotori e organizzatori della rete e&comma; malgrado non avessero ruoli formali nei consorzi e nelle consorziate&comma; avrebbero gestito e orchestrato l’intera operazione&comma; anche grazie all’aiuto di altre persone coinvolte sia in Calabria che nel Lazio&comma; in particolare nelle persone del cosentino Sergio Riitano&comma; responsabile e referente della rete commerciale in Calabria e nel Lazio&comma; dal marzo 2022 nominato Commissario liquidatore del CORAP in liquidazione coatta amministrativa e ora anche della nuova Agenzia per lo sviluppo delle aree industriali&comma; e di Giuseppe Paparatto di Ricadi&comma; referente di alcune strutture ricettizie operanti in Calabria&comma; nelle plurime vesti di imprenditore&comma; professionista&comma; consulente del lavoro e depositario delle scritture contabili di società clienti dei consorzi nonché procacciatore di clienti per questi ultimi&comma; già sotto processo per l’inchiesta della Guardia di Finanza e della Procura di Vibo Valentia sul fallimento della &OpenCurlyDoubleQuote;501 Hotel S&period;p&period;A”&comma; del &OpenCurlyDoubleQuote;501 Hotel Gestione S&period;r&period;l&period;”&comma; della &OpenCurlyDoubleQuote;Phoenices General Trade S&period;r&period;l&period;” e della &OpenCurlyDoubleQuote;Onda Verde Mare S&period;r&period;l”&comma; con l’accusa di bancarotta fraudolenta&comma; società che avevano gestito importanti strutture ricettive della provincia vibonese come l’Hotel 501&comma; il Lido degli Aranci e l’Acquapark di Zambrone&period;<&sol;p>&NewLine;

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