Il modo con cui si è posto fine alla vicenda del bando non ha convinto il movimento politico della destra sociale, che adesso vuole vederci chiaro. Qualcuno parla di “mistero buffo”!
Cosa sarà stato?
Una semplice boutade? Ovvero, un ghiribizzo, un capriccio, una battuta di spirito unita a una punta di paradosso? Un’improvvisazione? Una trovata di fantasia, ma… non riuscita?
Oppure, è stata un’esibizione da Commedia dell’Arte, di antica tradizione? Quella che – si pensi al grande Goldoni – fa nascere la Commedia a soggetto – altro nome con cui è nota la Commedia dell’Arte – il cui tratto fondamentale è l’Improvvisazione?
Come altro definire quella vicenda, tra il serio ed il faceto, tra il paradosso e l’estrosità, che è stata il concorsone per il mega superconsulente al Comune di Vibo Valentia?
Per qualche settimana non si è parlato d’altro in città.
Una zuffa tra maggioranza e opposizione, tra chi difendeva l’iniziativa e chi l’attaccava, tra chi riteneva cosa buona e giusta avere una sorta di superman a supporto dell’amministrazione e chi ci vedeva il trucco per fare assumere un predestinato. Ed ancora, tra chi esaltava la necessità di un simile “genio” e chi invece – esattamente il sindaco – derubricava la cosa come fosse un malinteso: ma quale super consulente? basterà con la stessa cifra stanziata prendere due-tre-quattro bravi lavoratori…
Qualcuno trionfante gridava al successo di questo “super bando” raccontando che 33 erano le domande giunte (numero altamente simbolico!).
Poi, tutto è sembrato dimenticarsi finendo in un flop, un fiasco provocato dalla bocciatura in tronco di tutti gli aspiranti, con la commissione giudicatrice che, prima ha selezionato pochissime persone con i requisiti adatti a concorrere, estromettendo tutte le altre, poi, nella prova orale, ha fatto terra bruciata. Nessun idoneo, infatti, era stato individuato tra tutti gli aspiranti. Un paradosso, neanche gli uffici di Vibo Valentia fossero quelli della Nasa, ma – le malelingue hanno pensato – forse il modo migliore per chiudere la questione (la boutade?) ed archiviare l’argomento cestinandolo nel più nascosto ed irraggiungibile labirinto del palazzo municipale.
Ed allora – poffarbacco! – cosa sarà stato, dunque?
Una boutade? Una scena da Commedia dell’arte? Un’improvvisazione… mal riuscita?
Perché, sebbene ancora in attesa – prima spasmodica, ora spenta, come afflosciata – di avere un teatro vero, la città non rinuncia alle sue esibizioni, alle sue commedie. Come se fossimo in quel lontano XVI secolo: si racconta, infatti, che era il 25 febbraio del 1545 quando otto uomini si presentarono davanti ad un notaio di Padova per stipulare un contratto che di fatto dava vita alla prima compagnia teatrale della Commedia dell’Arte.
Sembra essere tornati quando, prima di quella fatidica data, nelle piazze saltimbanchi, mimi, cantastorie, giullari, ciarlatani si esibivano nella speranza di racimolare monete, con un modo di fare teatro che tanta fortuna ebbe in Italia e in seguito in Francia. E che anche ai giorni nostri ha influenzato artisti del calibro di Giorgio Strehler, del Premio Nobel Dario Fo, del grande Eduardo De Filippo, il quale iniziò la sua straordinaria carriera portando in scena la maschera di Pulcinella, perché come lui saggio e sornione, e creando con il “pernacchio” una boutade irresistibile tutta sua, simbolo di protesta dell’infimo che irride e che può vendicarsi del maggiorente.
Ma in quei giorni a Vibo Valentia è parso che si fosse caduti in un equivoco, perché l’improvvisazione, ricorda la Commedia dell’Arte, non va intesa in senso stretto. A quel tempo, gli attori non recitavano “a braccio”, in maniera totalmente spontanea, ma sottostavano ad una tecnica consapevole e ben studiata, frutto di anni di allenamento. Avevano chiaro il canovaccio, che sostituiva il testo, ma manteneva l’intreccio suggerendo all’abilità dell’attore come cucire l’abito elegante e giusto per lo svolgimento della commedia.
Ma a Vibo Valentia non abbiamo – purtroppo! – un Dario Fo, il Premio Nobel che ci ha regalato straordinari esempi di teatro dell’improvvisazione (basti ricordare Mistero buffo, giullarata popolare, capolavoro del 1969).
Ed allora, tutto si risolve in qualcosa che è semplicemente “buffa” e per niente artistica, per nulla di buona qualità. E, per quanto necessaria possa sembrare, ci si chiede quanto servirà ora che si riaccendano i riflettori su questo megabando per il “reclutamento di un esperto da inserire nella squadra dei tecnici del Pnrr a circa 400 euro al giorno per 65 giornate lavorative”, così come recitava il primo, originale canovaccio. Canovaccio originale che poi si è tentato di cambiare.
A riaccendere le luci è il gruppo politico “Indipendenza”, guidato sul territorio provinciale da Pino Scianò.
Il movimento politico che ha come leader Gianni Alemanno e che si richiama alla destra sociale, senza andare molto per il sottile, ha manifestato l’interesse – per come riporta un articolo pubblicato oggi da Gazzetta del Sud – di accedere agli atti dell’intera procedura (ed averne copia), «ivi comprese le istanze di partecipazione ed i verbali di espletamento della stessa», con riferimento in particolare, ma non in via esclusiva, «a quelli attinenti sia alla fase di selezione riservata alla valutazione del curriculum vitae, sia a quella riservata alla valutazione del colloquio». Il tutto, in ossequio al regolamento comunale «denominato Accesso civico – Piano per la prevenzione della corruzione», oltre che alle ben note norme di legge.
Insomma, il modo con cui si è posto fine alla vicenda del bando non ha convinto il Movimento Indipendenza: non hanno convinto le conclusioni alle quali era giunto l’assessore al Personale Marco Talarico e qualche altro suo collega della maggioranza di centrosinistra, secondo cui «le opposizioni avrebbero fatto il proprio “lavoro ” ma nessun elemento era stato individuato «in relazione alla illegittimità del bando che è stato pubblicato per una scelta dell’esecutivo legata a valorizzare il settore della cultura che è senza un dirigente».
Indipendenza, e per essa Pino Scianò, adesso, vuole vederci chiaro su tutta la fase della valutazione nel suo complesso, griglie comprese, ponendosi anche un ulteriore dubbio e chiedendosi come mai fra le decine di partecipanti, molti dei quali estromessi alla valutazione dei titoli, nessuno abbia pensato di presentare un semplice ricorso.
Che “mistero buffo” questo concorsone!