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Possibili scenari critici dopo il sequestro a Vibo Marina del sito della Meridionale Petroli (VIDEO)

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Il sequestro del sito comporta una serie di disagi anche per quanto riguarda l’approvvigionamento del prodotto in tutta la regione con ripercussioni dalla portata significativa tutta ancora da verificare

A Vibo Marina si respira un’aria strana intorno ai cosiddetti depositi costieri. È un misto, un alternarsi di preoccupazioni diverse e contrastanti. La gente comune segue con partecipazione tutto ciò che riguarda i temi ambientali ed i rischi connessi a possibili condizioni di inquinamento, ma gli stessi cittadini sanno bene che in un territorio in forte crisi economica ed occupazionale, quanto sta accadendo al sito della Meridionale Petroli potrebbe rappresentare un colpo fatale, con 23 famiglie che si troverebbero dinanzi ad un bivio pericoloso.

Ma andiamo ai fatti.

Ieri, gli uomini del Nucleo Operativo di polizia ambientale della Capitaneria di Porto di Vibo Marina hanno apposto i sigilli ad uno dei più importanti stabilimenti industriali del territorio, perché la Meridionale Petroli è il maggiore insediamento del settore relativo allo stoccaggio ed alla movimentazione di prodotti petroliferi liquidi finiti che rifornisce quasi tutto il territorio della regione.

Il sequestro, disposto dalla procura della repubblica, è stato deciso perché l’azienda viene accusata di effettuare uno scarico di acque reflue industriali in condotta fognaria, superando i valori limite fissati dal Testo Unico Ambientale per taluni parametri, tra cui azoto nitroso, tensioattivi totali, ferro ed idrocarburi totali. Circostanza che non sarebbe possibile perché il sito scarica direttamente al Corap, l’ex Consorzio industriale, attraverso una rete dedicata.

Un altro addebito è relativo alle risultanze della verifica sulle emissioni in atmosfera prodotte dagli impianti in uso presso il deposito costiero, attraverso un monitoraggio sulla qualità dell’aria con l’ausilio tecnico dell’Arpacal del dipartimento di Vibo Valentia, all’esito del quale sono stati constatati valori anomali di benzene in atmosfera, costituendo un potenziale pericolo per la salutedei lavoratori del sito produttivo.

Ancora questa mattina, dipendenti, funzionari e dirigenti del Gruppo Ludoil, cui appartiene la Meridionale Petroli, si sono ritrovati davanti ai cancelli sigillati dello stabilimento per riflettere e capire cosa fare dinanzi a queste osservazioni, anche in considerazione del fatto che ci si trova dinanzi a situazioni contrastanti, come ad esempio il fatto che l’azienda abbia acquistato ormai da due anni, e con un impegno di spesa di oltre un milione di euro, un’attrezzatura in grado di ripulire il processo di emissione dei vapori, ma l’autorizzazione, che deve essere rilasciata dagli enti preposti, è giunta solo da pochi giorni dopo un’attesa lunga due anni

L’incredulità serpeggia lungo i depositi costieri della Meridionale Petroli, dove ci si dice convinti che la popolazione non corra alcun rischio, perché sono rispettati tutti i vincoli ambientali.

Rimane un ultimo aspetto che non si può non tenere in considerazione, perché per nulla secondario. Il sequestro del sito comporta una serie di disagi: certamente in prospettiva occupazionale per i 23 dipendenti che qui lavorano così come per il considerevole indotto che ruota intorno a questi depositi costieri, ma anche per quanto riguarda l’approvvigionamento del prodotto in tutta la regione con ripercussioni dalla portata significativa tutta ancora da verificare.

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