Il racconto di un assurda odissea tra disservizi e lavori appena fatti e già da rifare. È possibile vivere in queste condizioni nel 2025? È così che siamo condannati a vivere?
Quale malefico sortilegio? Quale secolare maledizione condanna una città ad essere vittima perenne di eterne incompiute, realizzazioni malfatte, opere che, seppur realizzate, non riescono a decollare, ad offrire i giusti servizi ai cittadini, a poter godere di quanto fatto?
Eppure Vibo Valentia sarebbe la città capoluogo di quella che è detta la Costa degli Dei! Perché gli Dei così prodighi nell’elargire bellezze paradisiache, poi non preservano la città dai malefici? Sarà forse il contrappasso che chi qui vive deve scontare per compensare le bellezze che Madre Natura ha donato con tanta generosità?
Vibo Valentia è la città del nuovo ospedale atteso ormai da mezzo secolo… è la città che ha atteso il teatro per altrettanti anni e poi l’ha visto aprirsi e chiudersi in un solo giorno… è la città delle mancate tangenziali… è la città dei lavori pubblici infiniti e caotici, delle piazze contestate e non ancora consegnate, dai lavori che, comunque sia, consegnati in ritardo risultano mal funzionati (si veda alla voce “basole di scesa del Gesù!)
E adesso tocca alla stazione ferroviaria di Vibo-Pizzo!
Sono passati nove giorni appena, 9 giorni dalla notizia del completamento dei lavori della stazione di Vibo-Pizzo: un gradito regalo di Natale, si direbbe, perché consegnata, o meglio riconsegnata agli utenti poco prima di capodanno. Si è trattato, una volta tanto, di lavori compiuti entro il 2024, secondo cronoprogramma ed è stato giusto e sacrosanto dare risalto a questa bella notizia, con tanto di enfatico comunicato stampa pubblicato in pompa magna sui giornali.
E così, leggi la bella notizia con la soddisfazione di poter pensare che, alla fine, le cose si possono fare nei tempi giusti e bene anche qui, ma poi…
Basta andare in questi giorni alla stazione di Vibo-Pizzo per prendere un treno e rendersi conto che in realtà, a dispetto di quanto annunciato e descritto, poco o nulla è cambiato, se non del tutto peggiorato.
Arrivando con bagagli ingombranti, si rimane intrappolati negli scalini dal secondo binario in poi, perché? Quale il criterio dei lavori effettuati?
Se poi scegli l’interessante alternativa dell’ascensore super tecnologico fatto a vetri con “possibile” vista mare… beh, dopo neanche pochi giorni, risulta già fuori servizio e fermo con le quattro frecce!
Fai spallucce, pensi che siamo alle solite, ma pensi anche che una stazione appena rifatta ti possa offrire l’alternativa saltando la possibilità della “tecnologia ascensoristica” e ti imbatti nell’avventura di una scala abbastanza ripida per accedere al sottopassaggio, poco importa se hai bagagli importanti: che fai, ti attrezzi di mountain bike per tentare una speciale avventura alla Brumotti?
Ma il bello deve ancora venire, perché arrivati in fondo al sottopassaggio, la rampa per risalire, quella che dovrebbe offrire sollievo ai disabili, ahimè anche questa è completamente bloccata da nastri bianchi e rossi di chiusura… Come affrontare questa odissea, se sei carico di bagagli ingombranti? Ti rassegni a fermarti lì ed affrontare la notte all’addiaccio? Ti carichi sulla schiena valigie e ammennicoli vari per affrontare la sfida di risalire il sottopasso?
Ma è mai possibile che dalle nostre parti tutto si faccia con tale approssimazione? Chi realizza questi lavori? Chi collauda che questi, che sono lavori pubblici, siano stati ben eseguiti,, considerato che si tratta di soldi pubblici, di finanziamenti presi dal fatidico PNRR?
È la solita storia… è la solita maledizione, il solito malefico sortilegio. È la solita situazione che vive chi qui vive… Vive? È possibile vivere in queste condizioni nel 2025? È così che siamo condannati a vivere?
Ma chi qui vive ed opera non intende rassegnarsi…