Riflessioni sulle pagine del Vangelo di domenica 26 gennaio
di Mons. Giuseppe Fiorillo
Carissime, carissimi,
il vangelo di questa 3ª domenica del tempo ordinario contiene due brani: il prologo ,cioè, l’inizio del libro scritto da Luca (Lc 1,1- 4) e l’inizio della predicazione (Lc. 4,14-21).
“Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teofilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto (Lc 1,1-4).
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dov’era scritto: “Lo spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annunzio a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di Grazia del Signor”. Riavvolse il rotolo, lo consegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: “Oggi si è compiuta questa scrittura, che voi avete ascoltato”. Luca 14, 14-21.
Luca inizia la sua narrazione rivolgendosi a Teofilo (amante di Dio) confidandogli che il suo vangelo è frutto di un’attenta ricerca. Di fatti, Luca, il migliore scrittore del Nuovo Testamento, racconta di come lui si sia recato sui luoghi dove Gesù aveva operato e, dopo aver parlato con coloro che avevano frequentato Gesù, inizia a scrivere tutte le testimonianze raccolte; e nasce così il suo Vangelo. Teofilo può quindi fidarsi, perché lo scritto ha solide e concrete basi storiche.
Oggi, Teofilo, siamo noi che amiamo Dio, e cerchiamo Dio. Luca ci partecipa le storie della salvezza viste con i suoi occhi di medico e con la sensibilità del suo cuore, attento alla misericordia del Signore, soprattutto, verso gli umili.
La liturgia odierna con questo brano, che fa parte del 4º capitolo, ci porta a Nazareth. È sabato e con i suoi compaesani Gesù si reca nella sinagoga per ascoltare la parola di Dio, contenuta nella Torah e nei Profeti: libri scritti nel passato a testimonianza di come Dio ama il suo popolo. Gesù quel sabato, secondo il rito sinagogale, ascolta un brano della legge, eleva un canto corale, ispirato ai Salmi e poi, come ospite importante, gli viene affidata dal rabbino la seconda lettura. Ricevuto il rotolo dei Profeti, lo apre e legge il testo previsto per quel sabato. È un passo di Isaia (vissuto 700 anni prima) dove si racconta di come lo spirito di Dio, sceso sul profeta, lo invita a portare la buona notizia ai poveri, la liberazione da tutte le oppressioni e predicare la misericordia del Signore (Isaia 61,1-2). Letto il brano tocca a Gesù darne una interpretazioni. Ed egli la dà attraverso la più breve e più alta omelia espressa con pochissime parole: “Oggi si è compiuta, questa scrittura che voi avete ascoltato”. In altre parole il profeta, presentato da Isaia, è lui, il falegname, il figlio di questa terra, bagnata dalla lacrime di sofferenza, umiliata da ingiustizie, soffocata dalle prepotenze romane. Nella pagina di Isaia c’è tutto il programma della futura missione di Gesù, del Vangelo che realizzerà attraverso la sua opera, fatta di parole e di azioni. Gesù, facendo proprie le parole di Isaia, ci dice che c’è bisogno di una liberazione, prima di tutto sociale, civile. C’è un popolo che si vede cieco, zoppo, incatenato, calpestato. Questo popolo ha bisogno di guarire.
La guarigione passa attraverso la liberazione, predicata da Gesù. Realizzata la liberazione, predicata da Gesù, avverrà la salvezza del corpo e dello spirito. Corpo e spirito, nella teologia ebraica del tempo di Gesù, formano una inscindibile unità, chiamata “Sinolo”. Gesù. predica una rivoluzione laica, una conversione della società a favore di una convivenza giusta tra gli uomini. A Gesù non interessa per il momento la rivoluzione religiosa (cambiare liturgie, feste…). No! Difatti lui i sabati compie i doveri del pio ebreo, partecipando alla liturgia sinagogale nei villaggi dove si trova. Gesù è pienamente cosciente che, se si vuole vivere il proprio “oggi”, è necessario liberare prima la persona che si vede si tocca (ecco le guarigioni, ecco le moltiplicazioni di pani e pesci) e poi, di conseguenza, avverrà la liberazione dello spirito, percepito attraverso un’armonia, fatta di partecipazioni e condivisioni di gioie e dolori: “Rallegratevi con quelli che sono allegri, piangete con quelli che piangono”. (Romani 12, 15).
Buona. Domenica con il monito di un teologo luterano, martire della Shoah: “Non ci interessa un Dio che non aiuta a fiorire l’umano. Un Dio a cui non importa la fioritura dell’umano non merita il nostro interesse”. (Dietrich Bonhoffer, nato a Breslavia Polonia il o4/02/1906 e ucciso nel campo di Flossenburg Germania il 09/04/1945).
Don Giuseppe Fiorillo.