Il progetto del ministero di Economia e Finanza mette a rischio anche la Corte tributaria d’Appello di Reggio Calabria (da accorpare anche questa con Catanzaro)
Siamo alle solite!
In Calabria non sono 5 le Province, ma sono 3+2. Le ultime nate, sebbene siano trascorsi più di trent’anni dalla loro istituzione, a qualcuno (che sta in alto) non sono mai andate giù e, probabilmente perché disegnate male nella fretta di realizzarle, rimangono le “cenerentole”, da considerare con sopportata sufficienza e, appena se ne offre l’occasione, si prova a ridimensionarle, depotenziarle, tra l’indifferenza – o, ferse è meglio dire, l’impotenza – di questa politica (inutile ricordare che l’elevazione di queste due province calabresi furono tra gli ultimi atti davvero importanti della cosiddetta “prima repubblica”!).
La conferma, se mai ce ne fosse bisogno, arriva in questi giorni a proposito dei nuovi assetti per la geografia della giustizia tributaria in Calabria. Il Ministero dell’Economia ed il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt) stanno lavorando ad un piano di razionalizzazione che prevede la riduzione delle Corti di giustizia tributaria di primo grado da 103 a 39, con un taglio del 62%.
Le novità, inevitabilmente, riguarderanno anche la Calabria. L’ipotesi sulla quale si lavora prevede il taglio delle sedi di primo grado attualmente presenti a Crotone ed a Vibo Valentia con il loro contestuale accorpamento a quella di Catanzaro.
Con Catanzaro rimarrebbero aperte, ovviamente, anche Cosenza e Reggio Calabria.
L’obiettivo – viene spiegato – è di ridurre i costi – circa 700 milioni nel prossimo triennio – ed adeguare il sistema alla riforma della giustizia tributaria, che ha trasformato i giudici da onorari a professionali.
Con la nuova normativa, il numero delle toghe in servizio in primo grado passerà dagli attuali 1.648 a soli 448, rendendo insostenibile l’attuale distribuzione degli uffici.
Secondo le anticipazioni, rilanciate nei giorni scorsi dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore, il nuovo assetto manterrà aperte solo le sedi con un minimo di 1.000 – 1.500 ricorsi annui, concentrando le competenze nelle città più grandi. Il piano dovrà essere approvato entro il 31 agosto, come previsto dalla delega fiscale, ma il dibattito politico è già acceso.
Il gruppo Pd al Senato ha presentato un’interrogazione, temendo ripercussioni negative sulla giustizia tributaria e sull’accesso ai ricorsi per i cittadini. Dal canto suo, la presidente del Cpgt, Carolina Lussana, ha assicurato che sarà avviata un’istruttoria per trovare un equilibrio tra razionalizzazione ed efficienza del sistema.
A regime entreranno in servizio 576 magistrati tributari professionali, per quanto al momento si sia in sofferenza e la causa è da ricercare in una pianta organica ferma al 2008.
Catanzaro è pronta, dunque, a riprendersi Crotone e Vibo Valentia, ma non solo… perché si ragiona pure sull’opportunità o meno di mantenere in vita la Corte tributaria d’appello a Reggio Calabria, visto che una struttura simile già è operativa a Catanzaro e quindi…