La classifica della prima serata è un premio soprattutto ai testi che raccontano storie dal forte impatto sociale: Cristicchi, Brunori, Lucio Corsi, Achille Lauro, Giorgia
di Maurizio Bonanno
L’Alzheimer di Simone Cristicchi coniugato con la delicatezza di un figlio devoto alla madre debole e malata; il bullismo che Lucio Corsi accenna nel raccontare la voglia di essere quello che non si è; il tenero amore di un papà (e dico papà e non padre proprio per ribadire la tenerezza e l’intimità del sentimento) verso la propria figlia di Dario Brunori; e poi, l’approccio nostalgico verso quei “giovani incoscienti” di una stagione di vita ormai passata e senza ritorno ricordata da Achille Lauro, per arrivare alla cura di sè che Giorgia racconta sia possibile solo attraverso il potere benefico di una persona che si ama.
I cinque premiati dalla classifica al termine della prima serata del Festival di Sanremo 2025 sembrano accomunati di un preciso file rouge: il testo ha prevalso sulla musica e si è scelto di premiare il messaggio dal forte impatto sociale piuttosto che la canzone nella sua interezza.
Il Festival di Carlo Conti, si è detto potesse essere il Festival della Restaurazione e così è stato, dopo il lungo periodo di regno di Amadeus che qualche rivoluzione l’aveva portata nelle sue edizioni. Lui si è affidato a presenze paciose e confortanti come quelle di Gerry Scotti e Antonella Clerici, lasciando a Jovanotti il compito di alzare ritomo e livello, sia pure sempre in un clima ecumenico e rassicurante L’impressione dopo il primo ascolto è che si è nella media: buone canzoni, anche se manca quella che fa sobbalzare, quella che acchiappa e ti fa dire: vincerà di sicuro.
Qualche strizzatina d’occhio a potenziali tormentoni – Gaia, Coma Cose, Kolors – qualche atmosfera leggera e piacevole – Shablo con Tormento, Rocco Hunt, Willie Peyote – qualche sorpresa in positivo – Tony Effe, Bresh, Olly – e in negativo – Fedez, Modà, Irama – compitini semplici e scontati – Noemi, Clara, Francesca Michielin – le conferme senza sorprese – Gabbani, Elodie, Rkomi – e l’usato sicuro di un impeccabile Massimo Ranieri, così come anche Marcella Bella.
È un festival dal livello medio con poche impennate e tra queste giusto quelle che, si deve dare atto ha individuato la giuria della sala stampa chiamata a votare raccolti nella cinquina che è scaturita.
Simone Cristicchi con la sua canzone ha emozionato tutti indistintamente, fino alla commozione. Il suo testo è poesia, come poetico è il racconto che ipnotizza il pubblico: delicato, affettuoso, tenero: “Quando sarai piccola ti aiuterò a capire chi sei/ Ti starò vicino come non ho fatto mai/ Rallenteremo il passo se camminerò veloce/ Parlerò al posto tuo se ti si ferma la voce/ /Giocheremo a ricordare quanti figli hai/ Che sei nata il 20 marzo del ’46/ Se ti chiederai il perché di quell’anello al dito/ Ti dirò di mio padre ovvero tuo marito”. Per finire: “Quando sarai piccola ti stringerò talmente forte/ Che non avrai paura nemmeno della morte/ Tu mi darai la tua mano, io un bacio sulla fronte/ Adesso è tardi, fai la brava/ Buonanotte”.
Emozione pura… fino alle lacrime!
Cambia il tema, ma resta la poesia. Cambia la scena, ma rimane l’emozione. E siamo sempre in tema di sentimenti intimi e familiari anche con Brunori Sas.
In stile degregoriano, Brunori imbracciando la chitarra canta una tenerissima canzone d’amore alla figlia Fiammetta, nata nel 2021: “Sono passati veloci questi anni feroci / e nel mio cuore di padre il desiderio adesso si è chiuso a chiave”. Lo fa incastonando il suo sentimento semplice e puro nella realtà dei luoghi in cui lui è nato e cresciuto, lo stesso luogo dove è nata e vive sua figlia: “Sono cresciuto in una terra crudele dove la neve si mescola al miele/ E le persone buone portano in testa corone di spine/ Ed ho imparato sin da bambino la differenza fra il sangue e il vino/ E che una vita si può spezzare per un pezzetto di carne o di pane”.
È un brano da cantautore di vecchia scuola e può puntare con ottime chance al Premio della Critica.
Più complesso e sorprendente l’exploit di Lucio Corsi. Si presenta a metà tra un mimo ed un menestrello e quando si definisce “Cintura bianca di judo” aggiungendo che “il mondo è difficile per quelli normali”, sembra raccontare una storia di bullismo. Poi spiega che spesso si sogna di essere qualcosa che, in realtà, non è tanto meglio di ciò che si è e che spesso non si riesce a divenire ciò che si sognava”. Fa tenerezza con quel suo modo di presentarsi e conquista i cuori più sensibili.
Esclusivamente intimo e personale è quello che canta Giorgia, che sembra partire da una citazione di Battiato, ma poi svicola “in questa stanza buia solo tu sei la cura”, per raccontare il potere benefico delle persone nelle nostre vite, attraverso la potenza di un sentimento che aiuta ad andare incontro a una evoluzione interiore, senza mai smettere di imparare.
Giorgia parte con un vantaggio in più rispetto ai suoi colleghi in gara: la sua voce. Potente, bella.
La prima serata della più importante festa nazionalpopolare finisce qui.
P.S.= Merita, necessariamente, un discorso a parte il momento storico che Carlo Conti ha riservato al suo Festival. La presenza dell’ospite che più importante non si può e nulla di più potrà mai esserci: Papa Francesco ed il suo messaggio che ricorda che “la musica è pace”.