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I resti bruciati ritovati a novembre sono di Antonio Strangio

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&NewLine;<p><strong><em>La conferma definitiva è arrivata dalle analisi dei RIS di Messina<&sol;em><&sol;strong><&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<&excl;--more-->&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Ha finalmente un nome il corpo carbonizzato ritrovato il 18 novembre scorso all’interno di un’auto abbandonata nei pressi della fiumara Bonamico&comma; tra Bianco e Bovalino&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>I sospetti che sin dall’inizio ipotizzavano che fossero i resti di Antonio Strangio&comma; il 42enne allevatore di San Luca scomparso senza lasciare traccia&comma; hanno avuto un riscontro&comma; infatti le analisi del DNA condotte dai Ris di Messina hanno confermato che i resti carbonizzati sono proprio quelli dell’uomo&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Antonio Strangio non aveva precedenti penali&comma; era sposato e padre di quattro figli&comma; ma era anche il figlio del più noto Giuseppe Strangio&comma; già condannato a 14 anni per un omicidio commesso il 2 febbraio del 1970&comma; e ad altre pene definitive&comma; legate ad alcuni sequestri di persona &OpenCurlyDoubleQuote;eccellenti” come quelli di Giovanni Piazzalunga&comma; Carlo De Feo e Cesare Casella&comma; rapito a Pavia nel 1988 e rilasciato due anni dopo dietro pagamento di un riscatto&period;<&sol;p>&NewLine;&NewLine;&NewLine;&NewLine;<p>Il suo era un cognome pesante&comma; per questo gli investigatori stanno andando con i piedi di piombo nella speranza di fare luce su questo nuovo capitolo fitto di misteri che sta scuotendo tutta la Locride<&sol;p>&NewLine;

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