A fine gara, dura filippica dell’allenatore rossoblu che non ha gradito il malcontento dei tifosi in tribuna. Da parte nostra, una piccola metafora per invitare alla riflessione
di Maurizio Bonanno
Quinta sconfitta casalinga della stagione per la Vibonese, a conferma che in casa rossoblu il fattore campo ha un valore paradossalmente inverso.
Può accadere. Accade a qualunque squadra. Forse, quest’anno, alla Vibonese accade al punto che si può parlare di assenza del cosiddetto “fattore campo”.
Anche questo ci può stare, ma quello che fa notizia è la reazione dell’allenatore Facciolo, che a fine partita sferra un attacco duro ai tifosi, colpevoli di non aver accettato la sconfitta, di aver mugugnato e pure fischiato.
Ed allora, questa volta, sia concessa una considerazione, prima di dedicarci alla cronaca della gara.
Lo facciamo azzardando un paragone che ai puristi può sembrare blasfemo, ma che crediamo sia istruttivo.
Che “La traviata” sia uno dei capolavori indiscussi del Maestro Giuseppe Verdi, ancora oggi messa in scena nei teatri più famosi di tutto il mondo, credo che lo sappiano anche i bambini. Basata sul romanzo “La signora delle camelie” di Alexandre Dumas, “La Traviata” debuttò per la prima volta il 6 marzo 1853 presso la Fenice di Venezia.
Fu un fiasco totale, anzi memorabile: venne accolta malissimo dal pubblico in sala. Una cronaca del tempo racconta: Qualche minuto dopo fermiamo Verdi appena fuori dal teatro. La prima cosa che dice è: «È stata un fiasco! Ma la colpa è mia o dei cantanti?».
Qualche giorno dopo, Verdi, in una delle sue lettere, scrisse: “La Traviata ha fatto un fiascone e peggio, hanno riso. Eppure, che vuoi? Non ne sono turbato. Ho torto io o hanno torto loro. Per me credo che l’ultima parola sulla Traviata non sia quella di ieri sera”.
Giuseppe Verdi, che era già il Maestro riconosciuto ed apprezzato a furor di popolo, raccolse quei fischi, quei mugugni: analizzò l’accaduto, pur convinto di aver fatto bene il suo lavoro, fece autocritica piuttosto che attaccare il pubblico che lo aveva fischiato. Di più: dopo circa un anno, Verdi rielaborò alcune parti della Traviata (piccole modifiche di stile), e quando, il 6 marzo 1854, la Traviata viene messa in scena di nuovo a Venezia al Teatro San Benedetto, il pubblico la accoglie con fragorosi applausi. Da allora La traviata fu rappresentata ovunque, in Italia e nel mondo, riscuotendo grande successo. Tutt’ora La traviata è una delle opere più rappresentate al mondo.
Sia chiaro: Facciolo non è Verdi: e la Vibonese non è La Traviata, ma… L’esempio potrebbe risultare utile, considerato che chi viene allo stadio lo fa pagando un biglietto.
Ciò detto, umilmente detto senza alcuna volontà di fare polemica, passiamo alla cronaca di questa Vibonese – Igea Virtus.
Nel momento del rilancio grazie ad una serie di vittorie convincenti, la Vibonese si ferma bruscamente giocando una partita scialba malgrado il prolungato possesso palla che non scaturisce quasi mai in proiezione offensiva.
Eppure la partita sembrava iniziata bene: già all’ottavo Castillo va in gol, ma per il collaboratore dell’arbitro è fuorigioco. Il gol arriva cinque minuti dopo. Napolitano entra in area e viene steso platealmente: rigore. Favo esegue da manuale: palla da una parte e portiere dall’altra.
L’Igea ci mette 22 minuti prima di affacciarsi dalle parti di Bolzon. I siciliani premono e spostano l’equilibrio della gara al punto che al 29′ sul loro primo calcio d’angolo Maltese di testa sorprende tutti e supera l’incolpevole Bolzon.
La Vibonese sbanda, come fosse sotto shock per il pareggio subito, ed incassa il raddoppio siciliano, ancora da corner, ancora Maltese che da due passi insacca indisturbato.
Nella ripresa la squadra di Facciolo prende possesso del campo e della palla, ma senza rendersi concretamente pericolosa, come d’altronde non lo sarà più nemmeno l’Igea che controlla il risultato ed accenna solo qualche sortita in contropiede.
C’è da recriminare quando al 18′ Simonelli in area al momento del tiro viene steso da dietro: sembra netto il calcio di rigore solare, per tutti ma non per l’arbitro che addirittura ammonisce Giunta per proteste.
La Vibonese prova ancora fare il gioco. Facciolo prova a dare la scossa con i cambi, ma nulla accade mentre il pubblico mugugna e dalla tribuna parte anche qualche fischio. Cosa che infastidisce l’allenatore, che a fine partita non le manda a dire