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In Calabria 31 indagati tra manager, politici, imprenditori, agenti delle forze dell’ordine, pubblici ufficiali

regione calabria

Tra i nomi spiccano quelli di Domenico Pallaria, Ercole D’Alessandro, Mario Oliverio, Luigi Incarnato, Alfonso Dattolo e Francescantonio Stillitani.

Una nuova bufera che coinvolge in maniera bipartisan tra manager, politici, imprenditori, agenti delle forze dell’ordine, pubblici ufficiali, sta facendo tremare la Regione Calabria

La procura della Repubblica di Catanzaro ha avviato una nuova inchiesta nei confronti di 31 persone accusate a vario titolo di 47 capi di imputazione tra cui corruzione, falso, peculato, truffa, concussione, accesso abusivo a un sistema informatico, consumati tra il 20218 e il 2020.

Tra questi ci sono nomi importanti che appartengono a schieramenti diversi a testimoniare un modus operandi che andava oltre agli orientamenti politici degli indagati, figura centrale sembrerebbe essere quella di Domenico Pallaria di Curinga, attualmente direttore generale del dipartimento regionale Politiche della Montagna e Forestazione, ma che in passato ha svolto incarichi analoghi in altri dipartimenti e sotto diversi governatori.

Insieme a lui, hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini anche l’ex governatore Mario Oliverio e gli ex assessori regionali Luigi Incarnato, Alfonso Dattolo e Francescantonio Stillitani.

I nomi di tutti i coinvolti:

Giovanna Belvedere 57 anni di Vibo Valentia

Marisa Citriniti 61 anni di Catanzaro

Ercole D’Alessandro 59 anni di Fuscaldo

Luciano D’Alessandro 48 anni di Palermo

Alfonso Dattolo 60 anni di Rocca di Neto

Giovanni Forciniti 60 anni di Rossano

Franco Albano Formoso 55 anni di Cervicati

Giada Fulini 43 anni di Sansepolcro

Odeta Hasaj 57 anni Albania

Luigi Incarnato 59 anni di Cosenza

Claudio Larussa 57 anni di Catanzaro

Gregorio Lillo Odoardi 61 anni di Lamezia

Salvatore Madia 65 anni di Catanzaro

Daniele Magnante 36 anni di Frosinone

Matteo Magni 42 anni di Vimercate

Giovanni Marra 46 anni di Cosenza

Angelina Molinaro 64 anni di Curinga

Antonio Nisticò 49 anni di Catanzaro

Gerardo Mario Oliverio 71 anni di San Giovanni in Fiore

Marco Paladino 34 anni di Polla

Domenico Maria Pallaria 66 anni di Curinga

Cristian Pancotti 66 anni di Piacenza

Salvatore Rotundo 53 anni di Tivoli

Nazzareno Giuseppe Rudi 54 anni di Santa Caterina

Alessandro Rugolo 46 anni di Reggio Calabria

Luigi Russo 38 anni di Rossano

Gianfranco Scarfone 71 anni di Catanzaro

Francescantonio Stillitani 71 anni di Roma

Antonio Luigi Talarico 59 anni di Sersale

Antonio Veccari 53 anni di San Vito dei Normanni

Sergio Vittadello 87 anni di Padova

Per tutti ora ci sono 20 giorni durante i quali potranno chiedere di essere sentiti dagli inquirenti o depositare memoria difensiva per chiarire gli addebiti che gli vengono mossi. Al termine verrà deciso se rinviarli a giudizio oppure chiedere l’archiviazione delle accuse.

Tra i vari episodi che vengono presi in considerazione ci sarebbe quello che vede protagonista proprio Pallaria in qualità di dirigente generale reggente del dipartimento di Presidenza e dirigente generale reggente del settore Protezione Civile, e Giovanna Belvedere. Per la procura lui, in cambio della promessa di favori sessuali, le avrebbe fatto ottenere, con l’avallo di Giovanni Forciniti, in qualità di dirigente generale di Azienda Calabria Lavoro, l’incarico di collaborazione per supporto al dipartimento di Presidenza.

Sempre Pallaria, questa volta insieme ad Antonio Nisticò, responsabile amministrativo del settore Protezione Civile e con l’avvallo di Mario Oliverio, avrebbe illecitamente prorogato di un anno il contratto a Giovanni Marra, Salvatore Rotundo, Alessandro Rugolo e Luigi Russo assunti nel 2017 con un contratto co.co.co nel dipartimento di Protezione Civile.

E ancora sempre lo stesso dirigente avrebbe utilizzato auto di servizio e autisti per motivi strettamente personali e non legati al suo lavoro in Regione, e per lo stesso motivo avrebbe percepito rimborsi per viaggi a Roma.

Ma non finisce qui, Pallaria, questa volta in qualità di dirigente generale reggente del dipartimento Infrastrutture, Lavori pubblici e Mobilità, si sarebbe prodigato per far avere al Resort Garden Sud, di cui Francescantonio Stillitani era rappresentante legale, il parere favorevole, che in prima istanza gli era stato negato, per ottenere un contributo a fondo perduto pari a 22.151.100 euro per spese complessive e 9.967.995 euro per agevolazioni, elargito dal ministero dello Sviluppo Economico, gestiti dalla società Invitalia spa.

In cambio avrebbe soggiornato gratis per oltre due mesi presso il Resort, avrebbe ottenuto prezzi di favore per amici e parenti, alcuni soggiorni gratuiti per altri e l’assunzione di due persone.

Altri episodi di corruzione vedrebbero il dirigente regionale tramare con l’ex assessore Luigi Incarnato, all’epoca commissario liquidatore della Sorical. I due avrebbero favorito l’imprenditore Sergio Vittadello in cambio di denaro e altre utilità, nell’affidamento della gestione della diga del Menta «elaborando un meccanismo che consentisse di non indire una gara pubblica».

Altro nome che figura spesso nelle carte della procura è quello dell’ex finanziere Ercole D’Alessandro, già coinvolto nell’inchiesta “Basso Profilo”.

Insieme ad Alfonso Dattolo, sindaco di Rocca di Neto ed ex consigliere regionale, sarebbe implicato in un episodio di corruzione nei confronti di due fratelli imprenditori che avevano ottenuto dei lavori in subappalto in relazione all’appalto per la realizzazione della metropolitana di Catanzaro. L’ex finanziare minacciando di rendere nota una loro foto potenzialmente compromettente, avrebbe costretto i due a versare 20 mila euro a Dattolo, sotto forma di consulenza professionale.

D’Alessandro, poi, è anche accusato di aver sfruttato la sua posizione di pubblico ufficiale per aver consultato o fatto consultare ad altri le banche dati in uso esclusivo alle forze dell’ordine per ottenere informazioni che andavano al di là delle sue competenze, sfruttando le notizie ottenute a fini privati.

In una occasione, D’Alessandro avrebbe consultato la banca dati Aci per verificare l’intestatario di una targa che, poi, è risultato essere il deputato di Forza Italia Francesco Cannizzaro.

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