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Sanità, la classifica delle regioni secondo il Ministero, che condanna la Calabria all’ultimo posto

Mentre la Lombardia protesta e contesta le valutazioni ministeriali, la Calabria risulta insufficiente in ben due delle tre macroaree di valutazione

Mentre il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana si scaglia contro il governo, benché sia leghista e quindi esponente della maggioranza, la classifica sulla qualità di cura nelle varie regioni, stilata a partire dal monitoraggio del ministero della Salute sui Lea (Livelli essenziali di assistenza), piazza la Calabria, nel silenzio del Governatore/Commissario Occhiuto, vice segretario nazionale di Forza Italia quindi anche lui esponente di un partito di maggioranza, all’ultimo posto.

Ma di cosa si tratta?

Il report ministeriale si basa sul Sistema di garanzia, introdotto nel 2000 e aggiornato nel 2020, che valuta – su una scala da 1 a 100 – 88 indicatori relativi a tre macro-aree (prevenzione, assistenza distrettuale, assistenza ospedaliera) con cui viene misurata l’erogazione dei Lea. In sostanza è una rappresentazione matematica del livello di assistenza sanitaria fornita in ciascuna regione e provincia autonoma. 

In base ai punteggi raccolti dal ministero è possibile stilare una classifica per ciascuna delle tre macro aree e una classifica complessiva data dalla somma dei punteggi per ogni macro area. 

Al primo posto della graduatoria si piazza la Regione Veneto con un punteggio di 98/100 per la prevenzione, 96/100 per l’assistenza distrettuale e 94/100 per l’assistenza ospedaliera, in totale 288 punti, al secondo la Toscana (95, 95 e 96 punti), al terzo l’Emilia Romagna (97, 89, 92) a pari merito con Trento (98, 83, 97); quindi troviamo Piemonte (93,90,87) al quinto e Lombardia (95,76,86) al sesto con l’Umbria ex aequo.

È evidente la spaccatura geografica. I risultati migliori si registrano infatti al Centro-Nord (nonostante la Lombardia esca dalla ‘top five’). Dall’altra parte, tra le ultime cinque Regioni ben quattro sono del Centro-Sud: Basilicata, Abruzzo, Sicilia, Valle d’Aosta e, fanalino di coda, la Calabria.

classifica sanita

Ma a cosa serve effettivamente il monitoraggio?

Non a stilare una graduatoria dei più ‘bravi’ ma a individuare le Regioni in grado di garantire ai cittadini i Lea, ovvero i livelli essenziali di assistenza. Ebbene, emerge che nel 2023 solo 13 regioni sono state in grado di raggiungere la sufficienza (60 punti su 100 in tutte le aree dell’assistenza sanitaria), mentre 8 sono insufficienti in almeno una delle tre macroaree di valutazione (quattro sono state bocciate in due aree – Valle d’Aosta, Abruzzo Calabria, Sicilia, e altrettante in una sola area – Bolzano, Liguria e Molise), quindi bocciate tout court.

“La garanzia di erogazione dei LEA si intende raggiunta – precisa infatti il Ministero – da parte di una regione o Provincia Autonoma, qualora a questa corrisponda, entro ciascun macro-livello, un punteggio ricompreso nel suddetto intervallo di garanzia dell’assistenza, in modo da non consentire la compensazione tra differenti macro-livelli”.

Rispetto all’anno precedente il servizio sanitario nazionale migliora sul fronte dell’assistenza ospedaliera, ma arranca sulla prevenzione e le cure territoriali. La Calabria, come si evince, vive una storia a sè: terribilmente ultima!

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