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È tornata l’America, genti di tutto il mondo tremate!

È tornata l’America, genti di tutto il mondo tremate!

da admin_slgnwf75
9 Marzo 2025
in opinioni
Tempo di lettura: 5 minuti
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Al Congresso, per cento minuti esatti (il discorso più lungo che abbia mai fatto un Presidente in quell’aula), è stato comunicato al mondo la riscrittura della Costituzione americana e quella della Civiltà

di Franco Cimino

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Ci siamo illusi, i pochi che ancora credono in un mondo bello. E pulito e chiaro. Sincero.

Un mondo in cui la ragione ancora sia la forza che lo muove, secondo il suo movimento naturale. E che i sentimenti lo riempiano d’Amore. Di quello, almeno, necessario e fruttifero. L’Amore che abbatte la cattiveria e l’egoismo delle persone e debella il male in cui esse vivono. Crescono. Si moltiplicano.

Ci siamo, per pochi secondi è vero, illusi che quell’America delle nuove frontiere, l’America buona, dello sceriffo buono, delle idee buone, dei sogni buoni, fosse tornata. A indicare all’Umanità le vie della conciliazione. Quelle, per iniziare, che tutte, o in parte, conducono alla Pace. La Pace vera.

Quella di Francesco, per dirla in soldi spiccioli. Dei popoli, liberi, che si liberano. Ovvero, aiutati da altri popoli liberi, quando non ce la fanno da soli. La Pace degli e per gli uomini liberi. E per quelli che, costretti in “ catene” dentro le caverne, le catene spezzano e si liberano da soli. E quando non hanno le forze per farcela, sono aiutati da altri uomini liberi, che si sono liberati. E insieme escono dalle caverne. A riveder la luce.

La Pace della conciliazione tra tutti gli uomini. Tra questi e i loro Stati. E tra tutti gli Stati tra loro. Ciascuno libero e autonomo. Democratico e sereno. Indipendente. Ovvero, dipendente solo da una comunità più larga, da un luogo istituzionale sempre più esteso. Quelli dell’Unione forte e convinta, libera e democratica, di molti popoli e molte nazioni. Che operano insieme, e unitariamente, per rafforzare la Pace e la Pace al loro intero vivono pienamente.

La conciliazione tra ideali e pratiche di governo. Tra interessi e fini. Tra interessi particolari e interesse generale. Tra i molteplici beni e il Bene Comune. Conciliazione tra ricchezza e bisogni. Diritto a crearla secondo le proprie capacità e diritti di tutti e di ciascuno a goderne. Conciliazione tra Libertà individuale e Giustizia. E ambedue, queste, con il Progresso. Conciliazione, infine, tra l’Uomo e la Natura.

Questo mondo non c’era. E non c’è. Questo mondo, che c’era perché l’abbiamo sognato e intravisto all’orizzonte, non è tornato. I nostalgici di quella giovinezza, propria e del mondo, hanno per anni sperato che tornasse con quell’America del passato. L’America passata. E con quel giovane tempo, che, del suo, non ha avuto quello di invecchiare.

È tornata, invece, l’America. Quella dura, declinata nell’Aula solenne del suo Congresso, ieri. Stanotte nell’orario europeo.

In numeri e codici, è stata raccontata. E in quel fiume straripante di parole dure, rispolverate da un vecchio dizionario, che pensavamo bruciato “al rogo” delle vittoriose lotte di liberazione dei popoli dalle guerre e dalla dittatura.

È tornata l’America prepotente e dominatrice. Egoista e primatista. Un’America che rinuncia alla leadership mondiale per assumere il comando di un manipolo di autocrati e tecnocrati, i nuovi “capitalisti” che detengono in poche mani, non solo l’ottanta per cento della ricchezza planetaria, ma tutti gli strumenti della “ nuova macchina della produzione”. La produzione della cultura e dei modelli culturali. E dei mezzi della comunicazione più veloce della luce per imporli a popoli e persone. La produzione delle nuove tecnologie e della tecnica, che si è già presa il domino dell’uomo stesso che l’ha inventata. I “capitalisti”, che detengono il potere illimitato dell’intelligenza artificiale.

trump 2

Ieri al Congresso, per cento minuti esatti (il discorso più lungo che abbia mai fatto un Presidente in quell’aula), è stato comunicato al mondo la riscrittura della Costituzione americana e quella della Civiltà. Un nuovo dettato di a-principi e a-valori, nella logica che non vi siano più alleati con cui lavorare, né popoli da esaltare, né paesi da difendere e rafforzare, ma clienti su un mercato globale in cui tutto è merce. E ogni cosa ha un prezzo. Anche la vita della natura e delle persone è merce. Anche la morte lo è, nel prezzo che le si vorrà dare, via via diversamente, su questo mercato. In cui conta solo il guadagno. E mai le vite. L’utile materiale e mai i principi morali. L’omologazione e l’appiattimento alla cultura dominante e non il pensiero critico e l’autonomia delle culture. E di quelle regionali, in particolare.

Mercato in cui cancellare le diversità sprezzantemente a favore di due generi soltanto. Nei quali, tra l’altro, non è neppure consentita la libertà delle scelte sessuali e sentimentali. Il mercato in cui comanda uno solo, che decide chi può rappresentare il proprio paese e come vestirsi al cospetto di quel capo. Che decide chi far sedere al tavolo della spartizione di terre e confini. E persino delle bandiere delle nazioni combattenti. Che decide cosa sia la Pace e i modi per imporla. Che usa il proprio potere per ricattare i deboli e assoggettarli a quel volere. E a quel disegno di mercanteggiamento del dolore, anche irridendo e beffeggiando, quel capo di quel paese aggredito, chiamato alla Casa Bianca per essere umiliato davanti al mondo intero. E, poi, minacciato di sanzioni pesanti per quel popolo, costringerlo a umiliarsi lui stesso con “quella lettera” inesistente ma pubblicizzata in diretta mondiale.

“Questa America è tornata. È tornato il sogno americano”. Dice il nuovo aspirante all’impero del pianeta. Un pianeta che non gli basta più, perché, con l’uomo più ricco del mondo, vuole piantare la bandiera a stelle e strisce su Marte.

È tornata un’altra America, quella che non ci aspettavamo. Che non volevamo. E a portarla sarebbe “il migliore Presidente della storia americana”. E a dirlo di sé è lo stesso attuale presidente, che si assegna il vertice per soli quarantacinque giorni di attività. Incredibile. Anche la modestia. Specialmente, quando aggiunge la domanda durante il suo discorso alla Nazione. Questa: “Sapete chi è il secondo? È George Washington”. Ed è stato pure generoso.

E poi, le promesse più solenni e “democratiche”. E pure gentili: “Prenderemo la Groenlandia e il Canada diventerà il cinquantunesimo Stato“. Sono parole sue.

E a seguire la promessa di realizzare in brevissimo tempo la più storica espulsione di immigrati dagli Usa. E poi l’elogio aperto a Musk, presente nel settore ospiti. E a quel Putin, che il Tribunale del Diritto Internazionale considera un grande criminale. Di guerra e dei diritti umani. Questa Nuova America è tornata.

“Tornata l’età dell’oro per l’America”. Sono parole sue. Che spaventerebbero pure quei gatti e quei cani contro i quali Trump si è scagliato in campagna elettorale.

Invece, tutti tranquilli. E i soliti mediocri politici e rappresentanti del più alto spirito di nazione, la propria, i sovranisti pure all’amatriciana o alla birra, già pronti con il cappello in mano in attesa di essere, a turno, convocati da lui. Il presidente dell’America che è tornata.

Tags: americacongressopacetrumpUSA

admin_slgnwf75

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