Arrestate 9 persone accusate di detenzione e traffico d’armi, munizioni ed esplosivi, è stata fatta luce su diversi episodi di violenza e spari in luogo pubblico
Blitz dei Carabinieri questa mattina nel quartiere Arghillà a Reggio Calabria, dove oltre 100 militari dell’Arma hanno tratto in arresto nove persone, tutte con precedenti per reati contro il patrimonio e la persona.
Un’indagine durata cinque mesi che ha permesso di ricostruire una rete che gestiva il traffico e la detenzione di armi clandestine, evidenziando il ruolo di primo piano del gruppo criminale nell’approvvigionamento e nella distribuzione di armamenti illegali.
I Carabinieri hanno accertato come il gruppo avesse stabilito un sistema ben organizzato per trasportare e custodire le armi, sfruttando abitazioni private, magazzini e persino edifici abbandonati, in particolare usando nascondigli in garage, sottotetti e aree comuni, riuscendo così ad effettuare una rapida movimentazione degli armamenti da un luogo all’altro per non farli intercettare da eventuali controlli delle forze dell’ordine e comunque avendolo a portata di mano se fosse stato necessario.
L’inchiesta poi ha anche fatto luce su diversi episodi di violenza che erano stati registrati in zona e che comunque consentivano di ottenere il controllo del territorio di per sè già abbastanza difficile.
L’uso delle armi era la normalità, venivano usate per dirimere qualsiasi tipo di controversia, soprattutto per mantenere una sorta di pax tra gruppi rivali, per atti intimidatori o più semplicemente per far capire alla popolazione chi aveva il comando.
In più occasioni si sono registrati colpi di arma da fuoco sparati nei luoghi pubblici fatto che ha contribuito a mantenere un clima di forte tensione nel quartiere, e nello stesso tempo mettendo in pericolo la popolazione.
Ad Arghillà, da sempre sotto osservazione, già nei mesi scorsi le forze dell’ordine avevano scoperto e sequestrato decine di fucili e pistole, di diverso calibro e modello, tra cui armi di fabbricazione artigianale e modificate per aumentarne la potenza.
Avevano anche recuperato migliaia di munizioni, comprese cartucce per armi automatiche e da guerra, ma la cosa che aveva creato più sconcerto è stato il ritrovamento di panetti di tritolo con detonatori e componenti elettrici, materiale altamente pericoloso e pronto per essere usato per realizzare ordigni esplosivi telecomandati.
L’arsenale era ben conservato e costantemente rifornito, segno di una gestione meticolosa da parte dell’organizzazione criminale.