Ha tra i suoi scopi principali il portare avanti valori positivi all’interno della comunità
Dal buio, alla luce, da un dramma la nascita di una realtà, l’associazione Rachele Nardo Libera Leggera Forte Felice, con l’obiettivo di promuovere iniziative legate alla memoria, alla scrittura e al dialogo interculturale, portando avanti il prezioso lascito della sua ispiratrice.
L’evento inaugurale di questa associazione, che comunque ha già in cantiere alcune iniziative da portare avanti nei prossimi mesi, presso il Liceo Vito Capialbi di Vibo Valentia, la scuola dove si è diplomata Rachele un paio di anni fa.

“Questa associazione – afferma il papà di Rachele, Domenico Nardo – nasce per ricordare mia figlia, che aveva vent’anni che è morta improvvisamente, ma nasce perché noi vogliamo superare questo dolore. Quando succedono queste cose ti puoi chiudere e cadere nella disperazione o ti puoi aprire degli altri, noi ci vogliamo aprire così com’era aperta Rachele e poi c’è un particolare, noi abbiamo avuto molti messaggi, uno tra i quali diceva Rachele è diventata la figlia di tutti noi, scorrendo poi tutte le poesie scritte da Rachele ce n’è una dove alla fine dice di essere Leggera
Libera, Forte e Felice e allora questo è diventa il motto della nostra associazione, che è un motto che io amo interpretare non solo per Rachele, ma per noi e per i giovani, perché se non ce l’abbiamo noi le cose, non le possiamo passare ai giovani e quindi dobbiamo fare questo percorso”.
La scuola scelta per la prima uscita pubblica dell’associazione non è stata scelta a caso?
“Rachele aveva la passione per la danza e quindi ha frequentato il corso coreutico del Liceo Capialbi dove è stata bene. Le piaceva ballare, ha iniziato in un modo banale, noi le avevamo comprato un cd “Le 12 principesse danzanti” quando lei aveva cinque anni. Un giorno l’abbiamo trovata a piedi nudi con i piedini con le dita girate che faceva le punte senza le scarpette, da quel momento ha iniziato a ballare e ha sempre considerato il ballo una delle sue espressioni artistiche più vere; poi si è appassionata al canto, tanto che comunque frequentava un corso di canto e poi la poesia, abbiamo trovato delle poesie molto belle, alcune molto tristi come tutti i ragazzi, altre invece dove lei immaginava di stare meglio”.
Che messaggio volete lanciare?
“Il messaggio lo dà Rachele stessa, ma a me piace dirlo assieme a quello di Carlo Acutis, un giovane molto quindici anni che il 27 aprile sarà proclamato Santo da papa Francesco, in Vaticano, il quale diceva che i giovani non devono essere fotocopie, cioè ognuno deve essere se stesso, quindi fare questo cammino così come ha lottato Rachele, con determinazione per diventare se stessi in modo che si possano amare e stimare, perché quello è il percorso che ogni giovane deve fare e noi li dobbiamo aiutare”