Storie vibonesi: si comincia con l’interrogazione di un consigliere di opposizione, si passa alla “non risposta” in Consiglio comunale, si va alla sollecitazione del Sindaco, per arrivare al quesito al Ministero
A Vibo Valentia non si sgonfia il caso della presunta incompatibilità di un assessore in carico pur avendo in pendenza un debito che risulta essere stato rateizzato.
Il caso sollevato attraverso un’interrogazione del consigliere d’opposizione Maria Rosaria Nesci, ha avviato una bufera di natura amministrativa, procedurale e, soprattutto politica.
In attesa di risposte complete, la polemica politica divampa crescendo giorno dopo giorno, al punto che il Sindaco Enzo Romeo ha investito della questione il Segretario generale. La tensione è talmente alta, l’interesse della pubblica opinione e della politica è di livello tale che lo stesso Segretario generale, pur essendo parte della struttura tecnico-burocratica dell’Ente Comune e, dunque, non politico, ha ritenuto che la risposta data al Sindaco fosse opportuno renderla di pubblico dominio, per cui ha diffuso il tutto attraverso un comunicato stampa diramato dal Palazzo municipale.
Questo il testo integrale:
“Con riferimento all’interrogazione presentata nel corso del “question time” e alle successive dichiarazioni di stampa su un’eventuale incompatibilità afferente una
figura istituzionale, il Segretario Generale del Comune di Vibo Valentia, Dott. Domenico Libero Scuglia, sollecitato dal Sindaco al fine di un’accurata verifica degli atti in suo possesso, all’esito si è espresso come segue:
“Ferma restando la piena competenza del Consiglio Comunale che rimane organo sovrano in materia di ineleggibilità e incompatibilità degli eletti; considerato dunque tale iniziale vaglio e considerata l’articolata e veritiera autodichiarazione degli eletti al momento della proclamazione; rilevata la posizione che in una materia giuridicamente e proceduralmente controversa hanno assunto gli uffici amministrativi comunali; tutto ciò premesso, pur nella certezza di un operato limpido e fondato, ritengo doveroso quanto utile, allo scopo di levare ogni incertezza e ogni ulteriore illazione su eventuali e non provate manchevolezze, anche mediante un approfondimento tramite l’inoltro di uno specifico quesito relativo al caso di specie, al competente Ufficio del Ministero degli Interni. All’esito di questo, riterrò di essere in possesso di un ulteriore elemento che rileverà a supporto dell’operato fin qui seguito che al momento confermo. Ad aiuvandum, smentisco categoricamente che si possa sollevare, per assoluta mancanza di presupposti giuridici, una questione di validità ex ante di ogni atto emesso”.
Dunque, proviamo a mettere ordine.
Innanzitutto, la “piena competenza” è del Consiglio comunale, che – organo sovrano – ha stabilito la compatibilità della persona coinvolta addirittura due volte: la prima convalidando la sua elezione a consigliere comunale, la seconda avvalorando la sua nomina ad assessore comunale.
Secondo aspetto: il Segretario generale, nella sua veste di massimo organismo burocratico, ha ribadito la certezza di aver compiuto “operato limpido e fondato”.
Terzo aspetto: comunque sia – Pilato docet – si chiede un parere più alto ed autorevole inoltrando il tutto con “specifico quesito relativo al caso” al competente ufficio del Ministero dell’Interno.
Infine, a scanso di equivoci, il Segretario generale ha comunque smentito “categoricamente” la possibilità che possa essere sollevata una questione di validità degli atti emessi, “per assoluta mancanza di presupposti giuridici”.
La puntata odierna si chiude qui. E domani?