Ha lasciato un’eredità culturale immortale. Massone, per questo fu arrestato ed imprigionato, ma riuscì ad evadere in modo spettacolare aggiungendo già in vita forza e valore al suo mito
Il 2025 è il 300° anno dalla nascita di Giacomo Casanova, l’uomo che ha trasformato l’amore in un’arte e la vita in un’avventura.
Nato a Venezia il 2 aprile del 1725, Casanova non fu solo il più grande seduttore del suo tempo — con oltre 120 amanti sparse per l’Europa, si disse — ma anche un avventuriero che sfuggì a prigioni, ingannò re e incantò filosofi.
Tra ostriche afrodisiache, evasioni spettacolari e incontri con Mozart, la vita di Casanova è un romanzo che non smette di stupire. Ha plasmato l’immaginario collettivo, diventando un simbolo del fascino italiano per tutti gli altri europei. Trecento anni dopo, il suo nome è ancora sinonimo di passione e audacia.
Certo, Casanova è famoso per le sue conquiste amorose, ma non era un semplice “playboy”: era un maestro di psicologia e charme. Non si limitava a sedurre con il suo aspetto (che, a quanto pare, non era particolarmente straordinario), ma con la sua intelligenza, il suo spirito e la capacità di far sentire ogni donna unica. Una delle sue frasi celebri è: “L’amore è tre quarti curiosità”, e lui sapeva come stuzzicare quella curiosità.
Visse una vita degna di un romanzo.
Fu espulso da Venezia a 27 anni per comportamento immorale e iniziò a viaggiare per l’Europa, frequentando corti reali, salotti intellettuali e bische clandestine. Durante i suoi viaggi, si reinventò continuamente: fu prete (per poco tempo), soldato, diplomatico, spia, alchimista e bibliotecario verso la fine della sua vita. Si dice che abbia conosciuto figure come Voltaire, Mozart e Benjamin Franklin, e che abbia influenzato il libretto del “Don Giovanni” di Mozart con le sue storie di seduzione.

Era massone. Lui stesso spiega di essere stato iniziato apprendista nel 1750 a Lione (il Childs ipotizza presso la Loggia “Amitié amis choisis” di Rito Scozzese e di essere stato elevato al grado di Compagno e poi a quello di Maestro in una Loggia parigina). Casanova, a causa della sua affiliazione massonica fu anche oggetto di un processo intentatogli dalla Inquisizione a Venezia: fu arrestato l’11 novembre 1754 con il sospetto di essere libertino, baro, empio, cultore delle arti magiche e alchemiche, organizzatore massonico. In realtà, così come accadrà qualche anno dopo nel caso di Cagliostro, l’appartenenza massonica – e la diffusione del libero pensiero che essa comportava – fu la vera causa del processo. Arrestato ed imprigionato, riuscì a evadere in modo spettacolare dai Piombi, la gelida prigione di Venezia, nel 1756 — a oggi una delle evasioni più celebri della storia. Scalò i tetti della prigione e si calò con una corda, un’impresa che lo trasformò in una leggenda vivente, un vero e proprio Lupin III del suo tempo.
Di grande, cultura e intelligenza, si presentava come alchimista e mago. Parlava diverse lingue, era appassionato di matematica e filosofia e scrisse trattati su vari argomenti, tra cui un’utopia fantascientifica chiamata Icosameron, che anticipa temi di fantascienza.
Casanova desiderava ardentemente essere ricordato come uomo di lettere, ma nonostante i suoi auspici è oggi ricordato nella storia delle letteratura quasi soltanto per la sua autobiografia, che fu peraltro redatta in francese (come la maggior parte delle sue opere) e la cui prima traduzione completa e commentata in italiano si deve a Piero Chiara il quale, essendo peraltro massone come Casanova, ne ha per primo pienamente compreso i diversi riferimenti al mondo libero muratore.
Casanova ha avuto un’influenza enorme sull’immaginario collettivo, ma il suo mito ha assunto sfumature diverse tra gli stranieri e gli italiani. Per gli stranieri, è diventato il prototipo del cosiddetto “amante latino”, un’immagine stereotipata dell’italiano passionale, galante e un po’ furbo, che seduce con un sorriso e un bicchiere di vino. Visione romantica, che ne ha fatto un’icona di virilità e libertinaggio, simbolo di un’Italia sensuale e decadente, specialmente in paesi come la Francia e l’Inghilterra, dove le sue memorie furono pubblicate e accolte con entusiasmo (e un po’ di scandalo) nel XIX secolo. Hollywood e la cultura pop, in epoca moderna, hanno amplificato questo stereotipo, con film e romanzi che lo dipingono come un dongiovanni instancabile, spesso trascurando la sua profondità intellettuale.
Perché Giacomo Casanova è stato molto più di un semplice “donnaiolo”: è un simbolo del XVIII secolo, un uomo che ha vissuto senza freni in un’epoca di eccessi e contraddizioni. Ha plasmato l’immaginario collettivo, celebrata con un misto di orgoglio e ironia. Le sue memorie offrono uno sguardo unico su un’epoca lontana. Verso la fine della sua vita, Casanova si ritirò in Boemia, dove lavorò come bibliotecario per il conte di Waldstein nel castello di Dux (oggi Duchcov, in Repubblica Ceca). Morì nel 1798, a 73 anni, solo e malinconico, ma lasciò un’eredità immortale con la sua autobiografia.
Per il suo 300° anniversario, è giusto celebrarlo come un’icona di libertà, passione e intelligenza che continua a sedurre l’immaginazione, icona del libero pensiero.